Tra chi sporca, chi non paga... Zermatt, il personale del rifugio Hörnli del CAS lancia l'allarme contro i turisti maleducati

Dominik Müller

10.9.2024

Edith Lehner, guardiana della capanna Hörnli a Zermatt, ha a che fare quotidianamente con ospiti irrispettosi.
Edith Lehner, guardiana della capanna Hörnli a Zermatt, ha a che fare quotidianamente con ospiti irrispettosi.
Keystone

I guardiani del rifugio ne hanno abbastanza dei turisti: molti di loro, infatti, si comportano davvero male. Ecco il perché sempre più rifugi stanno chiudendo.

Hai fretta? blue News riassume per te

  • La guardiana dei rifugi Edith Lehner si lamenta della crescente mancanza di rispetto da parte degli ospiti.
  • Sempre più spesso alcuni clienti non pagano il conto, mentre altri sporcano il rifugio.
  • Il personale della capanna è preoccupato per la tradizione delle capanne svizzere.

Edith Lehner (58 anni) di Zermatt, in Vallese, è stufa. Davvero stufa.

Da sei anni gestisce il rifugio Hörnli ai piedi del Cervino insieme al marito e a un team di 14 persone. Pur amando il suo lavoro, si lamenta della mancanza di rispetto da parte di alcuni ospiti. «A volte è incredibile», dice al «Blick».

Lehner non è l'unica ad avere sempre più esperienze negative con i propri clienti. Anche Claudia Freitag, guardiana del rifugio Muttseehütte sopra Linthal (Canton Glarona), si è stufata e si è licenziata alla fine della stagione dopo quattro anni, raccontando al quotidiano «Glarner Nachrichten» che gli ospiti non conoscono la differenza tra un pub a valle e un rifugio.

Molte comodità, troppe?

I rifugi in Svizzera cercano di offrire agli ospiti il massimo comfort possibile. Ad esempio, il rifugio Hörnlihütte (3260 metri sul livello del mare) è dotato di WLAN, docce e camere accoglienti. Può ospitare fino a 150 persone.

«Amiamo i nostri ospiti e facciamo di tutto per farli sentire il più possibile a proprio agio e, se necessario, per raggiungere la vetta del Cervino», dice Lehner.

La signora aiuta anche volentieri coloro che hanno esigenze dietetiche particolari, preparando ad esempio pasti vegani o senza glutine. Vengono serviti fino a 400 pasti al giorno, il che significa un carico di lavoro pesante.

Condizioni precarie nei rifugi svizzeri

Nonostante questi sforzi, ci sono sempre ospiti che non apprezzano l'impegno. «Ogni giorno ce ne sono alcuni che se ne vanno senza pagare», dice la guardiana del rifugio, mentre altri lasciano i bagni in uno stato sgradevole.

Il team del rifugio deve ripetutamente pulire gli escrementi vicino ai bagni o rimuovere gli assorbenti igienici attaccati al muro. «Naturalmente la pulizia fa parte del lavoro, ma il disordine intenzionale non deve essere tale», dice Lehner.

Anche nelle camere, dopo un soggiorno, regna il caos. I rifiuti non vengono gettati negli appositi cestini e alcuni ospiti non usano i sacchi a pelo, anche se se è obbligatorio: «Ci mentono in faccia quando glielo chiediamo».

Ma questo obbligo ha delle buone ragioni: da un lato, contribuisce all'igiene e, dall'altro, protegge la biancheria da letto, dato che nelle baite non ci sono impianti di lavaggio.

La tradizione delle capanne svizzere è minacciata

Lehner è anche infastidita da alcuni ospiti e dal loro comportamento dopo i pasti. Dovrebbero sparecchiare da soli, «ma spesso le stoviglie vengono lasciate come se fosse una cosa normale. Questo rende la vita molto difficile al personale. Siamo un rifugio e non un albergo», racconta.

Il lavoro è impegnativo anche senza ospiti irrispettosi.

Lehner teme che questa tendenza negativa aumenti e, a lungo termine, porti sempre più guardiani di rifugio a chiudere, come Claudia Freitag nel Canton Glarona. «Altri getteranno la spugna o non si troveranno successori», afferma Lehner, il che potrebbe mettere a repentaglio la lunga tradizione dei rifugi svizzeri.