Seconda guerra mondialeIl giorno in cui l'aviazione statunitense bombardò Sciaffusa
26.3.2019
Il giorno in cui l'aviazione americana bombardò Sciaffusa
Il 1° aprile 1944, Sciaffusa bruciava: la città era stata appena bombardata dall'aviazione americana.
Immagine: Keystone
In soli 40 secondi, quasi 400 bombe precipitarono su Sciaffusa. Di questa casa, rimase in piedi soltanto il comignolo.
Immagine: Keystone
Le bombe avrebbero dovuto colpire in realtà Ludwigshafen, una città tedesca situata a 230 chilometri di distanza, nella quale erano presenti le industrie chimiche IG Farben. Al posto di queste ultime, ad essere stato colpito fu il Moserdamm.
Immagine: Keystone
La visibilità era pessima, il vento contrario e i radar difettosi: è stato a causa di questa serie di sfortunate circostanze che Sciaffusa è diventata, per caso, un bersaglio della guerra aerea...
Immagine: Keystone
I pompieri e le truppe di protezione aerea tentarono in tutti i modi di controllare le fiamme che stavano divorando l'intera città.
Immagine: Keystone
Ci vollero parecchi giorni per venirne a capo.
Immagine: Keystone
Successivamente, il comandante Arbenz delle truppe di protezione aerea definì «un orribile schifo» il panorama della città dopo il bombardamento.
Immagine: Keystone
Il raid aereo privò di un tetto più di 500 abitanti della città.
Immagine: Keystone
L'attacco aereo costò la vita a 40 persone e provocò il ferimento di 270 cittadini.
Immagine: Keystone
Sciaffusa ricevette un indennizzo da parte degli Stati Uniti pari a parecchie decine di milioni di franchi.
Immagine: Keystone
Il giorno in cui l'aviazione americana bombardò Sciaffusa
Il 1° aprile 1944, Sciaffusa bruciava: la città era stata appena bombardata dall'aviazione americana.
Immagine: Keystone
In soli 40 secondi, quasi 400 bombe precipitarono su Sciaffusa. Di questa casa, rimase in piedi soltanto il comignolo.
Immagine: Keystone
Le bombe avrebbero dovuto colpire in realtà Ludwigshafen, una città tedesca situata a 230 chilometri di distanza, nella quale erano presenti le industrie chimiche IG Farben. Al posto di queste ultime, ad essere stato colpito fu il Moserdamm.
Immagine: Keystone
La visibilità era pessima, il vento contrario e i radar difettosi: è stato a causa di questa serie di sfortunate circostanze che Sciaffusa è diventata, per caso, un bersaglio della guerra aerea...
Immagine: Keystone
I pompieri e le truppe di protezione aerea tentarono in tutti i modi di controllare le fiamme che stavano divorando l'intera città.
Immagine: Keystone
Ci vollero parecchi giorni per venirne a capo.
Immagine: Keystone
Successivamente, il comandante Arbenz delle truppe di protezione aerea definì «un orribile schifo» il panorama della città dopo il bombardamento.
Immagine: Keystone
Il raid aereo privò di un tetto più di 500 abitanti della città.
Immagine: Keystone
L'attacco aereo costò la vita a 40 persone e provocò il ferimento di 270 cittadini.
Immagine: Keystone
Sciaffusa ricevette un indennizzo da parte degli Stati Uniti pari a parecchie decine di milioni di franchi.
Immagine: Keystone
Il 1° aprile 1944 accadde l'impensabile: delle bombe furono sganciate su una città svizzera. Gli aviatori dell'esercito statunitense attaccarono per errore Sciaffusa: le vittime furono 40 e centinaia di persone persero le loro case.
Esattamente 75 anni fa, uno squadrone dell'aviazione a stelle e strisce sganciò delle bombe su Sciaffusa. Il bilancio del raid fu di 40 morti, 270 feriti, circa 500 persone senza casa e un migliaio di posti di lavoro persi.
Il primo paziente ricoverato in ospedale fu un bambino, al quale una bomba esplosiva aveva strappato una gamba. Il piccolo si lamentava appena, ricorderà, stupito, in seguito il medico di guardia. La sua sola preoccupazione era di rischiare di perdere il primo giorno di scuola, che aspettava con impazienza.
Una sola ambulanza era disponibile. Ciò nonostante, fu possibile trasportare la maggior parte delle vittime, dal momento che il bersaglio principale del bombardamento fu la vicina stazione. I feriti che abitavano più lontano furono accompagnati in ospedale uno ad uno, a bordo di una Topolino: una vettura piccola come una Smart.
Non sarebbe stato possibile, prima, immaginare l'«orribile schifo» che un bombardamento di quel tipo poteva provocare, come dichiarò successivamente il comandante Arbenz delle truppe di protezione aerea, parlando a Zurigo. Alcune persone erano state decapitate e soltanto la colonna vertebrale spuntava dal collo. Ciò lo rese del tutto furioso nei riguardi dei piloti, spiegò il militare.
Una curiosità fatale
Eppure quel sabato era cominciato bene. Il cielo era azzurro e una brezza leggera sfiorava la città quando, alle 10:39 del mattino, scattò l'allarme aereo. Essendo Sciaffusa così vicina alla frontiera, quelle sirene suonavano in media due volte alla settimana. In molti avevano smesso di mettersi al riparo e uscivano per «contare gli aerei». Regnava una «sfrontata curiosità», scrisse la «NZZ».
I bombardieri in volo erano infatti «belli da guardare», raccontò Nelly Russenberger, una sarta che osservava lo spettacolo dalla finestra aperta del suo atelier. Ma se il primo squadrone effettuò una manovra d'emergenza e il secondo rimase inattivo, il terzo sorprese totalmente gli abitanti. Alle 10:58, in soli 40 secondi, sganciò su Sciaffusa 400 bombe.
La rotta totalmente perduta
I tre squadroni facevano parte di una divisione che comprendeva in totale mille aerei. Erano decollati dal sud dell'Inghilterra e puntavano alla fabbrica chimica IG Farben di Ludwigshafen. Ma la maggior parte di loro aveva cambiato rotta nel corso della traversata della Manica, a causa della cattiva visibilità e del vento che aveva deviato la posizione degli apparecchi e confuso i radar.
Gli squadroni che arrivarono nella Germania meridionale cercarono invano la città di Ludwigshafen e fecero marcia indietro. Fu proprio nel corso del ritorno verso l'Inghilterra che un bombardiere americano diffuse un messaggio secondo il quale il suo gruppo aveva sganciato gli ordigni su un ultimo possibile obiettivo «alle ore 10:50, con risultati modesti».
Le spoglie di questi «risultati modesti» furono seppellite il 4 aprile 1944 al Waldfriedhof, in presenza di ufficiali militari, esponenti politici e religiosi di tutta la Svizzera. Il Governo inviò i Consiglieri federali Karl Kobelt e Ernst Nobs.
Sorry, Folks!
La prima domenica successiva alla catastrofe, il generale statunitense Carl Spaatz presentò le proprie scuse alla città. Il presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosevelt gli fece eco. Washington offrì a Sciaffusa un indennizzo pari a 40 milioni di franchi. Una prima tranche di 17 milioni arrivò rapidamente.
Per la parte restante, si dovette aspettare fino al 1949, dal momento che l'accordo firmato fu oggetto di discussioni al Congresso statunitense: i parlamentari denunciarono il fatto che la Svizzera aveva approfittato per la seconda volta di una guerra senza versare sangue. Ciò a causa del fatto che si chiesero interessi con tassi al di sopra di quelli di mercato! Secondo i calcoli, alla fine gli Stati Uniti versarono tra i 52 e i 62 milioni di franchi.
Malgrado le scuse, i bombardamenti non erano di certo terminati. Ad esempio, il 22 febbraio 1945, proprio mentre un emissario di Roosevelt era in città per posare dei fiori sulle tombe delle vittime di Sciaffusa, egli stesso vide aerei statunitensi sganciare bombe su Stein am Rhein, Neuhausen am Rheinfall e Rafz.
Fu soltanto dopo un incontro nel marzo del 1945 tra il Consiglio federale e il generale Carl Spaatz che l'aviazione statunitense decise di prendere maggiori precauzioni: i bombardamenti dovevano essere effettuati unicamente se l'obiettivo si trovava sul suolo tedesco e se ciò non presentava rischi.
Caramello della marca US Air Force
Tenendo conto anche di coloro che sono morti nei giorni successivi ai funerali del 4 aprile a causa delle ferite riportate, il totale delle vittime del bombardamento è compreso tra 47 e 60 (le cifre non sono certe). Ma il bilancio avrebbe potuto essere anche peggiore: 18 giorni dopo l'ecatombe, un ordigno inesploso fu ritrovato incastrato su una ferrovia: 275 treni vi passarono sopra senza farlo detonare.
Anche i bambini di Sciaffusa, nella sventura, ebbero un pizzico di fortuna: dopo l'incendio di un deposito di zucchero provocato da una bomba al fosforo, dello zucchero fuso e caramellato colò dalla facciata. Si racconta che per due giorni i piccoli lo andarono a recuperare.
Blocco di Berlino: 70 anni fa, i «Rosinenbomber» sorvolavano la città
Blocco di Berlino: 70 anni fa, i «Rosinenbomber» sorvolavano la città
Questa immagine, della quale non si conosce la data esatta, mostra un aereo da trasporto Douglas C-54 del pilota americano Gail Halvorsen al suo arrivo a Berlino. L'aviatore, che durante i propri voli aveva l'abitudine di paracadutare con dei fazzoletti dei dolcetti, era soprannominato «bombardiere a caramelle».
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Il ponte aereo di Berlino approvvigionò la zona Ovest della città dal 26 giugno 1948 al 30 settembre 1949.
Immagine: Getty
In questa fotografia scattata il 4 ottobre 1948, alcuni bambini berlinesi assistono all'atterraggio di un aereo da trasporto C-54 Skymaster all'aeroporto di Tempelhof.
Immagine: Keystone
È il 1948: alcuni ragazzini di Berlino sono seduti sulla recinzione dell'aeroporto di Berlino-Tempelhof mentre un bombardiere dell'aviazione americana si appresta ad atterrare. L'aereo fa parte del ponte avviato per fornire merci a Berlino Ovest, dopo che l'accesso era stato bloccato dalla truppe sovietiche.
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Il ponte aereo comportò un impiego di mezzi logistici senza precedenti.
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Anche l'aereo da trasporto Globemaster dalla US Air Force partecipò all'operazione.
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Nel corso del tempo, le attività al suolo divennero via via più efficaci.
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Assieme agli alimenti, gli aerei trasportavano anche combustibili e materiali da costruzione.
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Alcuni soldati intenti a scaricare le merci.
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Tutto il personale partecipava.
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Grazie ad un'organizzazione molto rigorosa, la durata di stand-by al suolo per gli aerei fu ridotta da 75 a 30 minuti.
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Nel corso dei viaggi di ritorno, gli apparecchi inglesi portavano indietro bambini malati, che venivano curati nella Germania occidentale.
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All'inizio, gli abitati di Berlino Ovest pensarono che non sarebbero sopravvissuti all'embargo invernale.
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Durante alcuni periodi, le condizioni meteorologiche erano talmente cattive da impedire il ponte aereo, provocando un peggioramento drammatico delle forniture.
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Una parte della flotta di aerei da trasporto della Royal Air Force del Regno Unito.
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Il 10 ottobre 1951, un momumento di omaggio alle vittime di incidenti nel corso del ponte aereo fu inaugurato all'aeroporto di Berlino-Tempelhof.
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Le foto degli eroi: i veterani del ponte aereo mentre vengono celebrati a Berlino. A giusto titolo.
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