La Svizzera si adegua al quinto pacchetto di sanzioni contro la Russia e la Bielorussia voluto dall'Ue dopo l'invasione dell'Ucraina oltre un mese fa. Lo ha deciso oggi il Consiglio federale, che ha anche emesso restrizioni di viaggio e sanzioni finanziarie contro oltre 200 persone, tra cui figurano le due figlie del presidente Vladimir Putin.
Nel caso delle persone sanzionate, ha dichiarato davanti ai media il consigliere federale Guy Parmelin, sono stati presi di mira 217 soggetti - soprattutto parlamentari e diversi membri degli esecutivi delle autoproclamate repubbliche di Donetks e Lugansk - e 18 organizzazioni, cui si aggiungono alcuni gruppi di oligarchi e i loro famigliari.
Questo ulteriore pacchetto di sanzioni è stato deciso a causa del perdurare della guerra e di chiari indizi di atrocità commesse dalle truppe russe a Bucha (località non lontana dalla capitale dell'Ucraina, Kiev, n.d.r), ha aggiunto il ministro dell'economia.
Il quinto pacchetto che include anche provvedimenti contro la Bielorussia, ha precisato il consigliere federale incaricato di applicare le restrizioni, entrerà in vigore stasera alle 18.00.
Concerne l'importazione di beni come il carbone, ma anche legno, cemento, frutti di mare, vodka; tali beni rappresentano un'importante fonte di entrate per lo Stato russo, cui si aggiunge il divieto di esportare cherosene e altri beni che potrebbero rafforzare le capacità produttive di Mosca, come robot industriali e alcuni prodotti chimici.
Anche altri divieti
Oltre a ciò, l'Ue ha emanato divieti circa l'aggiudicazione di appalti pubblici, nuove sanzioni finanziarie contro i trust e la proibizione di fornire sostegno economico alle istituzioni pubbliche russe.
A queste sanzioni, si aggiungono il divieto per le imprese di trasporto russe e bielorusse di trasportare merci nel territorio Ue e il divieto di accedere ai porti europei per le navi russe. «Per queste sanzioni, abbiamo deciso di soprassedere vista la posizione geografica della Svizzera; sarebbero superflue», ha sottolineato Parmelin.
Parmelin ha spiegato che l'unico punto dove navi russe potrebbero giungere in Svizzera è lungo il Reno, ma già oggi solo gli Stati bagnati da questo fiume possono utilizzare questa via d'acqua. Quanto ai trasportatori russi e bielorussi non potrebbero in ogni caso giungere in Svizzera visto il divieto di circolare negli Stati a noi confinanti.
Le restrizioni potrebbero causare grattacapi ad alcuni rami economici elvetici
In merito alle ripercussioni sull'economia svizzera di questo ulteriore pacchetto di sanzioni, il «ministro» democentrista si è voluto rassicurante, anche se ha ammesso che, a livello di beni industriali - come pompe per il vuoto, compressori e macchinari elettrici -, le restrizioni potrebbero causare grattacapi ad alcuni rami economici.
Circa gli altri divieti, come il carbone (soprattutto carbon fossile ha precisato Parmelin), le somme in gioco sono trascurabili (4-6,5 milioni di franchi). Ciò vale anche per gli appalti pubblici, ha aggiunto. Anche le restrizioni all'importazione di fertilizzanti non dovrebbe causare eccessivi problemi.
Beni di oligarchi, «la cooperazione con banche e altre aziende funziona bene»
In merito alle critiche avanzate sia in Svizzera che all'estero sul modo di procedere dell'amministrazione federale, accusata di non fare abbastanza nella ricerca di beni degli oligarchi, sia Parmelin che Erwin Bollinger - quest'ultimo ambasciatore e responsabile delle relazioni bilaterali in seno alla Segreteria di stato dell'economia (SECO) - hanno difeso il sistema dell'obbligo di annuncio applicato dalla Confederazione, un sistema in uso anche in altri Paesi.
Stando a Parmelin e Bollinger, la cooperazione con banche e altre aziende, come anche coi Cantoni, funziona bene. In alcuni casi, come per le banche, quest'ultime anticipano addirittura le decisioni dell'Ue per evitare rischi alla loro reputazione.
Parmelin ha poi fatto notare che la Svizzera decide le sanzioni e le applica, non accontentandosi di fare annunci non seguiti da atti concreti, come capita anche in alcuni Stati Ue. Ciò che è importante, secondo Parmelin, è evitare che la Svizzera venga utilizzata per aggirare le sanzioni.
Quanto alla loro efficacia, stando al consigliere federale le restrizioni hanno effetti pesanti sulla Russia, ma è ancora troppo presto dire adesso se potranno sfociare in una fine delle ostilità.