Vertice sul Bürgenstock La carica dei 101 diventa la marcia degli 80: l'Occidente sta con Kiev, ma il Sud Globale si smarca

SDA

16.6.2024 - 21:00

Tutti al tavolo per i lavori
Tutti al tavolo per i lavori
KEYSTONE

La carica dei 101 si trasforma nella marcia degli 80. Tanti infatti sono i Paesi – su 93 presenti, il resto sono organizzazioni internazionali – che hanno accettato di firmare il comunicato finale del Vertice di Pace, l'unico segnale tangibile per misurare quanto l'offensiva diplomatica dell'Ucraina (e della Svizzera) abbia avuto successo o meno.

Ma più dei numeri contano i nomi. Big del calibro di Brasile, che partecipava però da osservatore, India, Sud Africa (ovvero i Brics), Indonesia, Messico, Arabia Saudita si sono astenuti. In alcuni casi c'era d'aspettarselo. In altri, meno

Insomma, l'Occidente, dagli Usa e Gran Bretagna agli europei fino al Giappone, sostiene compatto l'Ucraina, il Sud Globale ha ancora bisogno di qualche spintarella. Volodymyr Zelensky si è detto comunque soddisfatto: «In 84 hanno firmato subito, per me è un grande successo». «Altri – ha aggiunto – hanno deciso di non firmare: dobbiamo rispettare le opinioni di tutti, arriveranno».

Spulciare la lista dei tiepidi è comunque istruttivo. C'è l'Armenia. In forte contrasto con la Russia dopo il disastro del Nagorno-Karabakh ma comunque, formalmente, dentro la lista degli allineati. La Colombia. Il Vaticano (anche lui presente da osservatore). La Libia. La Thailandia. Gli Emirati Arabi Uniti. Calcoli spannometrici alla mano, fanno 2,2 miliardi di persone. Con la Cina, si schizza a 3,6 miliardi.

Tra i firmatari emerge una geografia rappresentativa dei cinque continenti

D'altro canto, tra i firmatari emerge una geografia rappresentativa dei cinque continenti e al momento, realisticamente, di più forse non si poteva fare.

«Due settimane fa si scriveva che l'Arabia Saudita aveva declinato l'invito al summit e il fatto che sia qui dimostra che è impegnata nel processo di pace: è nella partita», ha giurato il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba (Riad aveva parlato della necessità di «compromessi difficili»).

«La nostra posizione è chiara: i principi fondamentali del diritto internazionale e della carta dell'Onu devono essere al centro del processo di pace, del resto possiamo parlare». Per Zelensky, inoltre, «tutti i partecipanti» del Vertice si sono detti d'accordo con questi valori minimi, benché evidentemente non abbastanza (per ora) da metterci la faccia.

«L'esito del vertice di Bürgenstock ha segnato un primo importante passo nel difficile cammino verso una pace giusta e duratura in Ucraina», ha assicurato la presidente della Confederazione Viola Amherd precisando che «il comunicato congiunto è stato sostenuto dalla grande maggioranza dei partecipanti». «Riflette il desiderio degli Stati di contribuire al processo di pace». Il lavoro continua.