Attentato Spari contro Trump, condanne dalla politica svizzera

bt, ats

14.7.2024 - 16:00

"In una democrazia non ci deve essere posto per la violenza politica", ha detto il "senatore" argoviese Thierry Burkart.
"In una democrazia non ci deve essere posto per la violenza politica", ha detto il "senatore" argoviese Thierry Burkart.
Keystone

Il tentativo di assassinio dell'ex presidente degli Stati Uniti e attuale candidato alla Casa Bianca Donald Trump ha suscitato sgomento nel mondo politico svizzero.

Anche nella Confederazione peraltro, stando ai dati dell'Ufficio federale di polizia (fedpol), non mancano minacce e odio nei confronti delle personalità più in vista.

«In una democrazia non ci deve essere posto per la violenza politica», ha scritto sul social X il consigliere agli Stati argoviese e presidente del PLR Thierry Burkart, commentando la sparatoria di ieri in Pennsylvania nella quale Trump è rimasto ferito a un orecchio. «L'autore è sempre responsabile.

Ma è anche responsabilità dei partiti contrastare la polarizzazione della società», ha proseguito il «senatore», definendo «scioccante» quanto successo.

«In America non c'è spazio per la violenza politica e dobbiamo tutti unirci per condannarla», ha twittato restando sulla stessa linea l'ambasciatore statunitense in Svizzera Scott Miller.

Il capogruppo parlamentare dell'UDC e consigliere nazionale di Zugo Thomas Aeschi ha invece rivolto l'attenzione sull'intervento delle forze di sicurezza, elogiandolo. Grazie a una risposta rapida è stato possibile evitare ulteriori danni, ha scritto sempre su X.

Anche in Svizzera molte minacce ai politici

I rischi che corrono i politici sono un tema anche in Svizzera. L'anno scorso, fedpol ha ricevuto 290 segnalazioni di minacce. Si tratta di un numero comunque in netto calo dal periodo della pandemia di coronavirus, quando il risentimento nei confronti della classe politica era molto evidente. Anche rispetto al 2022 c'è stata una diminuzione (-238).

Tuttavia, negli ultimi tempi il contenuto delle minacce è stato preoccupante e il tono particolarmente odioso, scrive fedpol nel suo rapporto relativo al 2023. In 62 occasioni, l'autorità ha classificato i casi così gravi da prendere provvedimenti, come denunce o avvertimenti.

Nella storia elvetica non è purtroppo nemmeno mancato chi dalle parole ha deciso di passare ai fatti. Il caso più grave e tristemente noto è quello del 27 settembre 2001, quando un uomo armato fece irruzione nel Parlamento cantonale di Zugo, freddando tre consiglieri di Stato e undici gran consiglieri prima di togliersi la vita. Da allora le misure di sicurezza sono state rafforzate in tutto il Paese.

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