Votazione federale Semaforo rosso all'ampliamento delle strade nazionali

fc, ats

24.11.2024 - 18:17

Immagine d'illustrazione
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Semaforo rosso all'ampliamento delle strade nazionali. Seppur di misura, la popolazione svizzera ha respinto oggi in votazione il relativo decreto federale con il 52,7% di «no». Si tratta della prima sconfitta in votazione per il ministro dei trasporti Albert Rösti. La partecipazione è stata del 45,1%.

Keystone-SDA, fc, ats

Malgrado inizialmente le proiezioni dell'istituto demoscopico gfs.bern non fossero in grado di annunciare chi l'avrebbe spuntata, durante il pomeriggio la bilancia ha cominciato a pendere sempre di più verso il «no», tanto che le prime prudenti reazioni sono giunte alle redazioni già poco dopo le 13.

La copresidente del PS Mattea Meyer ha definito il probabile «no» una «grande e positiva sorpresa». Più tardi, citata in un comunicato del suo partito la consigliera nazionale zurighese ha dichiarato che il «no» uscito dalle urne «è il primo passo di una svolta attesa da tempo nella mobilità, con lo sviluppo massiccio del trasporto pubblico».

«Si tratta di un chiaro rifiuto del perfido piano del ministro dei trasporti Albert Rösti, volto a annullare in modo subdolo i progressi compiuti in materia di politica ambientale e climatica», afferma il partito socialista nella nota.

Sulla stessa lunghezza d'onda si è espressa l'associazione Straffico, che assieme all'Associazione traffico e ambiente (ATA) aveva lanciato il referendum, afferma che la bocciatura del decreto «segna una svolta nella politica dei trasporti». Il risultato odierno «dà al Consiglio federale e al Parlamento il mandato di sviluppare nuove soluzioni ai problemi di trasporto».

In un comunicato, nel quale parla di «enorme vittoria», la presidente dei Verdi Lisa Mazzone ha evidenziato come «i cittadini non si sono lasciati ingannare: si sono mobilitati contro una politica della mobilità del passato». Per gli ecologisti «il denaro del fondo stradale non dovrebbe più essere utilizzato per costruire strade, ma per proteggere il clima». In una nota, l'ATA ha sottolineato come «per la prima volta nella sua storia, la Svizzera ha detto 'no' a un'estensione delle autostrade».

Il problema rimane

Tra coloro che si sono battuti per il «sì» regna invece una certa incomprensione: «è difficile da digerire e da spiegare», ha affermato la consigliera nazionale Susanne Vincenz-Stauffacher (PLR/SG).

Le molte ore trascorse in colonna sono un problema per l'economia, ha detto il copreisdente del compitato a favore dell'ampliamento delle autostrade Fabio Regazzi (Centro/TI), che è anche presidente dell'Unione svizzera delle arti e dei mestieri (USAM). «Faccio fatica a capire perché questo non sia stato capito», ha aggiunto.

Per il ticinese è ancora troppo presto per formulare un'analisi definitiva. Una possibile ragione della sconfitta del «sì» è che il campo rosso-verde si è mobilitato meglio: «Abbiamo avuto difficoltà. Solo alcuni cantoni erano interessati. Negli altri non è stato così facile convincere le persone», ha detto Regazzi.

In un comunicato, il comitato copresieduto da Regazzi afferma che «il problema è stato rimandato, ma la necessità di agire rimane». Gli oppositori della proposta non sono riusciti a dimostrare come sia possibile ridurre il numero di ore di congestione in rapida crescita. «Chiudono gli occhi di fronte al fatto che dobbiamo convivere con un'infrastruttura stradale progettata 60 anni fa», si legge nella nota.

In una presa di posizione, l'Alleanza del centro si rammarica della bocciatura di un progetto che «avrebbe permesso di offrire alla popolazione un'infrastruttura adeguata e di aumentare la sicurezza stradale». La decisione deve tuttavia «essere accettata» e devono essere «trovate altre soluzioni». Anche per il PLR è «essenziale rispettare questa scelta». Secondo i liberali-radicali tocca ora alla sinistra proporre nuove soluzioni.

Per l'UDC, visto che i progetti autostradali non verranno realizzati, il denaro che sarebbe stato utilizzato andrebbe restituito agli automobilisti. I democentristi chiedono pertanto una riduzione immediata dell'imposta sugli oli minerali.

Tale eventualità è però già stata scartata dal ministro dei trasporti Albert Rösti, pure lui democentrista. I fondi sono necessari per realizzare i progetti decisi negli scorsi anni e contro i quali non è stato lanciato il referendum, ha precisato il consigliere federale in conferenza stampa.

Commentando l'esito della votazione odierna, Rösti ha evidenziato tre aspetti che sommati hanno portato alla bocciatura del decreto sulle strade: il fatto che per una parte della popolazione la proposta era troppo ambiziosa, il non essere riusciti a convincere chi vive lontano dalle zone interessate e la delicata situazione delle finanze federali.

I sei progetti

Il Decreto federale sulla Fase di potenziamento 2023 delle strade nazionali prevedeva l'ampliamento di sei tratte autostradali per complessivi 4,9 miliardi di franchi (prezzi 2020 senza IVA). È interessante sottolineare come le zone direttamente interessate dei vari progetti abbiano generalmente votato «no».

Tra i progetti figurava ad esempio la costruzione della terza canna del tunnel Rosenberg sulla A1 a San Gallo. Sebbene il cantone abbia approvato il decreto con il 54,3%, la città di San Gallo non ha avuto dubbi e lo ha respinto con il 55% di «no».

Una situazione simile la si osserva a Sciaffusa, dove era prevista la costruzione di un secondo tubo per la galleria Fäsenstaub di Sciaffusa, sulla A4. Il cantone ha detto «sì» con il 53,7%, mentre il capoluogo ha nettamente respinto il decreto con il 56,0% dei voti.

Tra i progetti figurava il passaggio a otto corsie – quattro per direzione di marcia – della A1 tra Berna-Wankdorf e Schönbühl (BE) e a sei corsie tra Schönbühl e Kirchberg (BE). In questo caso non c'è stata discrepanza tra risultati cantonali ("no» del canton Berna con il 57,0%) e del capoluogo ("no» della città di Berna con il 74,7%). Da notare che tutte le regioni amministrative ("distretti") interessate hanno bocciato il decreto.

Anche a Basilea, dove era prevista la costruzione di una nuova autostrada sotto il Reno, il decreto governativo non è piaciuto: Basilea Città l'ha respinto con il 56,4%.

In Romandia era previsto un solo progetto: l'ampliamento a sei corsie dell'A1 tra Le Vengeron (GE) e Nyon (VD). Quest'ultima località ha bocciato il decreto con il 60,4% dei voti (nell'intero canton Vaud, i contrari sono stati il 58,6%). «No» – nella misura del 57,1% – anche nel canton Ginevra.

Contrari Romandia, Svizzera centrale e alpina

Più in generale, i «no» sono giunti principalmente dalla Romandia, dalla Svizzera centrale e dai cantoni alpini (Ticino e Grigioni compresi, che hanno respinto il progetto con rispettivamente il 56,0% e il 57,3% dei voti).

I più scettici sono stati giurassiani e neocastellani, che hanno respinto il decreto con rispettivamente il 62,6 e il 62,5% di «no».

Hanno invece votato i «sì» i cantoni urbani dell'Altopiano, ai quali si aggiungono Nidvaldo, Svitto e i due Appenzello. I più convinti della necessità di potenziare le autostrade sono stati gli svittesi, che hanno sostenuto il progetto con il 59,2%.