CovidZanini: «Operatori sanitari non vaccinati? Cambino lavoro»
SwissTxt / pab
28.6.2021
Ai microfoni della RSI il farmacista cantonale Giovan Maria Zanini non ha avuto peli sulla lingua nel parlare di operatori sanitari non immunizzati contro il Covid-19 malgrado siano a contatto coi pazienti: «Cambiate lavoro, farete meno danni altrove».
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28.06.2021, 17:28
28.06.2021, 17:35
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Il farmacista cantonale ticinese Giovan Maria Zanini, intervenuto lunedì alla trasmissione RSI Millevoci di Rete Uno, non ha usato giri di parole per dare la sua opinione sugli operatori sociosanitari che malgrado siano a contatto con dei pazienti non vogliono farsi vaccinare: «Cambiate lavoro».
Pur dichiarandosi contrario all’obbligatorietà del vaccino contro il Covid-19 per gli infermieri e gli altri operatori sanitari, non ha nascosto di non avere alcuna comprensione per chi è attivo nel campo della salute e a contatto con i pazienti ma ha deciso di non immunizzarsi.
«Se un infermiere che va a vedere gli anziani a casa perché, magari, lavora per un servizio domiciliare, decide di non vaccinarsi, è liberissimo di farlo, ma per me dovrebbe cambiare lavoro. E si potrebbe anche costringerlo a cambiare lavoro, perché le persone non vaccinate portano il virus nella casa delle persone, malate, a rischio», ha affermato.
Poi, rivolto a un ipotetico infermiere non vaccinato attivo in pronto soccorso, ha aggiunto: «I pazienti che arrivano in pronto soccorso devono potersi sentire protetti, è un loro diritto. Se tu come infermiere non vuoi farti vaccinare vai da un’altra parte a lavorare. In amministrazione sicuramente faresti meno danni». ha detto con molta calma ma in modo inequivocabile Zanini.
In autunno la quarta ondata se non si raggiunge l'80%
Per il farmacista cantonale, come spiegato nel corso della puntata dedicata alla campagna vaccinale iniziata in Ticino il 4 gennaio, l'equazione è chiara: «Se non vi vaccinate adesso qualcuno in autunno si ammalerà».
Zanini ha pure ribadito che 100'000 persone non immunizzate in Ticino sono un bacino troppo grande per garantire che nei prossimi mesi il Covid non torni a circolare provocando nuove ondate pandemiche.
L’auspicio quindi è quello che nei prossimi giorni e settimane alcune altre migliaia di persone si annuncino così da raggiungere la quota di vaccinati del 75-80% della popolazioneche, secondo gli esperti internazionali, dovrebbe permettere di ridurre i rischi entro limiti ragionevoli.
Ad oggi, con gli ultimi dati aggiornati a venerdì, tra chi è già vaccinato (poco più di 130'000 con due dosi e 50'000 con la prima dose) e chi è in lista di attesa, si arriva invece al 66%. Tra il personale sanitario la quota è attorno al 70%, un tasso soddisfacente per le autorità cantonali che escludono di rendere obbligatoria la vaccinazione per il settore, come avvenuto invece in altri paesi, come ad esempio nella vicina Italia.
Un solo centro vaccinale per tutto il cantone a fine estate
Entro la fine di luglio tutti coloro che si sono già iscritti saranno immunizzati, ha assicurato da parte sua il caposezione del militare e della protezione della popolazione Ryan Pedevilla, ringraziando per il loro impegno le circa mille persone coinvolte nell’organizzazione cantonale.
Entro due mesi, ha ricordato Pedevilla, i centri secondari di Biasca e di Lugano saranno stati chiusi, così come è chiuso quello di Tesserete e tra pochi giorni lo sarà quello del FEVI di Locarno, che lascerà spazio al Festival del Film.
Da settembre quindi resterà attivo soltanto quello di Giubiasco, che continuerà a fungere da punto di riferimento per la vaccinazione per tutto il territorio e dove saranno inoculati sia il preparato di Pfizer (come finora) ma anche quello di Moderna, i due omologati dalla Confederazione
«Mai sentita la mancanza di AstraZeneca»
Berna nella sua strategia, lo ricordiamo, aveva anche puntato all'inizio della pandemia, quando ancora scarseggiavano le informazioni, sul prodotto di AstraZeneca che, al contrario di quanto avvenuto in Europa, finora non è stato omologato da Swissmedic.
«Abbiamo avuto a disposizione i due vaccini migliori al mondo e in Ticino non abbiamo mai sentito la mancanza di AstraZeneca» ha rilevato il farmacista cantonale che, guardando al futuro, ha auspicato scelte politiche che permettano di ridurre la dipendenza della Svizzera dall’estero.