Epidemia Merlani: «Troppo entusiasmo in Ticino». Altri 13 morti in un giorno

SwissTXT / pab

8.4.2020 - 12:36

Il medico cantonale Giorgio Merlani (Archivio). 
Il medico cantonale Giorgio Merlani (Archivio). 
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KEYSTONE/Kanton Tessin/Elizabeth La Rosa

Il medico cantonale ai microfoni della RSI invita la popolazione ticinese a non abbassare la guardia. Intanto il numero dei morti giornalieri è sempre sopra la decina. 

Secondo l’ultimo aggiornamento, diramato mercoledì mattina, i casi positivi di Covid-19 in Ticino sono 2’659 (ieri, martedì, erano 2’599, il che equivale dunque a un aumento di 60 unità).

Le persone decedute sono invece complessivamente 211 rispetto alle 198 che erano state conteggiate ieri: l’aumento è quindi di 13 pazienti. Incoraggiante il dato relativo alle persone dimesse, 420, che sono 32 in più rispetto a martedì quando erano 388.

Negli ospedali COVID-19, sono ricoverate 319 persone: 248 in reparto e 71 in terapia intensiva, di cui 64 intubate.

Anche nel canton Grigioni, come in Ticino, i dati forniti nella giornata di mercoledì pongono in evidenza il fatto che si è registrato un leggero peggioramento.

Infatti è salito a 34 il numero dei decessi, il che equivale a tre pazienti deceduti in più rispetto a martedì in giornata. Le persone risultate positive al Covid-19 sono aumentate di 11 unità, raggiungendo così un totale di 668 persone.

«Eccessivo entusiasmo» in Ticino

«Ho paura che il messaggio che in Ticino il picco dei contagi sia stato superato, è stato preso con eccessivo entusiasmo»: a dirlo mercoledì è il medico cantonale Giorgio Merlani ai microfoni della RSI durante la trasmissione radiofonica di approfondimento Modem. 

E lo ha fatto alcuni giorni dopo aver annunciato che nel cantone c’è stata un’inversione di tendenza: ossia, ci sono più persone che lasciano gli ospedali rispetto a quelle che vi entrano dopo aver contratto il Covid-19.

Il picco «è artificioso, ancora niente immunità di gregge»

Merlani ha spiegato alla RSI che il picco è raggiunto quando la maggior parte della popolazione si ammala, sviluppando poi anticorpi e impedendo così al virus di diffondersi.

«A quel punto la quantità di persone vulnerabili presenti sul territorio è piccolissima e il virus non ha chance di diffondersi all’interno della popolazione. È quella che si definisce l’immunità di gregge».

Quello ticinese, però, è un picco artificioso: «Lo abbiamo raggiunto riducendo le interazioni sociali, facendo molta attenzione all’igiene. (…) Il problema è che quando ritorniamo alle abitudini precedenti (concerti, partite, grigliate in comune, …) avremo di nuovo occasione di entrare in contatto con altre persone [e la diffusione del virus] ripartirebbe come prima».

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