Lugano Sgombero e demolizione ex Macello, scatta la denuncia penale dei Verdi

Swisstxt

31.5.2021 - 17:37

Veduta panoramica aerea sulle macerie della parte demolita del centro sociale CSOA il Molino
Veduta panoramica aerea sulle macerie della parte demolita del centro sociale CSOA il Molino
Ti-Press

Scatta la denuncia penale dei Verdi del canton Ticino, sezione di Lugano, in relazione allo sgombero forzato del centro sociale CSOA Il Molino e alla successiva demolizione di parte dello stabile avvenuta sabato notte.

È stata presentata oggi, lunedì, contro ignoti (da identificarsi però presso il Municipio di Lugano), per violazione delle regole dell’arte edilizia, esposizione a pericolo della vita altrui e delitto contro la legge sulla protezione dell’ambiente.

Stando agli ecologisti, l'operazione di demolizione presuppone l’ottenimento di una specifica licenza edilizia e per demolire uno stabile antecedente il 1990 è necessario inoltrare anche una perizia che attesti la presenza o meno di materiali pericolosi, tra i quali l’amianto.

«In occasione delle diverse prese di posizione pubbliche successive allo sgombero, i rappresentati del Comune di Lugano hanno ammesso di non aver richiesto alcuna licenza edilizia che autorizzasse l’operazione di demolizione e non hanno fornito alcuna indicazione che permetta di ritenere che siano stati presi i necessari provvedimenti per la tutela dell’ambiente e della popolazione», si legge ancora nella denuncia.

Ma non solo: viene infatti anche sottolineato che «a fianco dello stabile ex Macello vi sono scuole elementari, una scuola dell’infanzia, una palestra, esercizi pubblici, corsi d’acqua e diverse abitazioni».

Problemi ambientali e di salute

Secondo i Verdi «vi è motivo di temere che l’operazione di demolizione non sia stata attuata nelle corrette modalità e che la stessa possa aver provocato o provocare ancora la diffusione nell’ambiente di sostanze nocive, in particolare di amianto. Inoltre, tutte le persone presenti al momento della demolizione (agenti di polizia, operai, giornalisti e curiosi) potrebbero essere stati esposti a potenziali rischi per la loro salute».

Ecco perché, se questa ipotesi dovesse essere confermata, «coloro che hanno ordinato e messo in atto la demolizione in questione si sarebbero resi colpevoli dei reati di violazione delle regole dell’arte edilizia, esposizione a pericolo della vita altrui, delitto contro la legge sulla protezione dell’ambiente. Apparentemente e secondo le dichiarazioni pubbliche disponibili, l’intera operazione è stata decisa dal Municipio di Lugano, di concerto con la polizia cantonale e comunale».

Demolizione, per il PLR «decisione sproporzionata»

Il gruppo PLR in Consiglio comunale di Lugano «condanna fermamente» la violazione di domicilio «è stata commessa da individui che vanno identificati e perseguiti per le loro responsabilità», si legge in una nota.

Il gruppo ritiene anche «sproporzionata e ingiustificata la decisione di demolizione che, durante la notte di sabato, in tempi strettissimi, è stata avallata dalla maggioranza del Municipio senza però essere stata oggetto di alcuna discussione da parte dell'intero Esecutivo».

Il PLR chiede che decisioni del genere vengano ponderate meglio.

L'UDC: «Governo, basta melina!»

Anche l'UDC di Lugano, con una nota stampa, dice la sua sullo sgombero e sull'abbattimento del Macello. E si dice «sicuramente soddisfatta» dello sgombero dei molinari dall’ex macello e «plaude al Municipio per aver finalmente agito dopo l’ennesimo illecito commesso dagli autogestiti, violando una proprietà privata».

La soddisfazione dell'UDC però «termina qui», poiché il Municipio, «anziché chiudere la questione in via definitiva, pare abbia deciso di porgere l’altra guancia».

L’UDC esige insomma «maggior risolutezza» da parte dell’esecutivo cittadino che, «invece di cercare nuovamente un dialogo e, quindi, scendere a patti con chi non ha il ben che minimo rispetto dell’ordine pubblico, delle autorità e della legge, dovrebbe chiamare finalmente in causa il Cantone, lasciando a quest’ultimo il compito di sbrogliare la matassa».

I democentristi luganesi «condannano fermamente il lassismo dell’esecutivo cantonale nei confronti della città». Perché il Consiglio di Stato «non può assolutamente chiamarsi fuori dalla faccenda», visto che «l’autogestione non è una tematica di competenza comunale, bensì prettamente cantonale».

E quindi, si conclude la nota stampa, «è ora che a Bellinzona la piantino di fare melina e inizino a prendersi le proprie responsabilità su quanto sta accadendo sulle rive del Ceresio».

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