Ticino Disagio giovanile in preoccupante crescita, anche in Svizzera

SwissTXT / pab

6.10.2021

Immagine d'illustrazione
Immagine d'illustrazione
KEYSTONE/GAETAN BALLY

Secondo un rapporto dell'UNICEF il disagio giovanile, che può portare anche al suicidio, cresce in maniera preoccupante in tutto il mondo. Un reportage del Telegiornale della RSI mette in luce le situazioni complicate di Zurigo e Milano. In Ticino viene presentato Zeta Movement. Le principali testimonianze.

SwissTXT / pab

Mercoledì sera si presenta ufficialmente nella Svizzera italiana, con un evento online, Zeta Movement, associazione attiva in tutta la Svizzera nell’ambito del disagio giovanile, un fenomeno in preoccupante crescita in tutto il Paese negli ultimi due anni a causa della pandemia.

La RSI ha incontrato Emma Broggini, Sofia Nicoli, Sara Dos Reis e lo psichiatra e psicoterapeuta Michele Mattia, i quali hanno parlato del loro approccio, che è innovativo: Zeta Movement è un'associazione fondata da giovani per i giovani, che mira a interrompere il ciclo di stigmatizzazione e silenzio legati ai problemi di salute mentale andando direttamente in classe, parlando con i ragazzi e cercando di farli uscire allo scoperto e chiedere aiuto.

«Il nostro sogno è quello di creare una comunità inclusiva e aperta di ambasciatori e membri che si sentano degni e orgogliosi di far parte del movimento e che possano lavorare insieme per aumentare la consapevolezza e ridurre lo stigma», raccontano ai microfoni della RSI. E visti i numeri del fenomeno, di questo sogno c’era davvero bisogno.

Un adolescente su 7 ha un disturbo mentale

Nel mondo, più di un adolescente su 7 tra i 10 e i 19 anni convive con un disturbo mentale diagnosticato e tra questi 89 milioni sono ragazzi e 77 milioni ragazze.

Un disagio che a volte può diventare insopportabile e che porta quasi 46'000 adolescenti ogni anno a togliersi la vita, più di uno ogni 11 minuti. A lanciare l'allarme è l'UNICEF attraverso il rapporto «La Condizione dell'infanzia nel mondo - Nella mia mente: promuovere, tutelare e sostenere la salute mentale dei bambini e dei giovani», presentato martedì.

La geografia del disagio

L'ansia e la depressione rappresentano il 40% dei disturbi mentali diagnosticati e i tassi in percentuale sono più alti in Medio Oriente e Nord Africa, in Nord America e in Europa Occidentale. In alcuni casi il disagio mentale è tale da lasciare i giovani con la sensazione di non avere una via di uscita.

E così il suicidio è, nel mondo, una fra le prime cinque cause di morte fra i 15 e i 19 anni, ma in Europa occidentale diventa la seconda, con 4 casi su 100'000, dopo gli incidenti stradali.

Da Zurigo numeri allarmanti

Lo psicologo Markus Landolt del Kinderspital di Zurigo spiega che il numero di ricoveri di ragazzi con disturbi psicosomatici è aumentato in modo significativo nella seconda ondata della pandemia. Da novembre 2020 a marzo 2021 sono stati quasi tre volte superiori a quelli dello stesso periodo dell’anno precedente. Ai sintomi non si possono trovare cause fisiche.

Sono saliti pure i casi di ragazzini affetti da disordini alimentari: il numero di ricoveri nella seconda metà del 2020 è più che raddoppiato rispetto all’anno precedente, da 21 a 45.

La pandemia è la causa principale?

Inoltre al pronto soccorso del Kinderspital l’anno scorso sono giunti più del doppio di bambini e adolescenti che hanno tentato il suicidio rispetto al 2019. Secondo il responsabile degli psicologi della clinica pediatrica la causa è principalmente la pandemia di Covid.

Non ci sono ancora dati scientifici che lo dimostrino, precisa Landolt in un’intervista alla NZZ am Sonntag. Ma la connessione è altamente probabile. Nel 2020, 49 ragazzini sono stati ricoverati al pronto soccorso dopo tentativi di suicidio, rispetto ai 22 dell’anno precedente.

Anche nel 2021 le cose non sembrano andare meglio, secondo Landolt: 21 ragazzi sono già stati ricoverati dopo tentativi di suicidio, quasi quanti in tutto il 2019. Si sta arrivando a un punto critico per il medico zurighese.

Italia, la situazione a Milano

Secondo il dottor Alessandro Albizzati, capo del reparto di neuropsichiatria infantile all’ospedale San Paolo, nella città, conosciuta per la produttività e il dinamismo, il disagio giovanile determinato dalle conseguenze della pandemia si sta insinuando silenziosamente in maniera profonda nel tessuto sociale.

A metà settembre la notizia di alcuni suicidi tentati o riusciti il primo giorno di scuola aveva catturato l’attenzione dei media, ma è da tempo che questo fenomeno cresce e la prova – dice Albizzati sempre alla RSI - è che il suo reparto – l'unico che serve Milano e il suo hinterland – non ha più un posto libero da 10 mesi a questa parte.

Oltre alle misure anti-pandemia, che hanno privato i giovani della fondamentale dimensione relazionale, c'è anche la vocazione meneghina al primato della performance, a partire dall’ambito scolastico. Elementi che, secondo i giornalisti della RSI che hanno realizzato il reportage a Milano, stanno acuendo il disagio e ponendo sfide inedite agli operatori.