Pandemia Il Covid in Ticino uccide di più che nel resto della Svizzera?

Paolo Beretta

18.11.2022

Ospedale La Carita, Locarno, mercoledì 11 marzo del 2020, uno dei primi giorni della prima ondata da incubo dei contagi da SARS-CoV-2.
Ospedale La Carita, Locarno, mercoledì 11 marzo del 2020, uno dei primi giorni della prima ondata da incubo dei contagi da SARS-CoV-2.
Ti-Press / KEYSTONE / archivio

I morti per Covid in Ticino nelle ultime settimane sono quasi la metà di quelli annunciati in tutta la Svizzera. Come mai? Alcuni fattori sono da prendere in considerazione e anche il medico cantonale Giorgio Merlani si è espresso ai microfoni della RSI su quest'importante differenza.

Paolo Beretta

Le statistiche delle autorità cantonali sulla pandemia indicano che nelle ultime settimane il Ticino da solo ha registrato quasi la metà dei morti per Covid che, secondo i dati nazionali, si sono avuti in tutto il resto del Paese.

Infatti mercoledì sono stati annunciati da Bellinzona ben 9 morti nel cantone negli ultimi sette giorni, mentre a Berna martedì quelli indicati erano 15. La settimana precedente ne sono stati resi noti 8 in Ticino e 17 in Svizzera, quella prima ancora 8 da noi e 18 totali nel Paese.

La settimana precedente sei decessi al Sud delle Alpi a fronte di 24 a livello nazionale. Quella prima ancora, nella terza settimana di ottobre nove alle nostre latitudini e 21 sul territorio nazionale. Come mai in Ticino sembra che il virus uccida di più che negli altri cantoni?

Alcune piste per capire

Una situazione «anomala» che, come sottolinea la RSI, potrebbe essere dovuta ai diversi criteri di raccolta e registrazione dei dati sulle cause di morte applicati nelle varie strutture sanitarie dall'inizio della pandemia, scoppiata quasi tre anni fa.

Potrebbero poi esserci dei metodi e tempistiche diversi di comunicazione di questi dati tra gli ospedali, le case anziani e gli altri istituti sociosanitari verso le autorità cantonali. In Ticino, giova ricordarlo, queste strutture sono obbligate a segnalare al Cantone sia qualsiasi caso di Covid che di decesso legato al SARS-CoV-2.

Insomma, detto in altre parole, la grande differenza nei numeri si potrebbe in parte, ma non del tutto, spiegare con differenze e difficoltà di comunicazione.

Resta però il fatto che, dati cantonali e nazionali alla mano, in Ticino da metà ottobre si sono avuti 48 decessi legati al Covid e nello stesso periodo a livello svizzero i morti sono stati 95.

A livello nazionale è quindi plausibile che ci sono molti più decessi legati alla malattia provocata dal SARS-CoV-2 di quanti annunciati all'Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP).

Stando al medico cantonale Giorgio Merlani, che affronta il tema in un'intervista che sarà trasmessa in TV dalla RSI fra qualche giorno, ma di cui sono noti alcuni passaggi, queste morti si potrebbero, almeno in parte, evitare se ci fosse una maggiore propensione alla vaccinazione.

Giova ricordare che i dati di settimana scorsa dicono che la seconda dose di richiamo del vaccino adattato alle nuove varianti è stato somministrato a poco più del 6% della popolazione.

Una sovramortalità ben visibile

L'ipotesi, già avanzata anche in passato, nella sostanza è supportata dai dati sulla mortalità tra le persone con più di 65 anni in Svizzera pubblicati settimanalmente dall'Ufficio federale di statistica.

Stando alle ricerche della RSI le cifre in questione indicano che a livello nazionale già dalla metà dello scorso giugno, cioè da quando la sottovariante di Omicron BA.5 è diventata dominante, si registrano molti più decessi di quelli prevedibili dagli esperti.

Il periodo di sovramortalità iniziato allora è proseguito, quasi senza interruzioni, fino ad oggi. Durante l'estate la sovramortalità è stata anche legata alla canicola, che, giova ricordarlo,  ha colpito il nostro Paese a metà giugno e metà luglio, con due ondate più intense e per un periodo più lungo degli anni precedenti. Ma il fenomeno è probabilmente legato pure al Covid.

Il vaccino rimane fondamentale nella lotta al SARS-CoV-2

Il numero dei decessi e delle ospedalizzazioni in Ticino, secondo il medico cantonale, rispecchia l'andamento della pandemia e non è stupefacente, considerando il tasso di adesione in calo alla campagna vaccinale.

Negli ultimi mesi infatti, malgrado l'invito a sottoporsi al secondo richiamo (vivamente raccomandato alle persone particolarmente a rischio), è stata piuttosto bassa (con 40'000 dosi somministrate da inizio luglio).

«Con una migliore adesione alla campagna vaccinale che, ricordo, è sempre in corso, potremmo ridurre i morti futuri. Sappiamo che l’impatto della mortalità ci sarà ancora. Nella stagione invernale circoleranno sia i virus influenzali sia il Covid. Ci si può vaccinare per entrambi» ha ricordato Merlani.

«E sappiamo che la vaccinazione, soprattutto se recente e adattata ai ceppi circolanti riduce fortemente i decorsi gravi», spiega Merlani. La conclusione, per il medico cantonale ticinese, è ovvia: «Se le persone decidessero di aderire di più all’offerta vaccinale potremmo sicuramente ridurre l’eccesso di mortalità».