Lugano Demolizione ex Macello, Borradori interrogato: «Sono tranquillo»

SwissTXT / pab

22.6.2021 - 17:50

Il sindaco Marco Borradori esce da palazzo di giustizia
Il sindaco Marco Borradori esce da palazzo di giustizia
Ti-Press

Il sindaco di Lugano Marco Borradori e altri municipali della Città sono stati interrogati in merito all’abbattimento di parte del centro sociale Il Molino nella notte tra il 29 e il 30 maggio.

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«Sono tranquillo, quello che dovevo fare e pensavo fosse giusto fare l’ho fatto, saranno altri a dire se ho sbagliato: se così sarà non scapperò di certo»: così si è espresso Borradori ai microfoni della RSI e a quelli degli altri giornalisti presenti fuori da Palazzo di giustizia a Lugano, dopo essere stato interrogato dal procuratore generale Andrea Pagani come persona informata dei fatti.

«Sono uscito dalla porta principale perché non mi piace scappare. Non sono scappato dai molinari, e non scappo dagli operatori dei media che fanno il loro dovere», ha aggiunto il sindaco di Lugano.

Insieme a lui sono stati ascoltati gli altri quattro municipali (Michele Foletti, Filippo Lombardi, Lorenzo Quadri e Karin Valenzano Rossi), anche loro per ora solo come persone informate.

Gli interrogatori si sono svolti in contemporanea, ma separatamente, tenuti ognuno da un diverso procuratore, per evitare contatti tra i membri dell’Esecutivo cittadino.

Non interrogati Badaracco e Zanini Barzaghi

Non si sono invece dovuti recare in Via Pretorio Roberto Badaracco e Cristina Zanini Barzaghi: loro infatti non erano stati interpellati dai colleghi quella sera poiché – come aveva dichiarato più di una volta la municipale Karin Valenzano Rossi, titolare del Dicastero sicurezza – avevano già precedentemente dichiarato la loro contrarietà alle operazioni correlate allo sgombero.

Una mancanza di dialogo che era stata oggetto di forti critiche in seno al Municipio.

Si indaga anche per abuso di autorità

Il procedimento penale, spiega sul suo portale la RSI, aveva inizialmente come ipotesi di reato, per ora contro ignoti, la violazione delle regole dell’arte edilizia e l'infrazione alla legge federale sulla protezione dell’ambiente.

Nel frattempo - come confermato la procura - dopo gli approfondimenti predisposti, l'inchiesta è stata estesa al reato di abuso di autorità. La demolizione era stata effettuata nel solco della decisione di sgomberare il centro sociale, dopo che alcuni dei partecipanti alla manifestazione del 29 maggio per le vie del centro città erano penetrati per un’occupazione temporanea negli stabili dell’ex istituto Vanoni in Via Simen.

Nei giorni successivi, le analisi avevano inoltre fatto emergere la presenza di amianto e altri materiali tossici tra le macerie, ma non è ancora dato sapere se in quantità sufficiente da presentare un pericolo per la popolazione.

Di chi è la responsabilità?

«Noi (municipali, ndr.) non abbiamo demolito un bel niente – ha proseguito Borradori –, ci siamo trovati di fronte a una scelta drastica, urgente, immediata, e abbiamo preso una decisione, che prenderei ancora adesso: se qualcuno che conosce quello che sta succedendo mi viene a dire ‘è urgente fare questo’ io mi fido fino a prova del contrario».

Alla domanda di un cronista se quindi la colpa è da imputare alla polizia, il sindaco ha però risposto: «Io non ho detto questo: ci sarà un’inchiesta che appurerà eventualmente che tipo di colpe hanno le forze dell’ordine, che tipo di colpe eventualmente ha il Municipio».

Borradori e la collega Valenzano Rossi, in diretta televisiva all’indomani dei fatti, avevano spiegato a più riprese che l’opzione demolizione era stata sottoposta dalla polizia che aveva il comando delle operazioni.

«Non avevamo dato un nullaosta preventivo»

«Non avevamo dato un nullaosta preventivo, non eravamo consapevoli che si sarebbe arrivati lì, e quindi si è dovuto confrontarsi quando la polizia ce l’ha richiesto e c’è stato questo nullaosta», aveva spiegato, su una precisa domanda, Valenzano Rossi ai microfoni della RSI.

Dopo 10 giorni dai fatti, l’Esecutivo aveva tuttavia specificato per mezzo di un comunicato stampa che l’intervento doveva essere «di natura minore», che concerneva solo il tetto e «non la demolizione completa dello stabile», sottolineando inoltre che l'opzione dell'abbattimento integrale «non è mai stata sottoposta» all'Esecutivo che, quindi, non l'ha mai autorizzata.

Oggi, uscito dai locali del Ministero pubblico, il sindaco Borradori ha quindi aggiunto: «Credo sia importante che i municipali si mettano a disposizione della procura nella ricerca della verità. Non credo che vedere il Municipio in magistratura sia una brutta immagine, è un’immagine bella per la giustizia il fatto che il procuratore generale e i suoi colleghi non si fermino solo perché hanno di fronte dei politici conosciuti. Questo è importante sottolineare: che la giustizia cerchi la verità».