Elezioni Johnson sbanca le urne, Londra vola verso la Brexit

ATS

13.12.2019 - 08:22

Unione Europea addio. Boris Johnson ha vinto nettamente le elezioni.
Unione Europea addio. Boris Johnson ha vinto nettamente le elezioni.
Source: KEYSTONE/EPA/VICKIE FLORES

Unione Europea addio.

Le elezioni britanniche più importanti degli ultimi decenni consegnano a Boris Johnson una larghissima maggioranza assoluta a Westminster, le chiavi di Downing Street per i prossimi 5 anni e il lasciapassare per una Brexit che a 3 anni e mezzo dal referendum del 2016 diventa irreversibile.

Le previsioni dei sondaggi hanno trovato conferma con un risultato che non si vedeva dai tempi di Margaret Thatcher e segna invece la disfatta peggiore da decenni per il Labour.

Boris Johnson parlando ai suoi sostenitori a Londra ha affermato: «È la più grande vittoria dagli anni 80, quando molti di voi non erano neanche nati». 

Secondo la BBC, questo è il risultato migliore dei Tory dal 1987, dai tempi di Margaret Thatcher. «Adesso uniamo il Paese», ha detto ancora Johnson ringraziando anche coloro che hanno votato i conservatori "per la prima volta!".

«Realizzare la Brexit è una decisione inconfutabile, indiscutibile» del popolo britannico, ha aggiunto.

Verdetto senza appello

Per i risultati definitivi si deve anora attendere. Tuttavia il verdetto è chiarissimo. Il messaggio di BoJo, sintetizzato nella promessa-tormentone «Get Brexit done», è passato.

E il controllo Tory sulla Camera nega ogni credibile spazio di manovra al fronte dei partiti - in primis il Labour a trazione socialista di un Jeremy Corbyn, incapace di ripetere la sorpresa almeno parziale del 2017 e avviato a questo punto all'addio - che s'erano impegnati a convocare un secondo referendum sull'Europa per offrire agli isolani una chance di ripensamento.

Brexit, avanti tutta

Una chance che Johnson non intende neppure prendere in considerazione, avendo giocato la partita per restare a Downing Street sulla falsariga di un unico e solo obiettivo: portare a casa la Brexit, quella Brexit di cui a suo tempo è stato il testimonial referendario simbolo, archiviare «l'incertezza» e permettere al Regno di guardare avanti.

Premessa, nella sua retorica, per passare poi al varo di piani d'investimenti nella scuola, nella sanità e per la sicurezza finanziati da una manovra di bilancio ad hoc.

Piani meno ambiziosi e certo molto meno rivoluzionari rispetto al programma radicale tracciato sulla carta durante la campagna di queste settimane nel «libro rosso» di Corbyn, ma anche meno inquietanti per l'establishment, il business, la classe media agiata.

L'uscita il 31 gennaio?

Boris Johnson dovrà presto avviare l'iter sulla ratifica del controverso accordo di separazione da lui già raggiunto con Bruxelles prima della pausa di Natale e mettere finalmente nel mirino l'attuazione formale della Brexit alla nuova scadenza fissata per il 31 gennaio.

Il tutto sullo sfondo di un Paese che si accinge ad affrontare la tappa decisiva di uno snodo «storico», secondo i commentatori. Non senza un impatto epocale per il resto dell'Europa.

Forte affluenza al voto

La consapevolezza del momento era emersa fin dal mattino, con un'affluenza alle urne significativa su e giù per le quattro nazioni del Regno: Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord. Johnson e Corbyn erano stati tra i primi a depositare le schede, entrambi a Londra.

Il segnale di una partecipazione sostenuta - a dispetto della giornata fredda e piovosa - fra i circa 46 milioni di aventi diritto, alimentata dai nuovi elettori, giovani e giovanissimi, in larga parte attratti dalla svolta a sinistra corbyniana in un Paese segnato da disuguaglianze, ma assai di più - evidentemente - dalla maggioranza silenziosa più anziana, orientata verso il verbo Tory e di Boris Johnson.

Suggello di un voto fuori stagione (a dicembre l'ultima volta era stato nel lontano 1923) destinato a fare la storia.

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