Stati Uniti Trump chiede miliardi al New York Times per «essere stato diffamato»

SDA

15.11.2024 - 18:03

President-elect Donald Trump arrives to speak at meeting of the House GOP conference, Wednesday, Nov. 13, 2024, in Washington. (AP Photo/Alex Brandon)
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Le vendette del presidente letto degli Usa Donald Trump contro i media «nemici» sono cominciate.

La Columbia Journalism Review (CJR, una rivista semestrale per giornalisti professionisti) ha rivelato che pochi giorni prima delle elezioni per la Casa Bianca, l'avvocato di Trump, Edward Andrew Paltzik, ha inviato una lettera al quotidiano The New York Times (NYT) e alla casa editrice Penguin Random House chiedendo 10 miliardi di dollari (8,9 miliardi di franchi al cambio attuale) per danni legati ad articoli critici nei confronti del prossimo inquilino della Casa Bianca.

La lettera si aggiunge a una serie di minacce e azioni legali contro altre società del settore dei media. Attraverso il legale, Trump accusa i giornalisti del quotidiano britannico The Times Peter Baker, Michael Schmidt, Susanne Craig e Russ Buettner, di «affermazioni false e diffamatorie», aggiungendo che il NYT è «un megafono del Partito democratico», impegnato in «diffamazioni su scala industriale» nei confronti degli «avversari politici».

Il libro «Lucky Loser»

La lettera punta in particolare a due specifici articoli di Buettner e Craig collegati al loro libro «Lucky Loser: How Donald Trump Squandered His Father's Fortune and Created the Illusion of Success» (letteralmente Perdente fortunato: come Donald Trump ha sperperato il patrimonio del padre e ha creato l'illusione del successo), edito da Penguin Random House.

Un articolo del 20 ottobre di Baker ("Per Trump una vita di scandali porta al momento del giudizio") e a uno di Schmidt uscito il 22 ottobre ("Con le elezioni alle porte Kelly avverte che Trump governerà da dittatore") relativo all'intervista del reporter a John Kelly, ex capo di gabinetto durante il primo mandato di Trump.

Aver «falsamente e maliziosamente diffamato Trump

In particolare la lettera accusa il NYT di «aver avuto ogni intenzione di diffamare e disprezzare il brand Trump famoso nel mondo, che i consumatori hanno da tempo associato all'idea di eccellenza, lusso e successo nei settori dell'intrattenimento, ospitalità e nell'immobiliare tra le tante industrie», e di aver «falsamente e maliziosamente diffamato Trump mentre è candidato per il mandato più importante degli Stati Uniti».

Oltre alla lettera contro The New York Times e alla casa editrice, Trump recentemente ha mandato un'ingiunzione al «Daily Beast» (un sito web statunitense di informazione ed opinioni) e fatto causa all'emittente radiotelevisiva di New York Cbs chiedendo dieci miliardi di dollari di danni per l'intervista alla candidata democratica alla presidenza Kamala Harris del 7 ottobre nella trasmissione «60 Minutes»: sarebbe stata «modificata» costituendo quindi una «interferenza nelle elezioni».

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