Guerra in Medio OrienteBiden sanziona i coloni violenti, scontro con Netanyahu
SDA
1.2.2024 - 22:34
La violenza in Cisgiordania ha raggiunto «livelli intollerabili» e rappresenta una minaccia alla pace e alla sicurezza di tutto il Medio Oriente. Alla vigilia dell'ennesima visita del ministro degli esteri statunitense Antony Blinken nella regione, il presidente Joe Biden prende una posizione netta verso i coloni israeliani estremisti e annuncia sanzioni contro quattro di loro colpevoli di attacchi ai civili palestinesi.
01.02.2024, 22:34
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Una misura che scatena l'ira del premier israeliano Benyamin Netanyahu e dell'ala più radicale del governo israeliano. Nel frattempo, secondo i mediatori del Qatar, ci sarebbero passi avanti nella tregua tra Hamas e Israele, mentre gli Usa sono ormai pronti a rispondere agli attacchi dei gruppi pro Iran in Iraq e Siria.
«La situazione in Cisgiordania, con livelli particolarmente elevati di violenza da parte dei coloni estremisti, sfollamenti forzati di persone e distruzione di proprietà, ha raggiunto livelli intollerabili e costituisce una seria minaccia alla pace, alla sicurezza e alla stabilità della Cisgiordania e di Gaza, di Israele e di tutto il Medio Oriente», si legge nell'ordine esecutivo del comandante in capo, che ha imposto misure contro quattro coloni coinvolti in «atti di violenza, nonché in minacce e tentativi di distruggere o impossessarsi di proprietà palestinesi».
Si tratta nella fattispecie di sanzioni finanziarie – gli individui colpiti non potranno accedere al sistema americano e, viceversa, i cittadini statunitensi non potranno fare affari con loro – e limiti sui visti. L'iniziativa naturalmente non è affatto piaciuta ad Israele, con Netanyahu che ha difeso i coloni definendoli «cittadini rispettosi della legge», mentre il ministro delle finanze di ultradestra Bezalel Smotrich è arrivato ad accusare Biden di «antisemitismo».
Biden cerca di portare avanti l'offensiva diplomatica
Intanto, con l'arrivo del segretario di Stato in Israele, l'amministrazione Biden cerca di portare avanti contemporaneamente l'offensiva diplomatica. Il portavoce del ministero degli esteri del Qatar, Majed al-Ansari, ha annunciato di aver ricevuto «un'iniziale risposta positiva» da parte di Hamas sulla bozza di accordo stilata al vertice di Parigi, aggiungendo che «anche Israele ha accettato la proposta di cessate il fuoco».
L'intesa non è ancora stata finalizzata e si sta ancora lavorando su alcuni dettagli, ma un accordo tra le due parti sulla sostanza è un grande passo avanti. Una fonte palestinese vicina ai negoziati ha riferito che è improbabile che Hamas rigetti l'accordo sugli ostaggi, ma insisterà sulla richiesta di mettere fine alla guerra e sul ritiro completo dalla Striscia, condizioni tuttavia che Netanyahu al momento esclude.
Ma se da Gaza arrivano segnali di qualche timido progresso, nel resto della regione la tensione continua a salire. Dopo l'attacco del gruppo pro-Iran Resistenza islamica in Iraq, che ha ucciso tre soldati americani in Giordania, gli Stati Uniti hanno approvato i piani per una serie di attacchi contro «personale e strutture iraniane» in Iraq e Siria.
«Non saranno più tollerati aggressioni contro militari USA»
Parlando al Pentagono, nella prima conferenza stampa dopo il suo ricovero in ospedale, il segretario della difesa Lloyd Austin ha ribadito che «non saranno più tollerati aggressioni contro militari Usa». «Continueremo a lavorare per evitare un allargamento del conflitto nella regione, ma faremo tutto quello che è necessario per difendere gli Stati Uniti, i nostri interessi e la nostra gente e decideremo noi come e quando».
Sui tempi degli attacchi contro i gruppi sostenuti dal regime di Teheran fonti dell'amministrazione hanno riferito all'emittente radiotelevisiva statunitense Cbs che sarà determinante la meteo: gli Stati Uniti hanno la capacità di effettuare attacchi anche in caso di maltempo, ma preferiscono avere una migliore visibilità per evitare vittime civili.
Nel frattempo l'Iran ha deciso di ridurre la presenza di alti ufficiali del Corpo delle guardie della rivoluzione islamica in Siria a seguito dei raid aerei israeliani contro esponenti di tale corpo e, forse, in previsione della reazione americana.