Pressione su Israele Biden tenta un'ultima mediazione per una tregua in Medio Oriente

SDA

30.10.2024 - 21:40

Un soldato dell'esercito israeliano controlla il documento d'identità di un abitante di un villaggio palestinese.
Un soldato dell'esercito israeliano controlla il documento d'identità di un abitante di un villaggio palestinese.
Keystone

Alla vigilia delle elezioni, l'amministrazione Biden avvia un ultimo tentativo di mediazione per un cessate il fuoco tra Israele e Hezbollah, ma una risposta imminente dell'Iran potrebbe complicare la situazione.

L'amministrazione Biden, alla vigilia del voto, fa quello che sarà probabilmente l'ultimo tentativo di far tacere le armi a Gaza e in Libano: il consigliere per il Medio Oriente del presidente americano Joe Biden, Brett McGurk, e il suo inviato speciale Amos Hochstein sono in viaggio per incontrare il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e altri alti funzionari al fine di discutere le condizioni di un possibile cessate il fuoco con Hezbollah.

Uno sforzo diplomatico che potrebbe però aver vita breve: secondo la Cnn, l'Iran potrebbe rispondere ai recenti attacchi di Israele in maniera «definitiva e dolorosa» e, probabilmente, prima del voto americano. L'emittente cita una fonte iraniana, senza comunque fornire una data precisa per la «risposta».

Hezbollah pronto a trattare «a condizioni appropriate»

Il nuovo leader di Hezbollah, Naim Qassem, pur mantenendo la linea dura del Partito di Dio, durante il suo primo discorso dopo l'elezione a capo del movimento filo-iraniano, ha dichiarato di essere pronto a un cessate il fuoco con Israele a determinate «condizioni», precisando comunque che al momento non c'è alcun progetto serio sul tavolo.

«Se Israele decide di voler fermare l'aggressione, diciamo che siamo d'accordo, ma alle condizioni che riteniamo appropriate», ha detto Qassem nel discorso televisivo preregistrato, che a un certo punto si è interrotto per un presunto cyberattacco.

«Qualsiasi soluzione politica avverrà tramite negoziati indiretti», ha spiegato, aggiungendo che il presidente del Parlamento libanese, Nabih Berri, alleato di Hezbollah, è stato incaricato dal suo gruppo di «negoziare» un cessate il fuoco.

Gli USA fanno pressione su Israele

Che ci sia attività intensa attorno all'idea di una tregua in Libano è stato confermato dal ministro israeliano dell'Energia, Eli Cohen, membro del gabinetto di sicurezza, dove si stanno discutendo i termini di una tregua con Hezbollah nel sud del Libano.

I due emissari Usa «stanno viaggiando in Israele per affrontare questioni tra cui una risoluzione diplomatica in Libano, nonché come porre fine al conflitto a Gaza», ha detto ai giornalisti il portavoce del Dipartimento di Stato Matthew Miller.

«Vogliamo vedere un cessate il fuoco. Vogliamo vedere una risoluzione diplomatica che consenta ai civili sia in Libano che in Israele di tornare alle loro case», ha detto Miller, ribadendo che gli Stati Uniti stanno facendo pressione su Israele per evitare «danni diffusi» in Libano.

Il portavoce ha anche ripetuto che per gli Stati Uniti «Israele non sta facendo abbastanza per ridurre al minimo» le morti di civili a Gaza.

Nella Striscia intanto continua la conta dei morti e non cessano i raid israeliani, ieri la strage di Beit Lahia ha fatto almeno 93 vittime.

Hamas avrebbe respinto gli accordi per una tregua

«Hamas è stato fermo nel sostenere che qualsiasi accordo di cessate il fuoco debba portare al ritiro totale delle forze israeliane dalla Striscia di Gaza», scrive il sito Middle East Eye, sottolineando che secondo fonti informate il gruppo palestinese avrebbe respinto anche la recente proposta di rilascio di un piccolo numero di prigionieri israeliani e una cessazione delle ostilità per 30 giorni.

Secondo questa fonte, Hamas ha «respinto la proposta avanzata da Qatar, Egitto e Stati Uniti, nonostante notizie di media israeliani affermino che sia ancora in fase di valutazione».

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