Guerra in Ucraina F16 e Patriot verso Kiev, l'UE approva le nuove sanzioni

SDA

20.6.2024 - 21:01

L'amministrazione Biden ha deciso di dare la priorità all'Ucraina sui Patriot sospendendo temporaneamente le consegne ad altri Paesi (foto d'archivio).
L'amministrazione Biden ha deciso di dare la priorità all'Ucraina sui Patriot sospendendo temporaneamente le consegne ad altri Paesi (foto d'archivio).
Keystone

Gli alleati accelerano, consapevoli che per l'Ucraina sarà un'estate difficile e ancor di più lo sarà il prossimo autunno-inverno, con la capacità di produzione energetica ridotta al lumicino dai martellanti bombardamenti russi. Quindi piovono annunci.

Gli F-16 arriveranno presto, già questa estate. La Romania fornirà un sistema Patriot, preziosissimo per difendere i cieli ucraini. Gli Stati Uniti mettono poi in chiaro che, d'accordo con i partner in attesa delle avanzate batterie antimissile come da contratti firmati, daranno priorità a Kiev. Infine l'Ue. Pur con i suoi tempi, è arrivata l'intesa sul 14esimo pacchetto di sanzioni, molto «incisivo» a detta di chi ha fatto i calcoli.

Insomma, dopo mesi di melina – costati molte vite sul campo di battaglia, come evidenziato dal capo della Nato Jens Stoltenberg – pare che l'Occidente sia allo scatto di reni. «Quest'estate tutto si allineerà», ha affermato il comandante dell'aeronautica olandese Arnoud Stallmann.

Belgio, Danimarca, Paesi Bassi e Norvegia si sono impegnati a fornire all'Ucraina circa 80 F-16 e i primi jet sono in dirittura d'arrivo, probabilmente da Copenaghen (le consegne saranno scaglionate per ragioni operative nell'arco di anni però). I Patriot, dicevamo.

La Romania invia un sistema Patriot a Kiev

Il Consiglio superiore della difesa romeno «considerando il significativo deterioramento della situazione della sicurezza in Ucraina a seguito dei continui e massicci attacchi della Russia alla popolazione e alle infrastrutture civili «nonché «le conseguenze regionali» anche «sulla sicurezza del nostro Paese», ha deciso di «donare» un sistema a Kiev.

Chiedendo però garanzie agli alleati di una futura sostituzione (Bucarest ha nel suo arsenale 4 sistemi e in quanto alleato del fronte est deve garantire la sicurezza esterna dei confini alleati).

Gli Stati Uniti sul punto sembrano pronti ad un cambio di passo. L'amministrazione Biden ha infatti deciso di dare la priorità all'Ucraina sui Patriot, appunto sospendendo temporaneamente le consegne ad altri Paesi.

«Ci assicureremo di dare all'Ucraina le capacità aeree di difesa di cui ha bisogno ora e in futuro», ha annunciato il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale della Casa Bianca John Kirby.

«Ce n'è un grande bisogno»

E sulla decisione di Bucarest è arrivato il plauso di Stoltenberg: «Ce n'è un grande bisogno». Sul lato europeo, l'approvazione delle nuove misure restrittive – dopo gli slittamenti dovuti in parte pure alla Germania – vale un deciso passo avanti.

Dentro ci sono provvedimenti contro l'esportazione del gas naturale liquefatto proveniente dalla Russia, il divieto del trasbordo nei porti europei (4-6 miliardi di metri cubici l'anno), l'inclusione di un centinaio di nomi alla lista nera Ue tra persone fisiche e giuridiche, misure sulla tecnologia dual use e un ennesimo giro di vite all'elusione delle sanzioni grazie alla triangolazione con Paesi terzi e sussidiarie.

«Per Mosca sarà un bel colpo», assicura una fonte diplomatica europea. «Queste sanzioni – nota l'alto rappresentante Ue Josep Borrell – mirano a rendere più difficile al governo di Putin sostenere la sua guerra di aggressione: l'Ue rimane determinata nel suo sostegno all'Ucraina».

Elementi a tutela delle imprese europee

Peraltro nel pacchetto, per la prima volta, fanno capolino elementi a tutela delle imprese europee colpite dalla rappresaglia di Mosca proprio in risposta alle sanzioni blustellate, come nel caso dell'italiana Ariston. Roma, non a caso, è stata particolarmente attiva nella discussione. Nessun risarcimento automatico ma ci sarà la possibilità di rivalersi davanti a un tribunale dello Stato membro.

Inoltre qualcosa inizia a muoversi persino nell'estremo oriente. All'indomani della «bromance» tra Putin e Kim, e la firma del trattato di protezione reciproca in caso di aggressione che sembra scaturire dalla cronache di fine Ottocento, la Corea del Sud ha annunciato che «riconsidererà» la sua posizione sulla fornitura di armi a Kiev.