Ucraina Erdogan tenta la mediazione tra l'Occidente e lo zar

SDA

12.10.2022 - 21:06

La Turchia ci riprova. Dopo l'accordo sull'export del grano ucraino a luglio e lo scambio di prigionieri, tra cui i combattenti Azov, il presidente Recep Tayyip Erdogan vuole riaffermare il proprio ruolo di mediatore sull'Ucraina.

I presidenti turco Recep Tayyip Erdogan e russo Vladimir Putin in un'immagine d'archivio.
I presidenti turco Recep Tayyip Erdogan e russo Vladimir Putin in un'immagine d'archivio.
KEYSTONE/AP

E lo fa in un momento in cui la guerra si avvicina a una drammatica escalation, con una proposta che avanzerà direttamente a Vladimir Putin nel loro faccia a faccia giovedì ad Astana.

A rivelarlo è stato il Cremlino, senza per ora alcuna conferma da parte turca, che si è limitata a ricordare di «voler tenere aperta la porta della diplomazia».

Ancora poco si sa anche del contenuto dell'iniziativa: «probabilmente Erdogan proporrà qualcosa in maniera ufficiale», ha annunciato ai media il consigliere diplomatico di Putin, Yuri Ushakov, dicendo di aspettarsi un «colloquio interessante e utile» tra i due leader.

Al tavolo anche l'Ucraina?

Mosca ha fatto capire che potrebbe trattarsi di un tentativo di negoziato in diversi formati, con l'Occidente in prima istanza, ma senza del tutto escludere una partecipazione ucraina.

Alla domanda dei giornalisti se la proposta turca riguardasse anche contatti tra Mosca e Kiev, Ushakov è infatti stato elusivo: «diverse iniziative vengono discusse soprattutto sui media, che citano vari format di dialogo, tra cui Russia, Stati Uniti e i principali Paesi dell'Europa occidentale».

E a chi gli ricordava il rifiuto del presidente ucraino Volodymyr Zelensky di trattare con Putin, ha risposto: «Vorrei dirgli: mai dire mai».

Contatti Mosca - Kiev solo in Turchia

In ogni caso, ha spiegato il consigliere diplomatico che con toni più distesi dei falchi del Cremlino sembra indossare i panni del 'poliziotto buono', «se ci dovessero essere contatti, questi avranno luogo sul territorio turco: a Istanbul o Ankara».

Così come la Turchia ospitò i primissimi tentativi di mediazione a marzo, a poche settimane dall'inizio dell'invasione russa, finiti con un nulla di fatto e una chiusura totale.

«Stiamo dando consigli a entrambe le parti in questa direzione» (del dialogo), ha fatto sapere Ibrahim Kalin, il portavoce di Erdogan, forte della posizione della Turchia, membro della Nato ma non allineata alle sanzioni occidentali contro Mosca.

«Quelli che credono che non ci sia più terreno per la diplomazia hanno torto: al contrario, diventa addirittura più importante in tempi come questi, quando la guerra infuria, come purtroppo sembra che stia accadendo in questo momento», ha aggiunto.

Resta possibile l'incontro Putin - Biden

Al fianco dell'iniziativa russa, resta l'ipotesi di un eventuale incontro di Putin con Joe Biden al G20 di novembre in Indonesia, anche se al momento la strada appare tutta in salita.

Il presidente americano si è detto disponibile a un faccia a faccia a determinate condizioni e su determinati argomenti: pronto a parlare del rilascio della cestista Brittney Griner in carcere in Russia, per esempio, ma non «dell'Ucraina senza l'Ucraina», tanto meno della permanenza della Russia sui territori ucraini.

«Non ho intenzione di negoziare, e nessuno è disposto a farlo» con Putin sulle spalle di Kiev, ha chiarito Biden in un'intervista alla Cnn.

Dal Cremlino il portavoce di Putin, Dmitry Peskov, ha detto che, per quanto ne sa, «né la parte russa né quella americana hanno preso iniziative per organizzare contatti bilaterali al più alto livello».

Il vertice è caldeggiato dal Papa

Ma è stato ancora Ushakov a riaprire uno spiraglio: «non rifiutiamo mai negoziati o altri contatti internazionali utili. Non allontaniamo mai una mano tesa. Ma – ha precisato – se capiamo che un partner non vuole incontrarci per un motivo o per un altro, non ci imponiamo». In sostanza, «siamo disponibili, ma non per forza».

L'ipotesi è stata intanto caldeggiata dalla Santa Sede, che ha moltiplicato gli appelli al dialogo e a un immediato cessate il fuoco: un simile incontro «mi parrebbe molto importante per l'importanza che gli americani hanno nella comunità internazionale», gli Usa «devono fare tutto il possibile – ha sottolineato il segretario di Stato vaticano, il cardinale Pietro Parolin -. La fine della guerra credo che passi attraverso questo dialogo».

Sul campo gli attacchi sono però continuati anche oggi. L'esercito russo ha colpito questa mattina il mercato centrale della città di Avdiivka, nell'Oblast di Donetsk, uccidendo sette civili e ferendone otto.

«Non c'è alcuna logica militare in questo attacco, solo un desiderio sfrenato di uccidere il maggior numero possibile di persone e di spaventarne altre», ha dichiarato il governatore Pavlo Kyrylenko Kyrylenko.

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