Guerra in Medio Oriente Tutti contro il veto USA all'ONU per un cessate il fuoco, mentre Israele ringrazia

SDA

9.12.2023 - 20:52

Un elicottero militare israeliano atterra vicino al confine con la Striscia di Gaza.
Un elicottero militare israeliano atterra vicino al confine con la Striscia di Gaza.
KEYSTONE

È stato accolto da una pioggia di critiche il veto degli Stati Uniti al Consiglio di sicurezza dell'ONU che ha bloccato una risoluzione a favore di un cessate il fuoco a Gaza.

Il presidente dell'Autorità nazionale palestinese Abu Mazen ha definito «immorale e aggressiva» la decisione americana, che rende gli Stati Uniti «responsabili dello spargimento di sangue di bambini, donne e anziani palestinesi».

Al contrario è stata una scelta «giusta» per il premier israeliano Benyamin Netanyahu, secondo il quale il mondo «deve capire che non si può voler eliminare Hamas e al tempo stesso chiedere lo stop alla guerra che ne impedirebbe la distruzione». Per questo, «la guerra è giustificata» e «proseguirà», ha dichiarato mentre nella Striscia si continua a combattere, da nord a sud.

Israele ha ringraziato gli Stati Uniti

Israele ha quindi ringraziato Washington, con il ministro degli esteri Eli Cohen che è tornato ad attaccare la posizione del segretario generale dell'ONU Antonio Guterres definendola «una vergogna, un marchio di Caino sull'ONU», mentre i Paesi arabi, a cominciare dagli Emirati, pensano a presentare in tempi brevi un nuovo progetto di risoluzione per il cessate il fuoco e l'accesso di aiuti umanitari alla Striscia.

Anche l'Iran ha tuonato contro il veto americano mettendo in guardia da una possibile «esplosione incontrollabile» della situazione nella regione, mentre il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha attaccato il Consiglio di sicurezza, diventato dall'attacco di Hamas del 7 ottobre il «Consiglio di protezione israeliano».

«Complicità in crimini di guerra»

Contro gli Stati Uniti si sono espresse poi anche le organizzazioni non governative (ONG) a tutela dei diritti umani, a partire da Human Rights Watch, secondo cui gli Stati Uniti rischiano l'accusa di «complicità in crimini di guerra».

Nelle decisioni dell'amministrazione del presidente statunitense Joe Biden a favore dello Stato ebraico va inoltre segnalata quella di bypassare il periodo di valutazione a disposizione del Congresso per inviare a Israele migliaia di munizioni: si parla della vendita di 45'000 proiettili per i carri armati Merkava.

L'esercito israeliano continua l'operazione contro Hamas

Nella Striscia, intanto, l'esercito israeliano – che in battaglia ha perso finora 97 soldati – continua la sua operazione a tutto campo contro Hamas: i combattimenti più pesanti si sono svolti sia a Jabalya e a Beit Hanun nel nord, sia a Khan Yunis nel sud.

Nella pressione, oramai sempre più crescente dell'esercito, accompagnata dagli incessanti raid aerei, «i soldati hanno colpito terroristi che avevano sparato da una scuola dell'UNRWA (Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l'occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente) e da una moschea» a Beit Hanun, ha riferito il portavoce militare, accusando di nuovo Hamas per l'uso militare delle strutture civili, anche quelle destinate ai bambini.

Hamas continuerebbe a usare militarmente le strutture civili

In una scuola – ha spiegato senza precisare quale – i soldati hanno trovato un grande orsacchiotto di peluche contenente «fucili di precisione e munizioni». In un'altra vicina, sono state rinvenute «armi nascoste nelle aule, alcune in borse dell'Unrwa».

Lo stesso portavoce ha denunciato inoltre che la salva di razzi di ieri pomeriggio contro Tel Aviv e il centro di Israele è partita da una «zona umanitaria» approntata nell'estremità sud della Striscia di Gaza per le masse di palestinesi sfollati da altre aree.

A Khan Yunis la battaglia contro Hamas ha riguardato una moschea e tunnel, poi distrutti, mentre a Jabalya è stato «individuato un punto di comando della fazione islamica usato dagli operativi per imboscate ai soldati».

A Gaza la situazione è allo stremo e i camion degli aiuti umanitari sono ben al di sotto delle necessità della popolazione. Per il Ministero della sanità di Hamas i morti sono ora arrivati a 17'700, per Israele 7000 sono miliziani.

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