USA 2024Trump simula con l'IA l'endorsement di Taylor Swift
SDA
19.8.2024 - 21:33
Donald Trump è tornato dopo due giorni in Pennsylvania per il primo di una raffica di comizi quotidiani a tema negli Stati in bilico, come contraltare alla convention dem a Chicago.
19.08.2024, 21:33
SDA
Lunedì a York con focus su economia ed energia, martedì parlerà della lotta alla criminalità in Michigan e il giorno dopo in North Carolina di sicurezza nazionale insieme al suo vice JD Vance.
Infine l'immigrazione, giovedì in Arizona e venerdì in Nevada: sarà la sua settimana di campagna elettorale più intensa dalle primarie, tentando di contendere i riflettori al partito dell'Asinello.
I repubblicani alla Camera provano intanto a rovinare la festa e il discorso d'addio a Joe Biden nel primo giorno della kermesse, concludendo che è passibile di impeachment per aver favorito gli affari di famiglia quando era vicepresidente, pur senza raccomandare lo stato in messa d'accusa.
Il falso endorsement di Taylor Swift
«Chicago è una zona di guerra», attacca il tycoon di buon mattino su Truth, ricordando i numerosi omicidi in città e promettendo di combattere il crimine in America, anche se le ultime statistiche parlano di una sensibile riduzione sotto la presidenza Biden.
Frustrato dai sorpassi di Kamala Harris nei sondaggi e temendo di perdere ulteriore terreno con gli attesi endorsement delle star di Hollywood alla kermesse dem, l'ex presidente non esita a postare su Truth anche una serie di immagini di Taylor Swift generate con l'intelligenza artificiale sostenendo falsamente che la popstar gli ha dato l'endorsement. «Accetto», scrive dopo aver condiviso una serie di immagini in cui si vedono donne che indossano magliette con la scritta «Swifties for Trump».
Molte di queste foto sembrano chiaramente manipolate mentre un'altra è di un giornale satirico in cui si sosteneva che la cancellazione dei concerti di Taylor a Vienna per una minaccia terroristica avrebbero convinto la cantante a schierarsi con Trump.
C'è infine una foto della stessa Swift con addosso il costume dello Zio Sam: l'immagine, anche questa chiaramente manipolata, è accostata al messaggio «Taylor vuole che tu voti per Donald Trump».
La star non si è ancora espressa sul voto per la Casa Bianca ma nel 2020 aveva dato l'appoggio a Biden attaccando il tycoon per la sua reazione alle proteste per la morte dell'afroamericano George Floyd per mano della polizia di Minneapolis.
Trump fa i conti anche con l'estrema destra
Trump deve fare i conti anche con gli influencer dell'estrema destra, tra cui il suprematista bianco Nick Fuentes, che minacciano una «guerra» digitale contro i dirigenti della sua campagna Chris LaCivita e Susie Wiles per il posizionamento troppo morbido e mainstream su alcuni temi, dalla razza all'immigrazione.
La prima mossa, incassata come una vittoria dalla far-righ americana, è stata ingaggiare «falchi» della campagna precedente, come il controverso Corey Lewandowski, cacciato nel 2021 per molestie sessuali.
Non c'è l'unanimità per l'impeachment di Biden
I repubblicani di tre commissioni della Camera hanno intanto depositato il rapporto di 291 pagine in cui concludono che Biden «ha tenuto una condotta passibile di impeachment», accusandolo di abuso di potere e ostruzione della giustizia.
«Ha defraudato gli Stati Uniti per arricchire la propria famiglia» quando era vicepresidente, favorendo gli affari del figlio Hunter e del fratello James», accusano. In totale si tratterebbe di più di 27 milioni di dollari ricevuti da individui o entità straniere dal 2014, oltre prestiti per oltre 8 milioni mai rimborsati.
Ma non c'è la «smoking gun», la pistola fumante che avrebbe garantito la quasi unanimità nella risicata maggioranza dei deputati repubblicani. Tant'è che le commissioni hanno trasmesso il rapporto alla Camera senza raccomandare il voto d'impeachment e lo speaker Mike Johnson non prevede alcun passo per ora.
I dem cantano vittoria. Ma i repubblicani continuano ad usare l'arma delle inchieste parlamentari per gettare fango sugli avversari politici: ne hanno aperta una sulla Harris per la gestione della crisi migratoria e due sul suo vice Tim Walz, la prima sui suoi rapporti con la Cina, la seconda sul suo passato nella Guardia Nazionale.