Elezioni Sorpresa in Francia: trionfa la gauche, Le Pen arriva solo terza. Attal si dimetterà

SDA

7.7.2024 - 21:26

Mentre il popolo della gauche si è riversato spontaneamente a place de la République, a Parigi, per festeggiare una vittoria tanto più bella quanto insperata, è un brutto colpo per Marine Le Pen.
Mentre il popolo della gauche si è riversato spontaneamente a place de la République, a Parigi, per festeggiare una vittoria tanto più bella quanto insperata, è un brutto colpo per Marine Le Pen.
Keystone

Colpo di scena in Francia: si contavano i seggi mancanti a Marine Le Pen per la maggioranza assoluta ed è invece clamorosamente la gauche a trionfare, con il capo de La France Insoumise, Jean-Luc Mélenchon, a rivendicare il governo.

«Siamo pronti, Macron riconosca la sconfitta, ha il dovere di chiamare il Nuovo Fronte Popolare a governare», ha dichiarato Mélenchon.

Emmanuel Macron e la sua maggioranza uscente non crollano, com'era stato previsto, ma arrivano addirittura davanti all'estrema destra del Rassemblement National (Rn) di Le Pen, la grande sconfitta di stasera dopo il patto di desistenza siglato nei giorni scorsi contro di lei.

La sorpresa è totale, alla sinistra mancano comunque circa 90 seggi per la maggioranza assoluta, quindi la ricerca di una coalizione resta pienamente attuale.

La prima reazione giunta dall'Eliseo è stata la rivendicazione da parte di Macron, per settimane sotto il fuoco delle critiche a 360 gradi, della sua scelta di sciogliere l'Assemblée Nationale: «L'affluenza – a livello record del 67% – dimostra che i francesi dovevano esprimersi». Subito dopo, dall'entourage del presidente è arrivato un invito alla «prudenza», poiché i risultati non garantiscono di poter creare «una coalizione coerente».

Il NFP lontano dalla maggioranza assoluta

Il Nuovo Fronte Popolare avrebbe fra i 180 e i 215 seggi, lontano quindi dai 289 seggi necessari per la maggioranza assoluta. E il blocco di centro macroniano, a 150-180, non farà alcuna alleanza che comprenda Mélenchon e i melenchoniani. «Questa è la domanda – insiste l'Eliseo – se una coalizione coerente sia possibile per raggiungere i 289 deputati».

Poi, una fonte ufficiale dell'Eliseo ha chiarito che Macron «aspetterà la strutturazione della nuova Assemblée Nationale per prendere le decisioni necessarie. Il presidente, nel suo ruolo di garante delle istituzioni, veglierà sul rispetto della scelta sovrana dei francesi».

Le ipotesi che si stanno improvvisando in queste ore sono un governo di unione nazionale orientato verso il centro, con i riformisti della gauche e i Republicains, che hanno ottenuto – senza Eric Ciotti passato con Marine Le Pen – un risultato lusinghiero, ad oltre 60 seggi.

Mentre 20 giorni di dibattito sembrano ormai un ricordo – così come i proclami di Le Pen e Jordan Bardella che ancora 48 ore fa dettavano i loro obiettivi in politica estera, sull'Ucraina, o in politica economica e sociale, sull'immigrazione – la gauche già mostra tutte le sue profonde differenze.

«Bisogna parlare, bisogna discutere, bisogna dialogare»

A tuonare in queste prime ore di commenti sono i vincitori de La France Insoumise, la sinistra radicale che ormai era quasi sicura di rimanere fuori da qualsiasi accordo, con Mélenchon isolato all'opposizione.

Da Manon Aubry a Mathilde Panot a Manuel Bompard, i colonnelli di Mélenchon proclamano l'aumento del salario minimo e la pensione a 60 anni, chiedendo le dimissioni immediate del premier Attal.

Ma si fanno strada anche i personaggi che, probabilmente, avranno voce nei prossimi giorni nel tentativo di negoziare la coalizione con il centro e la destra moderata, unica soluzione ipotizzabile per il governo.

«Stasera siamo in testa – ha detto Raphaël Glucksmann, che ha trascinato ancora in alto il Partito socialista – ma di fronte a un'Assemblée Nationale divisa dobbiamo comportarci da adulti. Bisogna parlare, bisogna discutere, bisogna dialogare», ha insistito, sottolineando che «il cuore del potere è stato trasferito all'Assemblée Nationale, è necessario un cambiamento di cultura politica».

Un soffitto di cristallo più solido che mai

Mentre il popolo della gauche si è riversato spontaneamente a place de la République, a Parigi, per festeggiare una vittoria tanto più bella quanto insperata, è un brutto colpo per Le Pen. Dopo qualche portavoce, è comparso sul palco del quartier generale un Bardella per la prima volta scuro in volto.

Ha subito denunciato le «alleanze contro natura» fra i macroniani e la sinistra, che secondo lui hanno provocato la sconfitta del suo partito: «Purtroppo – ha detto – l'alleanza del disonore e i piccoli accordi elettorali fra Macron e Attal con l'estrema sinistra privano» gli elettori di un governo del Rassemblement e «gettano la Francia nelle braccia di Mélenchon».

Poi ha reso omaggio, con poca convinzione e non riuscendo a sorridere, «alla dinamica di cui gode il Rn che l'ha portato in testa al primo turno» e gli consente comunque di ottenere un numero storico di deputati, tra 120 e 150.

Una magra consolazione stasera, per un partito che era incerto fra il trionfo e la semplice vittoria. Il soffitto di cristallo che impedisce all'estrema destra di governare la Francia è oggi più solido che mai.

Attal: «Domani mattina mi dimetterò»

«Domani mattina mi dimetterò». Lo ha detto il premier francese Gabriel Attal evidenziando che dal voto non è emersa alcuna maggioranza assoluta.

«Questa sera nessuna maggioranza assoluta può essere data in mano agli estremi», ha commentato Attal, rimarcando poi: «Grazie alla forza dei vostri valori siamo riusciti e siamo rimasti in piedi e solidi».

«Vorrei congratularmi con i 577 deputati neo eletti. Tutti insieme rappresentano la nostra nazione. Questo scioglimento non l'ho scelto io, ma mi sono rifiutato di sopportarlo e con i nostri candidati abbiamo deciso insieme di lottare», ha sottolineato il primo ministro uscente.

«Grazie alla nostra determinazione e alla forza dei nostri valori resistiamo. Abbiamo il triplo dei deputati rispetto alle stime fornite all'inizio di questa campagna», ha poi aggiunto.