È giallo in Russia «Crepe nella cerchia di Putin». Ma Zakharova smentisce: «Mai detto»

SDA

12.3.2023 - 21:50

Il presidente russo Vladimir Putin
Il presidente russo Vladimir Putin
KEYSTONE

Ci sono «lotte intestine nella cerchia ristretta del Cremlino». Questa l'interpretazione del think tank americano Institute for the Study of War (Isw) alle parole pronunciate a una conferenza sull'informazione dalla portavoce del Ministero degli esteri russo Zakharova, che ha poi smentito. L'interessata ha pubblicato sul suo canale Telegram il testo del commento di Isw, con sopra stampato in rosso «fake».

L'Isw, un istituto che ha lo scopo dichiarato di «migliorare la capacità di eseguire operazioni militari» e «raggiungere gli obiettivi strategici degli Usa», si riferiva a una conferenza sulla tecnologia e l'informazione alla quale ha partecipato la portavoce della diplomazia russa.

Quest'ultima, al commento di un imprenditore del settore che auspicava il ritorno al controllo centralizzato dell'informazione come ai tempi dell'Unione Sovietica, ha risposto che il Cremlino non può più permettersi un tale approccio.

Ciò significa, scrive l'Isw, «che ci sono lotte intestine al Cremlino tra membri chiave della cerchia ristretta di Putin», il quale «non è apparentemente in grado di intraprendere un'azione decisiva per riprendere il controllo dello spazio informativo».

Nella sua risposta la portavoce lamenta che su di lei sono già state diffuse molte falsità, e ora si citano in modo distorto sue dichiarazioni su quanto avrebbe detto «con le parole chiave 'Cremlino', 'non è in grado', 'non può'». «Ricordatelo – afferma ancora Maria Zakharova – e ditelo agli altri: se scrivono da qualche parte che sto dicendo che non possiamo resistere, allora quella non sono io».

La Zakharova attacca anche Kuleba

La Zakharova ha anche attaccato Dmytro Kuleba per dichiarazioni riportate nei giorni scorsi da «La Repubblica» e «La Stampa» in cui il ministro degli esteri ucraino criticava duramente gli italiani che chiedono una fine negoziata del conflitto con la cessione di territori ucraini.

In particolare, la portavoce del Ministero degli esteri russo ha sottolineato una frase in cui Kuleba chiede se gli italiani sarebbero pronti a cedere la Calabria, la Sardegna, il Piemonte o l'Alto Adige. «È un peccato» afferma la Zakharova, che Kuleba «non precisi che gli italiani non hanno mandato carri armati in Piemonte e in Alto Adige e non hanno espulso dalle loro terre gli abitanti di Sardegna e Calabria».

Il video con le madri russe che si rivolgono a Putin

Intanto la CNN ha diffuso un video, ripreso dal canale russo Telegram Sota, che mostra una ventina di madri e mogli russe che chiedono al presidente Vladimir Putin di smettere di mandare i loro mariti e figli «al massacro» costringendoli a unirsi a gruppi d'assalto senza un addestramento o rifornimenti adeguati.

Il video mostra le donne con in mano un cartello con scritto in russo «580 Separate Howitzer Artillery Division», datato 11 marzo 2023. L'emittente americana sottolinea di non poter verificare indipendentemente le affermazioni fatte dalle donne nel video.

Accordo per l'esportazione del grano

Si torna intanto a parlare dell'accordo per l'esportazione del grano dai porti ucraini, in scadenza il 18 marzo. Maria Zakharova ha confermato che domani a Ginevra è in programma un incontro tra una delegazione russa e rappresentanti dell'Onu, ma ha ribadito che la proroga dell'intesa, in vigore dal luglio 2022, dipende per Mosca dall'applicazione anche di un memorandum di intesa con le Nazioni Unite per garantire il via libera alle esportazioni agricole russe.

Dalla Turchia il ministro della difesa si dice comunque convinto che l'accordo che consente l'esportazione di grano ucraino attraverso il Mar Nero sarà prorogato rispetto alla scadenza del 18 marzo.

Il primo accordo tra Russia e Ucraina era stato trovato a luglio con la mediazione di Istanbul e dell'Onu e aveva lo scopo di prevenire una crisi alimentare globale consentendo l'esportazione sicura del grano ucraino bloccato dall'invasione russa da tre porti. A novembre era stato prorogato per 120 giorni, con un rinnovo automatico previsto per il 18 marzo nel caso nessuna delle due parti si fosse opposta.

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