Ucraina Biden insiste: «Putin un macellaio, difenderemo la NATO»

SDA

27.3.2024 - 20:30

«Putin è un macellaio» e gli Stati Uniti «difenderanno ogni centimetro del territorio della Nato», anche se non manderanno truppe in Ucraina. Il presidente Joe Biden e la sua amministrazione mostrano i muscoli, facendo muro contro le accuse dello zar non solo a Kiev ma anche all'Occidente, in particolare a Usa e Gran Bretagna, di aver avuto un ruolo nel recente attentato di una branca dell'Isis a Mosca.

Il presidente Joe Biden tiene un discorso sull'assistenza sanitaria durante un evento a Raleigh martedì 26 marzo (immagine d'illustrazione).
Il presidente Joe Biden tiene un discorso sull'assistenza sanitaria durante un evento a Raleigh martedì 26 marzo (immagine d'illustrazione).
KEYSTONE/AP Photo/Matt Kelley

Il presidente ha offeso nuovamente il leader del Cremlino rispolverando un epiteto già usato lo scorso marzo in un incontro con i rifugiati ucraini a Varsavia.

Parlando in North Carolina della sua proposta di aumentare le tasse per le aziende e i paperoni, il commander in chief ha spiegato che i 400 miliardi di dollari che si ricaverebbero potrebbero essere usati per «ridurre drasticamente il deficit federale» ma anche «per fare tantissime altre cose (...) incluso assicurarci finalmente di proteggere l'Ucraina da quel macellaio di Putin», ha detto, vantandosi poi di non avere i capelli arancioni di Donald Trump.

Il mese scorso, mentre parlava del rischio sempre incombente di un conflitto nucleare, Biden aveva bollato Putin come «un pazzo figlio di...», suscitando la reazione sdegnata del Cremlino. Del resto in passato lo ha chiamato «assassino», «dittatore omicida», «criminale di guerra», arrivando persino a dire che «non può restare al potere».

Biden vuole evitare l'escalation

Il presidente americano ha rotto apertamente da tempo con lo «zar», ma sa di dover continuare a fare i conti con lui dopo la sua controversa rielezione. Per questo la sua amministrazione sta cercando di disinnescare il tentativo di Putin di usare la strage al Crocus City Hall come un pretesto per un'escalation con l'Occidente, nonostante gli Usa avessero ripetutamente avvisato pubblicamente e privatamente il governo russo della minaccia di un attentato da parte di estremisti islamici.

Il monito non era una mano tesa, ma il principio del «duty to warn», ossia il dovere dell'intelligence americana di condividere anche con gli avversari le informazioni su possibili attacchi terroristici.

Una prassi che non ha ripagato, viste le continue provocazioni di Mosca, anche ai confini con la Nato, come suggerisce il missile russo entrato nello spazio aereo polacco. Un episodio che ha spinto la portavoce del Pentagono Sabrina Singh a ribadire che «se un alleato della Nato venisse attaccato, cosa che certamente non vorremmo accadesse, difenderemo ogni centimetro dell'Alleanza».

Uno scenario da terza guerra mondiale, anche se Washington ha ribadito che non manderà truppe in Ucraina, affossando l'ipotesi evocata recentemente dal presidente francese Emmanuel Macron.

Gli USA negano il coinvolgimento di Kiev nell'attentato

Ma mentre gonfiano i muscoli, gli Usa continuano anche a gettare acqua sul fuoco sulle accuse russe a Kiev per la strage del Crocus: «Non c'è alcun commento da fare sul coinvolgimento dell'Ucraina, per la semplice ragione che non è avvenuto. Si tratta solo di propaganda, usata per continuare l'aggressione», ha tagliato corto il portavoce del Dipartimento di Stato Matthew Miller.

La Casa Bianca teme comunque che Putin stia sondando il terreno – anche ai confini con i Paesi baltici – e scommettendo che l'Alleanza alla fine non avrebbe il coraggio di andare allo scontro.

Nel frattempo spera che a breve la Camera americana voti i nuovi aiuti per Kiev, come ha promesso di fare lo speaker repubblicano Mike Johnson al ritorno dalle festività pasquali.

Due conflitti con tempi diversi

Questo consentirebbe a Biden di arrivare alle elezioni almeno in una situazione di stallo con la Russia sul fronte ucraino, mentre cerca una via d'uscita sempre più difficile su quello mediorientale, dopo lo strappo con Benjamin Netanyahu su Gaza.

Due conflitti che potrebbero seguire corsi diversi se tra sette mesi trionfasse il suo avversario Donald Trump, che flirta con Putin minacciando i paesi della Nato morosi e promette carta bianca a «Bibi».

Una vittoria, rivela il «New York Times», sempre più temuta dall'ex presidente Barack Obama, spingendolo ad un ruolo più attivo dietro le quinte della campagna democratica – con frequenti telefonate e consigli a Biden e al suo staff – e nella raccolta fondi, che giovedì lo vedrà insieme al suo ex vice e a Bill Clinton all'iconica Radio City Music Hall di New York: un evento raro che testimonia l'urgenza del momento.

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