Mar Baltico La Svezia chiude l'area marittima per indagine su Nord Stream

SDA

4.10.2022 - 08:25

La zona nel Mar Baltico dove è fuoriuscito il gas del Nord Stream 2 è stata chiusa per permettere agli inquirenti svedesi di fare le necessarie rilevazioni sul campo. Lo ha annunciato il procuratore Mats Ljungqvist.

In questa foto fornita dalle Forze armate danesi, l'equipaggio di un elicottero delle Forze armate monitora la fuga di gas nel Mar Baltico, giovedì 29 settembre 2022.
In questa foto fornita dalle Forze armate danesi, l'equipaggio di un elicottero delle Forze armate monitora la fuga di gas nel Mar Baltico, giovedì 29 settembre 2022.
KEYSTONE

«L'indagine continua e siamo in una fase intensa», ha detto il procuratore riportato dall'agenzia di stampa svedese TT.

«Capisco il grande interesse nella vicenda, ma siamo all'inizio dell'indagine preliminare e non posso dunque dare ulteriori dettagli sui metodi che stiamo usando», ha aggiunto Ljungqvist.

Già da diversi giorni la zona è monitorata dalla guardia costiera e dalla marina militare svedese che invita le imbarcazioni a deviare la rotta per non passare nell'area citando «motivi di sicurezza» legati alla fuoriuscita del gas.

Ci si prepara dunque a mandare i sommozzatori a fare le rilevazioni necessarie sul sottosuolo marino che si trova ad una profondità di circa 70-80 metri, secondo le autorità svedesi citate da TT.

Il punto di fuoriuscita di gas dal Nord Stream 2 si trova nella zona economica esclusiva svedese, mentre quelli dal Nord Stream 1 si trovano in zona danese.

Ma le perdite sono finite?

Una delle perdite dal Nord Stream 2 non si è fermata, al contrario è aumentata. Dopo che Gazprom aveva annunciato la fine delle fughe dal gasdotto sottomarino danneggiato, la Guardia costiera svedese rilancia l'allarme.

Durante un sorvolo sui punti di fuoriuscita effettuato nelle ultime ore, hanno spiegato le autorità di Stoccolma, la perdita dal Nord Stream 1 non era più visibile e si può quindi considerare esaurita. Tuttavia, «quella più piccola, proveniente dal Nord Stream 2, è invece leggermente più grande» di domenica e misura «circa 30 metri di diametro».

Una constatazione che contrasta con quanto già riferito dall'operatore del gasdotto che collega la Russia alla Germania, Nord Stream AG, e confermato dal principale azionista, il colosso russo Gazprom. «La pressione nella linea A del gasdotto Nord Stream 2 e in entrambe le linee del gasdotto Nord Stream 1 si è stabilizzata dopo le rotture – ha spiegato la compagnia – e le fughe di gas si sono fermate».

L'Occidente «È isterico»

Sull'origine dei danni, intanto, continua lo scontro. «Non è chiaro con chi collaborare per ripristinare il flusso del Nord Stream», perché su questa vicenda l'Occidente «è isterico», ha accusato il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov, tornando comunque a rassicurare sulla possibilità di riparare i metanodotti.

«Le condutture devono essere ripristinate, questo può essere fatto – ha spiegato -, ma per ora non ci sono tempistiche specifiche».

Un'altra via è possibile?

Intanto, Gazprom ha evocato la possibilità di tornare a fornire gas all'Europa in tempi brevi attraverso la linea B non danneggiata del Nord Stream 2, la cui entrata in funzione era stata bloccata dalla Germania alla vigilia dell'invasione dell'Ucraina.

«Se venisse presa la decisione di avviare le forniture», ha affermato la compagnia in una nota, «il gas naturale sarà pompato nel gasdotto, dopo il controllo dell'integrità del sistema e la conferma di questa possibilità da parte delle autorità di supervisione».

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