GuerraIl nuovo piano russo sul grano vuole tagliare fuori l'Ucraina
SDA
21.7.2023 - 22:09
La decisione di Mosca di sfilarsi dall'accordo del Mar Nero, provocando un terremoto alimentare mondiale, è frutto di «un piano per rifornire l'Africa del cereale e tagliare fuori l'Ucraina dai mercati globali». La rivelazione giunge dal Financial Times (FT) – che cita tre fonti che hanno familiarità con la questione – e delinea un quadro dettagliato sulle intenzioni del presidente russo Vladimir Putin.
21.07.2023, 22:09
SDA
Lo zar, scrive il giornale britannico, ha proposto un'iniziativa in base alla quale il Qatar pagherebbe Mosca per spedire il suo grano in Turchia, che lo distribuirebbe quindi ai «Paesi bisognosi».
Ma secondo le fonti, né il Qatar né la Turchia hanno accettato l'idea, che la Russia non ha ancora portato a livelli formali. Nel frattempo, Mosca blinda il Mar Nero annunciando di aver condotto una «esercitazione» militare nel nordovest del bacino.
E per il quarto giorno consecutivo ha scagliato la sua furia su Odessa, dove i missili Kalibr lanciati nella notte «hanno colpito terminal di grano distruggendo 120 tonnellate di cereali», secondo il governatore ucraino Oleg Kiper.
Nuove rotte per le forniture di grano
In base alla proposta russa – secondo una bozza visionata dal FT– Mosca avrebbe dovuto inviare fino a un milione di tonnellate di grano alla Turchia «su base preferenziale». Il Qatar avrebbe pagato interamente il conto e il grano sarebbe stato fornito ad Ankara per essere poi spedito in Africa.
Dopo che Putin si è tirato fuori dall'intesa questa settimana, «le persone coinvolte in questi colloqui hanno detto di aspettarsi che la Russia spinga la propria proposta al vertice Russia-Africa a San Pietroburgo la prossima settimana e quando visiterà la Turchia in agosto».
Ricostruzioni a parte, la Russia ha ufficialmente confermato che sta lavorando a nuove rotte per le forniture di grano: ai Paesi africani «saranno date garanzie» sulla loro richiesta di prodotti agricoli al vertice di San Pietroburgo alla fine di luglio, ha detto il viceministro degli Esteri russo Sergey Vershinin.
In chiaro, la Turchia sembra voler difendere a tutti i costi l'intesa raggiunta lo scorso anno: «Discuterò dell'accordo con il presidente russo Vladimir Putin. Credo che ne garantiremo la continuazione», ha detto Erdogan, ricevendo però il gelo del Cremlino: al momento nessun incontro con il presidente turco è attualmente in agenda di Putin, ha affermato il portavoce Dmitry Peskov.
In ogni caso, secondo Vershinin, contatti «ci saranno» per discutere la questione del grano, sul quale la Russia non intende cedere. Anzi, se necessario Mosca ispezionerà le navi che viaggiano nel Mar Nero per assicurarsi che non vengano utilizzate per il trasporto di armi.
La tensione sul Mar Nero resta insomma altissima, così come si scava il solco tra i due blocchi contrapposti nel conflitto. Con l'annuncio dell'addestramento delle forze speciali di Minsk da parte dei Wagner in Bielorussia, la Polonia ha deciso di spostare più truppe sul confine est.
In risposta, Putin ha affermato che qualunque aggressione contro la Bielorussia equivarrà ad attaccare la Russia, che risponderà con tutti i mezzi disponibili, mentre attende per domenica la visita a Mosca del fedelissimo Lukashenko.
Dall'altra parte del fronte, la Francia tira in ballo la Cina accusandola ancora una volta di fornire equipaggiamento miliare a Mosca. «Preferiremmo non lo facesse», è il commento di Emmanuel Bonne, consigliere del presidente francese Emmanuel Macron.
Kiev sta usando le bombe a grappolo
Sul terreno intanto la controffensiva ucraina ora si avvale delle controverse munizioni a grappolo statunitensi. Bombe che «vengono utilizzate da Kiev in maniera efficace», ha assicurato il portavoce della sicurezza nazionale della Casa Bianca John Kirby, mentre secondo Putin «gli sponsor occidentali» dell'Ucraina sono «insoddisfatti» di come vanno le cose al fronte.
Mentre i due governi in guerra si assicurano compattezza e lealtà nel proprio cerchio di funzionari e collaboratori. Secondo la CIA, Putin non ha dimenticato il «caso Prigozhin»: lo zar «pensa che la vendetta sia un piatto da servire freddo, quindi sarei sorpreso se Prigozhin sfuggisse a un'ulteriore punizione», secondo il direttore dell'intelligence americana William Burns.
Nel frattempo, anche Zelensky fa la conta dei suoi, perdendo prima il ministro della Cultura dimessosi dopo «incomprensioni sull'importanza della cultura in guerra», e poi licenziando il suo ambasciatore a Londra, Vadym Prystaiko, reo di averlo criticato.