Vertice Orban si congratula con Putin, l'UE arranca sulla difesa

SDA

21.3.2024 - 22:17

La presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola parla alla stampa a margine della riunione del Consiglio europeo a Bruxelles.
La presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola parla alla stampa a margine della riunione del Consiglio europeo a Bruxelles.
KEYSTONE

I 27 al Vertice europeo cercano uno scatto in avanti sulla difesa perché il futuro non promette nulla di buono e il tempo della pace, con i suoi dividendi, è ormai alle spalle. Che si debba fare di più, per l'Ucraina nell'immediato e per l'Europa stessa nel medio periodo, è abbastanza chiaro a tutti. Sul come dare all'Unione europea quell'autonomia strategica necessaria a tenere testa alla Russia di Putin, però, non c'è al momento accordo.

Tutto gira intorno ai soldi. E all'eterno dibattito debito sì-debito no. Ad aumentare il carico ci pensa poi il solito Viktor Orban: il suo portavoce, nel pieno del Consiglio, ha dichiarato che il premier magiaro si è ufficialmente «complimentato» con Putin per la sua rielezione. Unico leader europeo a farlo, al netto del serbo Aleksandar Vucic, che però è fuori dal perimetro dell'Ue.

Nella sua lettera al Cremlino Orban sottolinea che «la cooperazione tra Ungheria e Russia, basata sul rispetto reciproco, consente importanti discussioni anche in contesti geopolitici difficili» e ricorda come Budapest sia impegnata per «raggiungere la pace». Nulla di più diverso dall'atmosfera che si respira al Justus Lipsius.

«La guerra non è imminente»

Certo, alcuni Paesi si dicono allarmati per il tono eccessivamente pessimista espresso dal altri Stati membri. «La guerra non è imminente, non spaventiamo i cittadini», ha detto l'alto rappresentante per la politica estera dell'Ue Josep Borrell, che però ha ribadito la necessità di «prepararci per il futuro e aumentare le nostre capacità di difesa».

In apertura del vertice, dopo il pranzo con il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres, i leader si sono però collegati con Volodymyr Zelensky e si sono trovati davanti un presidente alquanto irato. «Vi ringrazio per gli aiuti militari», ha assicurato. «Ma le munizioni sono una questione vitale ed è umiliante per l'Europa la scarsa fornitura: potete darne di più ed è fondamentale dimostrarlo ora».

I 27 si sono dati da fare

Eppure i 27 si sono dati da fare. Il nuovo strumento di assistenza militare all'Ucraina da 5 miliardi è stato approvato e sul tavolo dei leader c'è la proposta sull'uso dei profitti degli asset russi per comprare armi (e munizioni) a Kiev.

La bozza di conclusioni, sul punto, invita il Consiglio a «portare avanti il lavoro» e, in generale, non si riscontrano criticità insormontabili, persino da parte dei soliti sospetti.

Come appunto l'Ungheria, che si dice «aperta» al negoziato (la parte di extragettito, il 10%, incanalata vero l'aiuto civile pare disegnata apposta per soddisfare le esigenze dei neutrali nonché di Budapest).

L'ipotesi di un «debito comune europeo»

Per quanto riguarda invece le risorse da destinare al riarmo europeo, il compromesso al momento sembra essere quello di chiedere alla Commissione un rapporto sulle «possibili opzioni», da discutere al vertice di giugno.

La Francia, insieme ai Baltici, la Romania e il Portogallo, ha fatto però circolare una lettera, indirizzata all'alto rappresentante, in cui si cita espressamente l'ipotesi di «debito comune europeo», da percorrere anche unitamente ad altre soluzioni, come nuove linee guida per la Banca europea per gli investimenti (Bei).

«Dopo il Covid abbiamo messo in campo strumenti senza precedenti e anche ora, alla luce dell'aggressione russa, dobbiamo fare la storia», si legge nella lettera, in cui si fa riferimento persino alla necessità di arrivare a un'economia di guerra per far fronte a Mosca. Ecco, sono questi i toni che certe capitali giudicano «esagerati».

In agenda anche la guerra a Gaza

Ma non c'è solo il conflitto in Ucraina a campeggiare nell'agenda del primo giorno del vertice: l'Ue, infatti, deve fare i conti anche con il Medio Oriente e la crisi in corso a Gaza.

Ecco che, nelle conclusioni del Consiglio europeo approvate questa sera, si «chiede una pausa umanitaria immediata che porti a un cessate il fuoco sostenibile, al rilascio incondizionato di tutti gli ostaggi e alla fornitura di assistenza umanitaria». Si vedrà se il linguaggio sopravvivrà al confronto (Repubblica Ceca e Ungheria avevano delle remore).

Inoltre «il Consiglio europeo sollecita il governo israeliano a non intraprendere un'operazione di terra a Rafah». Una simile operazione, viene affermato, «peggiorerebbe la già catastrofica situazione umanitaria e non permetterebbe la fornitura urgente di servizi di base e di assistenza umanitaria».

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