Israele Non arretra la protesta contro la riforma di Netanyahu

SDA

11.7.2023 - 20:34

Continuano le proteste di massa in Israele contro la riforma giudiziaria del premier Benjamin Netanyahu
Continuano le proteste di massa in Israele contro la riforma giudiziaria del premier Benjamin Netanyahu
Keystone

La protesta in Israele contro la riforma giudiziaria di Benjamin Netanyahu non si ferma.

11.7.2023 - 20:34

Anzi si intensifica, come ha mostrato il «Giorno di resistenza» svoltosi a livello nazionale dopo l'approvazione alla Knesset da parte della maggioranza in prima lettura (su 3) della modifica della 'clausola di ragionevolezza', uno dei punti più controversi della riforma voluta dal governo di destra del premier.

Cominciata questa mattina in molte località del Paese, la protesta ha avuto il suo culmine all'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv con circa 10 mila manifestanti, in base a stime dei media, che a più riprese hanno intonato l'inno nazionale «Hatikvà». La polizia finora, secondo le stesse fonti, ha fermato oltre 70 dimostranti (circa 100 secondo stime delle forze dell'ordine) tra Gerusalemme, Haifa, Tel Aviv e molte altre località del Paese.

Le organizzazioni contrarie alla riforma hanno annunciato una intensificazione delle proteste in quello che è oramai un vero e proprio braccio di ferro con l'esecutivo che prosegue da oltre 6 mesi.

Scontro con la polizia a Tel Aviv

A Tel Aviv si sono avuti scontri con la polizia che ha usato i cannoni d'acqua dopo che i dimostranti avevano bloccato una delle arterie principali, la Ayalon. Sempre a Tel Aviv, sul lungomare, manifestanti hanno protestato davanti all'ex ambasciata statunitense chiedendo all'amministrazione del presidente Biden di continuare «a stare al fianco dei dimostranti che senza sosta stanno combattendo per la democrazia israeliana».

E ulteriori azioni sono previste nei prossimi giorni mentre si intensificano gli annunci dei riservisti di vari settori delle forze armate intenzionati a non presentarsi al richiamo e quelli dei settori di punta dell'economia israeliana contrari alla riforma.

Il quotidiano liberal Haaretz – apertamente schierato con le proteste – ha calcolato che, da gennaio scorso ad oggi, l'annunciata riforma ha provocato perdite per circa 40 miliardi di euro ed il corrispettivo deprezzamento dello shekel rispetto all'euro e al dollaro. Arnon Ben David, segretario generale del sindacato nazionale Histadrut ha fatto appello a Netanyahu a «fermarsi». «La palla è nel tuo campo. Dove vuoi trascinare Israele?», ha domandato al premier.

Il governo non vuole rallentare

Ma il governo per ora non sembra intenzionato a rallentare: per la fine del mese, prima della chiusura della Knesset, vuole concludere l'approvazione della «clausola di ragionevolezza». Questa consentiva finora alla Corte Suprema di stoppare provvedimenti del governo, di singoli ministri e di funzionari eletti.

Ad esempio, la nomina a ministro dell'interno e della sanità di Arieh Deri, esponente religioso di spicco della maggioranza ma anche più volte condannato per reati fiscali. Una decisione che Netanyahu dovette accettare su ingiunzione della Corte Suprema.

Se invece la modifica della clausola passerà la terza lettura, questo non sarà più possibile e, secondo molto analisti, Deri tornerà ministro. Netanyahu ha difeso la riforma: «Non è la fine della democrazia – ha rivendicato – ma rafforzerà la democrazia».

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