Medio Oriente Netanyahu pronto al fronte nord, stallo nei colloqui

SDA

5.6.2024 - 21:07

Se il Libano rischia di diventare la prossima guerra aperta di Israele, quella a Gaza vede di nuovo ridursi gli spazi per un'intesa con Hamas per una tregua e il ritorno degli ostaggi.

Il premier israeliano Benyamin Netanyahu (immagine illustrativa).
Il premier israeliano Benyamin Netanyahu (immagine illustrativa).
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Lo Stato ebraico è «pronto a un'azione molto forte nel nord», ha ammonito il premier Benyamin Netanyahu in visita nella cittadina di Kiryat Shmona, vicino al confine libanese, colpita da vasti incedi provocati dai droni lanciati dagli Hezbollah. «In un modo o nell'altro – ha avvisato – ripristineremo la sicurezza al nord del Paese».

Il monito di Netanyahu ha fatto seguito a quello dell'Idf (l'esercito israeliano) che martedì ha apertamente parlato di un'operazione a cui manca solo il bollo del governo. E la tensione non accenna a scendere, tra i razzi e i droni lanciati da oltre confine e i continui raid israeliani in una fascia sempre più larga del territorio libanese.

Nella cittadina israeliana di Hurfeish a poca distanza dalla frontiera, i droni – rivendicati dai miliziani sciiti libanesi – hanno provocato il ferimento di 11 persone, di cui uno grave. Almeno uno – ha poi fatto sapere l'esercito – era carico di esplosivo.

Road map per Gaza in difficoltà

Per il fronte sud, invece, la road map per Gaza rilanciata dal presidente americano Joe Biden – che ha l'appoggio della comunità internazionale – sembra incontrare crescenti difficoltà, nonostante gli sforzi congiunti dei mediatori di Qatar, Egitto e gli stessi Usa. Lo scoglio principale – su cui tutto potrebbe naufragare – è sempre lo stesso: la tregua temporanea, come vuole Israele, o totale, come chiede Hamas.

La fazione islamica – ha detto il suo leader Ismail Haniyeh – tratterà «seriamente e positivamente» qualsiasi cessate il fuoco che si basi su un completo stop alla guerra, il ritiro dell'esercito israeliano dalla Striscia e uno scambio ostaggi-detenuti palestinesi». Hamas – ha aggiunto – sta conducendo «i negoziati armata di questa posizione che rappresenta la volontà del nostro popolo e della sua valorosa resistenza».

A Doha la delegazione di Hamas ha visto il il primo ministro del Qatar Mohammed bin Abdulrahman Al Thani e il capo degli 007 egiziani Abbas Kamel. In precedenza Al Thani e Kamel si sono incontrati con il capo della Cia William Burns, anch'egli nella capitale qatarina per portare avanti l'accordo sul cessate il fuoco e gli ostaggi.

Da Israele, il ministro della Difesa Yoav Gallant ha ribadito che «tutti i negoziati con Hamas avverranno solo sotto il fuoco». In ricognizione aerea sul confine con Gaza e poi sul Libano, Gallant ha sottolineato che «gli attacchi dell'Idf sono visibili su ogni fronte. Andremo avanti e logoreremo il nemico».

La destra radicale minaccia di far cadere l'esecutivo

Fatto sta che la possibile intesa è vista come fumo negli occhi dalla destra radicale di governo di Israele che minaccia di far cadere l'esecutivo. Bezalel Smotrich, leader di 'Sionismo religioso' e ministro delle Finanze, ha ripetuto che si opporrà a un accordo che prevede lo scambio degli ostaggi israeliani con «terroristi che hanno il sangue sulle loro mani» e che non garantisce l'eliminazione di Hamas.

L'altro falco della destra radicale, Itamar Ben Gvir, è andato più in là ed ha annunciato che il suo partito, 'Potere ebraico', non voterà con la coalizione di governo finché Netanyahu non renderà noto integralmente l'accordo sulla possibile tregua con Hamas.

Il Consigliere per la sicurezza nazionale Usa, Jake Sullivan, ha provato a buttare acqua sul fuoco: «Israele – ha detto – è una democrazia chiassosa, ma il governo israeliano ha riconfermato più volte che la proposta è ancora sul tavolo e spetta ad Hamas accettarla».

Intanto l'Idf – che continua ad operare nel centro e nel sud della Striscia – si appresta a richiamare altri 50 mila riservisti, destinati a Gaza, per un totale a fine agosto di 350mila. La cifra più alta di sempre.

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