Guerra in Medio Oriente Arrestati 7 israeliani ritenuti «spie di Teheran». Blinken torna in Israele per l'11ma volta

SDA

21.10.2024 - 22:07

Antony Blinken e Benjamin Netanyahu
Antony Blinken e Benjamin Netanyahu
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Sette israeliani sono stati arrestati con l'accusa di essere delle spie al soldo dell'Iran e di aver favorito l'ultimo attacco di Teheran. Mentre a due settimane dalle elezioni americane, il segretario di Stato americano Antony Blinken torna in Israele per la sua undicesima visita nella regione dopo il 7 ottobre.

Il tempo stringe per l'amministrazione Biden per poter portare a casa un risultato, o almeno un piano concordato, verso un cessate il fuoco sui due fronti caldi di Gaza e Libano prima del voto.

In particolare dopo l'uccisione del leader di Hamas, Yahya Sinwar, Blinken ribadirà a Benyamin Netanyahu «l'importanza di porre fine alla guerra a Gaza, garantire il rilascio di tutti gli ostaggi e alleviare le sofferenze del popolo palestinese».

Il tempo stringe, infatti, ancor di più per i prigionieri israeliani ancora nella Striscia e per i loro familiari in attesa da oltre un anno, tormentati da notizie altalenanti su liberazioni imminenti o, peggio, sulla morte di uno di loro.

Notizie che anche Hamas contribuisce a diffondere in una sorta di guerra psicologica, come quella sull'uccisione di una donna ostaggio nel nord della Striscia «in circostanze da chiarire» affidata ad Al Jazeera e poi smentita in serata dall'Idf.

Stato ebraico consegna agli USA un piano per una soluzione diplomatica

Gli Stati Uniti sono al lavoro anche sul fronte nord, con l'inviato di Biden Amos Hochstein che a Beirut ha ribadito la volontà di Washington di porre fine al conflitto tra Hezbollah e Israele «il prima possibile», sottolineando tuttavia come ormai la risoluzione 1701 dell'Onu non sia più sufficiente a garantire la pace tra i due Paesi, e annunciando che gli Stati Uniti stanno lavorando a una nuova formula che possa chiuderla una volta per tutte.

Secondo quanto riporta Axios, citando funzionari Usa e israeliani, lo Stato ebraico avrebbe già consegnato agli USA un proprio piano per una soluzione diplomatica: la proposta prevede che l'Idf possa schierare una «forza attiva» per evitare che Hezbollah si ricostituisca vicino al confine e che l'aeronautica militare possa operare liberamente nello spazio aereo libanese.

Proposta che però, stando anche a fonti americane, sarebbe difficilmente accettabile dalla comunità internazionale e dallo stesso Libano: «Non esiste alternativa alla risoluzione 1701», ha di fatto già replicato il premier Najib Mikati, lasciando però aperta la porta a «nuove intese» per implementarla.

Arrestati 7 israeliani per aver raccolto informazioni su siti militari sensibili

Netanyahu dal canto suo potrebbe chiedere conto a Blinken della fuga di notizie dal Pentagono che ha fatto finire online i piani israeliani per la risposta all'attacco dell'Iran del 1. ottobre. Attacco che lo Stato ebraico non può lasciare impunito, ancor meno dopo il drone lanciato da Hezbollah verso la casa del premier a Cesarea e dopo che Israele ha smantellato una rete di spie che lavorava al soldo di Teheran.

L'ufficio del procuratore di Stato ha riferito dell'arresto di 7 israeliani, tra cui un soldato disertore e due minorenni, accusati di aver fotografato e raccolto informazioni su siti militari sensibili, tra cui il quartier generale di Kirya a Tel Aviv e alcune basi aeree colpite proprio dai missili iraniani e dai droni di Hezbollah nei recenti attacchi.

In attesa della reazione di Israele – il cui via libera «sarà approvato all'ultimo minuto» – l'Iran ha già fatto sapere che risponderà a sua volta e senza esitazione a un contrattacco israeliano, in un'escalation che appare senza fine.

Per aiutare lo Stato ebraico a «proteggersi» da un'ulteriore rappresaglia della Repubblica islamica, gli Stati Uniti hanno dispiegato in Israele la batteria di difesa missilistica Thaad: il sistema è «in posizione» e «abbiamo la capacità di metterlo in funzione molto rapidamente», ha avvertito il segretario alla Difesa Lloyd Austin da Kiev.

L'Idf continua a martellare sui diversi fronti aperti

Sul terreno intanto l'Idf continua a martellare sui diversi fronti aperti. In diverse località del Libano prendendo di mira il braccio finanziario del partito di Dio, al Qard al Hassan, che ha minacciato «occhio per occhio, dente per dente».

I media libanesi riportano inoltre l'uccisione di almeno 7 persone, tra cui un bambino, in raid su Baalbek e Tiro. E di almeno 3 ambulanze colpite in 24 ore, con la morte di quattro soccorritori. Secondo l'esercito israeliano, Hezbollah ha lanciato su Israele 150 razzi: cinque, intercettati in mare, hanno costretto l'aeroporto Ben Gurion a sospendere i voli per diversi minuti.

È stata attribuita a Israele anche l'esplosione di un'auto in piena Damasco – già teatro di raid mirati da parte dell'Idf – nel quartiere di Messah, che ospitava una cerimonia in memoria di Sinwar.

Secondo l'Osservatorio siriano per i diritti umani, un missile ha centrato l'auto uccidendo due persone: una di loro non era siriana. Per i media israeliani, si trattava del responsabile del trasferimento di armi dall'Iran a Hezbollah.

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