Conflitto russo-ucraino Ritorno alla Guerra Fredda: Rutte guida la NATO verso un massiccio aumento delle forze armate

SDA

6.10.2024 - 20:48

ll nuovo segretario generale della NATO Mark Rutte vuole di più,
ll nuovo segretario generale della NATO Mark Rutte vuole di più,
Keystone

Appena insediato come segretario generale della NATO, Mark Rutte ha delineato un'ambiziosa agenda di rafforzamento militare per l'Alleanza, chiedendo ai membri di aumentare significativamente le loro capacità difensive in risposta alla minaccia di Mosca.

Il nuovo corso di Mark Rutte non si fa attendere. Appena ricevuto il testimone da Jens Stoltenberg, il neo segretario generale della Nato ha messo in chiaro le sue priorità: sostenere Kiev e prepararsi a fronteggiare la minaccia di Mosca con un massiccio piano di rafforzamento dello scudo difensivo occidentale.

L'Alleanza, secondo alcuni documenti riservati citati dal quotidiano tedesco «Die Welt», è pronta allora a chiedere ai governi di schierare quasi cinquanta brigate in più: oltre 150mila soldati da reclutare ex novo o trasferire da altri corpi delle forze armate nazionali, a cui affiancare nuovi sistemi Patriot, Iris T-Slm e Skyranger.

Un ritorno ai grandi numeri della Guerra fredda che, prima di finire sul tavolo della ministeriale Difesa il 17 e 18 ottobre a Bruxelles, potrebbe interessare anche i colloqui al vertice sull'Ucraina convocato da Joe Biden il 12 ottobre nella base di Ramstein, a margine del confronto con il presidente Volodymyr Zelensky.

Piglio decisamente più politico rispetto al robotico predecessore, al suo debutto Rutte si è affrettato a chiedere agli alleati di non addurre scuse per dribblare l'impegno economico e militare necessario. Nei mesi scorsi, gli alleati hanno ricevuto «la totalità delle capacità minime richieste» per difendere ogni centimetro del territorio e chiudere le falle individuate dagli esperti militari. Un piano stilato dal generale statunitense Christopher Cavoli e dall'ammiraglio francese Pierre Vandier, che prevede un significativo aumento dei ranghi: si passerà dalle 82 brigate di combattimento ritenute sufficienti prima dell'invasione russa in Ucraina a 131.

Sarà inoltre necessario rimpinguare le attrezzature in termini di difesa aerea, munizioni, armi di precisione a lungo raggio, logistica e trasporti: la dotazione di unità antiaeree terrestri per proteggersi dagli attacchi missilistici dovranno aumentare da 293 a 1467, mentre il numero di elicotteri dovrebbe salire da 90 a 104. E, sebbene il disegno si riferisca agli anni successivi al 2030, i due comandanti dell'Alleanza hanno chiesto che «gli appalti per le capacità più urgenti siano avviati il più rapidamente possibile».

Gli obiettivi, tutti vincolanti, saranno presentati ai ministri della Difesa a Bruxelles, aprendo ancora una volta la discussione sull'esigenza di «significative risorse finanziarie aggiuntive» da dispiegare. Con tutta probabilità, viene evidenziato nei documenti, «ben oltre» quel 2% che, pur rappresentando il minimo sindacale richiesto con forza dall'inizio del conflitto scatenato dal Cremlino, a oggi soltanto 23 Paesi Nato sui suoi 32 membri riescono ad assicurare.

La quantità di stanziamenti sarà comunque determinata dalla «ricchezza relativa e dalle dimensioni della popolazione di un alleato». Ma il frugale Rutte si vedrà costretto a vestire i panni di colui che chiede di mettere mano al portafoglio.

Gli alleati potrebbero parlarne a livello di leader già a Ramstein, dove il focus sarà comunque sul «piano di vittoria» preannunciato da Zelensky, con «passi chiari e concreti verso una fine giusta della guerra». Rifiutare i piani di difesa non viene considerato, in gergo diplomatico, «consigliabile»: farlo - anche considerata la volontà di Mosca di portare la sua spesa militare ai livelli record del 25% del Pil - «metterebbe in dubbio la credibilità dell'intera alleanza».

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