PandemiaLa Cina vaccina l’Europa e punta alla scissione
Sven Hauberg
3.3.2021
La Cina ha spedito in Europa centinaia di migliaia di dosi di Sinopharm, il vaccino di sua concezione. Secondo un esperto, con tale manovra Pechino starebbe cercando di «cambiare la percezione del proprio ruolo nella pandemia».
Sven Hauberg
03.03.2021, 11:46
Nemmeno il dipartimento di propaganda cinese avrebbe potuto escogitare una campagna pubblicitaria migliore. Domenica scorsa Viktor Orbán, Primo ministro dell’Ungheria, ha postato varie foto su Facebook, che lo ritraggono durante la somministrazione di un’iniezione nella parte superiore del braccio sinistro. Un’altra immagine mostra il vaccino ricevuto da Orbán: quello del produttore cinese Sinopharm. «Vaccinato», scrive Orbán sopra le immagini.
L’Ungheria ha già ricevuto circa 550'000 dosi del vaccino cinese e si prevede che ogni mese verranno vaccinate circa 250'000 persone. «L’Ungheria ha stipulato un contratto per cinque milioni di dosi», spiega Grzegorz Stec del Mercator Institute for China Studies (Merics) di Berlino. «La decisione è dovuta al fatto che l’acquisto dei vaccini nell’UE si sta dimostrando più lenta del previsto», ha dichiarato l’esperto sulle relazioni tra Cina e UE a «blue News».
Già a maggio 2020 il Capo di Stato e di governo cinese Xi Jinping aveva annunciato che il suo Paese avrebbe condiviso un vaccino con il mondo intero non appena questo fosse stato disponibile. «Un vaccino dalla Cina», aveva proclamato Xi, «sarà un bene pubblico».
Xi ha tenuto fede da tempo alla prima parte di questa promessa: vari Paesi del mondo iniettano il prodotto del gruppo Sinopharm, dal Brasile al Bahrein. Tuttavia il vaccino non è un «bene pubblico»: ad esempio, mentre lunedì le Filippine hanno potuto dare avvio alla propria campagna vaccinale con l’aiuto di 600'000 dosi donate dalla Cina, altri Paesi sono stati invitati a pagare.
Centinaia di migliaia di dosi per l’Europa orientale
In Europa, il Montenegro è uno dei Paesi ai quali la Cina dovrebbe fornire vaccini gratuiti: il governo di Pechino ha promesso una fornitura di 30'000 dosi. Al contrario, la Serbia si è già assicurata circa 1,5 milioni di dosi di Sinopharm, le quali sono state consegnate dietro pagamento.
Tuttavia, a differenza dell’Ungheria la maggior parte dei Paesi dell’UE rifiuta le offerte provenienti dalla Cina. Il vaccino del Celeste Impero possiede un’efficacia significativamente minore rispetto ai prodotti della concorrenza e la sua sicurezza continua a destare preoccupazioni. Inoltre, sussistono riserve sull’abbandono della strategia vaccinale comune dell’UE, riserve che tuttavia si affievoliscono sempre più con il perdurare della pandemia.
Da qualche tempo, anche la Repubblica Ceca sta concretamente pensando di rivolgersi a Sinopharm. Nel Paese dell’Europa orientale, come nel resto dell’UE, la campagna vaccinale procede a rilento; in particolare, Praga continua a riportare tassi di infezione estremamente elevati.
«Secondo un sondaggio risalente all’inizio di gennaio, meno del 30 per cento degli ungheresi era disposto a essere vaccinato con Sinopharm, mentre quasi il triplo era pronto ad accettare vaccini di produttori occidentali», afferma Grzegorz Stec di Merics. «Tuttavia l’opinione pubblica nei confronti del prodotto di Sinopharm potrebbe migliorare nel tempo». Campagne pubblicitarie come quelle di Victor Orbán possono essere d’aiuto in tal senso.
Campagna contro Biontech
Intanto, la Cina sta testando vaccini di produzione occidentale con l’intento di screditarli. All’inizio di gennaio i media nazionali hanno pubblicato vari articoli che evidenziavano presunti problemi di sicurezza per il vaccino di Biontech e Pfizer, utilizzato anche in Svizzera. Al contrario, secondo quanto riportato, i vaccini cinesi sarebbero sicuri.
«Saranno necessarie alcune settimane per valutare il successo del progetto cinese», ritiene Stec. «Attualmente sembra che il punto di forza del vaccino di Sinopharm in Europa sia la sua disponibilità, piuttosto che la sua presunta qualità o affidabilità superiore».
Da un lato, con gli accordi di vaccinazione europei, la Cina punta naturalmente a ottenere un guadagno economico, afferma Stec. «Dall’altro vi è anche un motivo politico: la Cina sta cercando di cambiare la percezione del proprio ruolo nella pandemia». Con la sua diplomazia in materia di vaccinazioni, Pechino potrebbe «presentarsi come un attore costruttivo e responsabile, pronto a fornire sostegno ai propri partner». Questo limiterebbe le «questioni sulla gestione scorretta da parte della Cina dell’ondata iniziale della pandemia».
Inoltre, secondo Stec, Pechino starebbe cercando di «presentare il proprio modello di governance come più efficiente».
In particolare in Europa orientale, Pechino incontra sempre più ascolto, soprattutto da quando la Cina ha promesso investimenti in vari Paesi nell’ambito dell’iniziativa nota come Nuova via della Seta. Da tempo i rappresentanti dell’UE mettono in guardia su una possibile scissione europea. Ma in alcuni Paesi l’euforia iniziale ha già ceduto il posto alla disillusione e la preoccupazione di un eccessivo influsso da parte di Pechino si è mescolata alla delusione per il mancato arrivo degli investimenti promessi.
L’umore peggiora
La Cina sembra avere notato che l’umore in Europa orientale sta lentamente peggiorando: alcuni capi di Stato si sono astenuti dal presenziare al vertice 17+1, un’ampia consultazione tra la Cina e 17 Paesi dell’Europa centrale e orientale tenutasi online a inizio febbraio. Pechino, invece, aveva inviato, anche se solo virtualmente, il suo uomo più importante: Xi Jinping.
Il messaggio è stato chiaro: Pechino non intende lasciarsi sfuggire l’occasione offerta dalla crisi europea, acuita dalla pandemia. Anche se questo significa che i vaccini cinesi vengono iniettati sempre più in braccia straniere, mentre ad oggi nella stessa Cina restano poche le persone alle quali è stato offerto il vaccino.
Secondo quanto comunicato su richiesta dall’autorità competente Swissmedic, in Svizzera i produttori cinesi non hanno ancora presentato alcuna domanda di approvazione per i propri vaccini.
Non è noto se il governo abbia richiesto o ottenuto offerte di vaccini prodotti in Cina. Interpellato, l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) si è limitato a dichiarare di essere «in contatto con diversi produttori» e di non poter fornire dettagli «per ragioni di negoziazione strategica». «Essendo difficile prevedere il decorso della pandemia», la Svizzera rimane «attiva» nell’acquisto di vaccini.