Colpite ditte cinesi L'Ue sanziona Mosca, Londra invece i carcerieri di Navalny

SDA

21.2.2024 - 21:08

L'Unione europea vara un nuovo giro di vite contro la Russia per la guerra in Ucraina, approvando il 13esimo pacchetto sanzioni, che mira principalmente a colpire la filiera dei droni e a ridurre la capacità di Mosca a mettere le mani sui componenti «dual use» (militari-civili) necessari alla loro fabbricazione.

La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen in un'immagine del 6 febbraio 2024.
La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen in un'immagine del 6 febbraio 2024.
KEYSTONE

21.2.2024 - 21:08

Ecco allora che, in una prima assoluta, nella lista nera finiscono pure tre società della Cina continentale. Non solo. Nel mirino – stando alle indiscrezioni – ci sono anche imprese basate in India, Turchia, Serbia e Thailandia.

«Dobbiamo continuare a indebolire la macchina da guerra di Putin», ha commentato la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen accogliendo con favore la decisione dei 27 rappresentanti permanenti.

«Con 2'000 designazioni totali manteniamo alta la pressione sul Cremlino e stiamo riducendo ulteriormente l'accesso della Russia ai droni».

Difficile eseguire le sanzioni

Il focus, dunque, è sull'elusione, come già avvenuto in passato. Perché ormai è in corso un braccio di ferro tra l'Occidente e Mosca proprio sulla capacità di attuarle, le sanzioni.

Insomma, un conto è annunciarle, un altro far sì che mordano veramente. E stando alle prove raccolte sul campo dagli ucraini, molti dei componenti banditi trovano comunque il modo per finire nei droni e nei missili russi.

«Con questo pacchetto stiamo intraprendendo ulteriori azioni contro enti coinvolti nell'elusione, nel settore della difesa e in quello militare», nota appunto l'Alto rappresentante dell'Ue per la politica estera Josep Borrell.

Lotta contro il rapimento dei bambini ucraini

Ma l'azione dell'Ue prosegue. Sul lato delle designazioni individuali (che si conosceranno ufficialmente solo con la pubblicazione in gazzetta) ci sarà – a quanto si apprende – un colpo forte a chi si è reso responsabile del rapimento dei bambini ucraini, portati in Bielorussi e Russia e quindi adottati.

Una pratica odiosa che Kiev ha denunciato più volte, costata a Vladimir Putin il mandato di arresto da parte della Corte penale internazionale dell'Aja.

Tra i nomi eccellenti trapela poi quello di Kang Sun-nam, ministro della difesa della Corea del Nord, sottoposto al congelamento dei beni e al divieto d'ingresso nell'Ue per la fornitura di missili e munizioni alla Russia.

Restano pochi settori da sanzionare

Il pacchetto ora sarà sottoposto a procedura scritta e approvato formalmente il 24 febbraio, secondo anniversario dell'invasione.

Ma i 27, assicurano fonti diplomatiche, già dalla prossima riunione del Comitato dei rappresentanti permanenti (Coreper) si metteranno al lavoro per concordare una nuova ondata di sanzioni, questa volta settoriali. Qui la partita si fa difficile.

«Non c'è rimasto molto», spiega un diplomatico. Inoltre gli interessi dei singoli paesi rendono la via stretta. Ci sarebbero l'alluminio, il nucleare, il gas liquefatto.

Ma sinora i veti incrociati non hanno permesso grandi passi avanti. C'è poi la possibilità di un pacchetto-Navalny, disegnato per colpire chi si è reso corresponsabile della sua morte.

Londra sanziona i carcerieri di Navalny

Londra, sul punto, ha messo il turbo. Il governo britannico di Rishi Sunak ha infatti annunciato di aver imposto sanzioni su sei funzionari russi, additati come presunti responsabili della morte in carcere del dissidente.

Gli individui sanzionati non potranno viaggiare nel Regno Unito e si vedranno congelare asset eventualmente individuabili dalle autorità britanniche.

Si tratta del comandante della colonia penale siberiana in cui Navalny è morto da detenuto, il colonnello della guardia penitenziaria Vadim Kalinin, e di cinque suoi vice (i tenenti colonnelli Sergey Korzhov, Vasily Vydrin, Vladimir Pilipchik, Aleksandr Golyakov e Aleksandr Obraztsov).

SDA