Guerra L'Iran colpisce anche in Pakistan, caos in Medio Oriente

SDA

17.1.2024 - 20:46

L'intero Medio Oriente è ormai una polveriera: dopo Gaza, il Libano ed il Mar Rosso, il perimetro delle turbolenze continua ad estendersi. L'Iran nello spazio di 24 ore ha prima lanciato attacchi in Siria e Iraq e poi si è spinto fino al Pakistan, a caccia di «terroristi» e «spie del Mossad», i servizi segreti israeliani focalizzati sulle operazioni all'estero. Provocando le proteste dei paesi confinanti e la minaccia di ritorsioni.

Dei palestinesi attraversano un'area distrutta nel campo profughi di Al Nusairat, nel sud della Striscia di Gaza, il 16 gennaio 2024. 
Dei palestinesi attraversano un'area distrutta nel campo profughi di Al Nusairat, nel sud della Striscia di Gaza, il 16 gennaio 2024. 
KEYSTONE/EPA/MOHAMMED SABER

L'iniziativa di Teheran è un'altra miccia innescata dal cosiddetto Asse della resistenza, che dal 7 ottobre moltiplica focolai di crisi sfidando gli «apostati» sunniti amici dell'Occidente, lo Stato ebraico e gli Stati Uniti, e mettendo sempre più in crisi proprio la pax americana.

In questo fronte sciita in ebollizione l'Europa guarda con particolare preoccupazione agli Houthi in Yemen, per i danni prodotti al commercio marittimo dai loro raid ai mercantili. La risposta che si profila è una nuova missione militare dei 27, dedicata alla protezione delle navi civili.

Il raid iraniano in Pakistan è stato condotto ieri contro un «gruppo terrorista» che aveva «cercato di infiltrarsi sul nostro territorio per compiere sabotaggi», ha riferito il governo di Teheran. Il blitz, con droni e missili, ha preso di mira il quartier generale del Jaish al-Adl, movimento separatista sunnita del Baluchistan che darebbe ospitalità ai miliziani iraniani.

La tensione è subito salita alle stelle perché Islamabad ha denunciato la morte di due bambini ed ha convocato il rappresentante diplomatico della Repubblica islamica per protestare contro «una violazione ingiustificata del suo spazio aereo». Annunciando poi di «riservarsi il diritto» di rispondere.

Operazione senza precedenti?

I due governi si sono spesso accusati a vicenda di consentire ai combattenti ribelli di operare dal territorio dell'altro per lanciare attacchi, ma secondo alcuni analisti un'operazione oltreconfine di questa portata da parte dell'Iran non ha precedenti.

L'escalation tra Iran e Pakistan ha creato allarme a Pechino, che ha lanciato un appello ai due Paesi alleati alla «moderazione». Eppure Teheran in questa fase sembra intenzionata a voler dare un segnale di forza per rimettersi al centro dello scacchiere regionale, sullo sfondo della guerra a Gaza e dell'eterna contrapposizione con Usa e Israele. Come dimostrano anche i raid in Siria e nel Kurdistan iracheno che hanno preceduto l'attacco in Pakistan.

Fino ad ora il regime degli ayatollah si era limitato a benedire gli attacchi contro lo Stato ebraico dei suoi alleati, gli Hezbollah in Libano, gli Houthi in Yemen e le milizie sciite irachene e siriane.

Proprio gli Houthi sono tornati a sfidare gli alleati dello Stato ebraico, affermando che continueranno a colpire i mercantili nel Mar Rosso, mentre gli Usa li hanno nuovamente inseriti nella lista dei terroristi. Ed in serata l'autorità britannica che monitora i traffici nella zona ha reso noto che un drone ha colpito un'imbarcazione a sudest del porto yemenita di Aden, provocando un incendio che poi è stato domato.

Tra i temi prioritari del G7

La sicurezza di quest'area sarà tra i temi prioritari del G7 a presidenza italiana, e proprio Roma è impegnata con i partner europei per creare una nuova missione navale da schierare a protezione dei cargo. Il ministro degli esteri di Roma Antonio Tajani ha spiegato che «insieme con Parigi e Berlino stiamo formalizzando una proposta da presentare» agli altri Stati membri, e l'obiettivo è una «via libera politico» già lunedì prossimo, al Consiglio esteri in programma a Bruxelles. «Per rendere operativa la missione il prima possibile», ha sottolineato.

Lo schema a cui si lavora è un ampliamento del mandato della missione già attiva nello Stretto di Hormuz, la Agenor, lasciando ad Atalanta i compiti antipirateria per i quali era nata. L'operazione anti-Houthi avrebbe compiti difensivi (al contrario della coalizione anglo-americana, che si è spinta ad attaccare in suolo yemenita), e non viene esclusa la partecipazione di alleati non membri dell'Ue, come la Norvegia, mentre i paesi arabi sono stati invitati al Consiglio esteri del 22 gennaio.

Prima che arrivi l'ok formale (forse il 19 febbraio), si dovrà affrontare la questione del comando e del quartier generale. L'auspicata continuità operativa e strategica con l'operazione Agenor permetterebbe di utilizzare il quartier generale della forza basato ad Abu Dhabi (Emirati arabi uniti), mentre il quartier generale operativo dovrebbe essere in Europa: all'Italia potrebbe essere richiesto di ospitarlo, ma nulla ancora è stato deciso.

La procedura europea ha i suoi tempi ma nel frattempo ci sono le altre missioni operative e soprattutto, viene sottolineato, Roma ha le navi della sua marina militare che operano in autonomia in funzione nazionale in un braccio di mare così strategico anche per l'economia italiana.