Medio Oriente A Gaza spuntano avamposti israeliani stabili, mentre Mosca «media» le relazioni col Libano

SDA

11.11.2024 - 22:17

Solo l'11% della striscia di Gaza non ha ricevuto l'ordine di evacuare da parte dell'esercito israeliano.
Solo l'11% della striscia di Gaza non ha ricevuto l'ordine di evacuare da parte dell'esercito israeliano.
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In vista del dopoguerra, mentre le Forze di difesa israeliane (IDF) costruiscono segretamente avamposti stabili nel centro di Gaza, gli Stati Uniti hanno presentato ad Abu Mazen una proposta sulla futura amministrazione della Striscia che include una forza multinazionale. 

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Nel frattempo, l'amministrazione Biden sta valutando misure severe contro Israele durante il periodo di transizione, tra cui restrizioni sulle forniture di armi e un possibile mancato veto alle risoluzioni anti-Israele al Consiglio di sicurezza dell'ONU.

Ma i democratici stanno per lasciare la Casa Bianca e alla vigilia dell'avvento di Trump, il neo ministro degli Esteri di Netanyahu, Gideon Saar, ha fatto sapere a scanso di equivoci che il suo governo non ritiene «realistica» la creazione di uno Stato palestinese.

Progetto poco gradito

Intanto da Ramallah non è partita nessuna risposta al progetto portato dal sottosegretario di Stato americano Barbara Leaf, ma alcune fonti riferiscono che il piano non sarebbe di suo gradimento.

Nonostante l'Autorità nazionale palestinese (ANP) vedrebbe cambiare il suo status diventando il punto di riferimento dei Paesi coinvolti negli sforzi per istituire un'amministrazione civile a Gaza, ad essa verrebbe attribuita la responsabilità di attuare riforme concrete, costruire istituzioni, e sarebbero restituiti i ministeri per la gestione di acqua, banche, energia, commercio e risorse per gli ospedali.

A Gaza nasce Israel flag boulevard 

Nessun commento è arrivato da Israele. Dove però i media hanno svelato con immagini eloquenti come l'esercito abbia trasformato il centro di Gaza in una enclave militare israeliana.

I reporter di «Ynet» descrivono l'ampliamento del corridoio Netzerim, lungo 8 chilometri e con postazioni fisse, ai lati del quale si sono issate una fila di bandiere israeliane (per questo è già stato ribattezzato Israel flag boulevard).

«Tutto sarà smontato e rimosso rapidamente», ha promesso l'IDF. Nel corridoio però, spiega «Ynet», c'è una base vera e propria, recinti, stanze per gli interrogatori, strutture di detenzione temporanea, farmacia, complessi residenziali modulari per i soldati delle due brigate di fanteria e riserva corazzata che controllano a nord e sud. Tutt'intorno le truppe stanno scavando trincee.

Fra Libano e Israele, sempre più Russia

Sul fronte libanese, i progressi nei negoziati per il cessate il fuoco sono stati confermati da Saar, ma smentiti in serata dal ministro della Difesa Israel Katz. Mentre Vladimir Putin a sorpresa è diventato l'attore inaspettato dei colloqui internazionali per fermare la guerra in Libano.

Nonostante le riserve delle forze di sicurezza, dicono i commentatori locali, è probabile che Israele sia interessato a rinnovare il partenariato politico con Mosca. Secondo le valutazioni, la Russia, che ha una grande presenza militare in Siria, dovrebbe impedire che il Paese resti una delle principali rotte del contrabbando di armi dall'Iran al Libano.

Sul campo non ci si ferma

Putin, oltre ad avere interesse a ridurre i raid israeliani, che minacciano la stabilità dell'amico Assad, ha anche motivo per non volere attacchi israeliani in territorio siriano: i bombardamenti sulla città portuale di Latakia che hanno colpito magazzini di armi iraniane sono avvenuti a due passi dalla grande base russa di Chamayim.

Le trattative tuttavia non fermano le operazioni militari sul terreno. Dove le truppe di Herzi Halevi sembrerebbero aver già ripulito dalle strutture di Hezbollah la prima fascia di 5 chilometri dal confine con Israele verso il Libano e sarebbero pronte ad avviare la seconda fase per spingere il gruppo sciita ancora più all'interno.

La risposta alla pressione militare è stata particolarmente rabbiosa questo lunedì: Hezbollah ha martellato la baia di Haifa, Acri, e la Galilea con un centinaio di razzi tirati in sequenza, provocando feriti, incendi e distruzione.