Guerra in Ucraina Kiev colpisce i russi a Kaliningrad, è la prima volta

SDA

9.4.2024 - 20:41

La guerra del mare porta successi all'Ucraina, che dopo aver attaccato le navi russe nel Mar Nero porta la sua vendetta per la prima volta nel Baltico: l'intelligence militare del Gur ha rivendicato un'operazione nella quale è stata data alle fiamme la portamissili russa 'Serpukhov', ancorata nella base navale russa di Baltijsk, nell'exclave di Kaliningrad incastonata tra Polonia e Lituania.

Dei soldati polacchi installano del filo spinato lungo il confine polacco con l'exclave russa di Kaliningrad, vicino al villaggio di Zerdziny, Polonia nord-orientale, il 2 novembre 2022 (immagine illustrativa).
Dei soldati polacchi installano del filo spinato lungo il confine polacco con l'exclave russa di Kaliningrad, vicino al villaggio di Zerdziny, Polonia nord-orientale, il 2 novembre 2022 (immagine illustrativa).
KEYSTONE/EPA/TOMASZ WSZCZUK

9.4.2024 - 20:41

«È stata un'operazione speciale della Gur. La nave non si sente bene adesso», ha commentato ironicamente una fonte dello spionaggio militare ucraino al Kyiv Post sottolineando che «i mezzi di comunicazione e automazione» dell'imbarcazione «sono stati completamente distrutti».

Il sabotaggio prova a dare linfa alle speranze dell'Ucraina, in grande difficoltà su tutto il resto del fronte per la mancanza di munizioni e sotto il fuoco quotidiano dei russi.

Gli invasori sferzano in particolare la regione di Kharkiv, dove il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha voluto visitare le truppe, verificare la costruzione delle fortificazioni tra i timori della nuova offensiva russa attesa in estate.

«Kharkiv ha bisogno di una difesa solida» e per questo «esiste una soluzione: abbiamo bisogno di ulteriori sistemi di difesa aerea e missilistici», ha ripetuto Zelensky ammonendo il mondo che «non ha il diritto di rimanere indifferente».

L'Ucraina attende ancora l'ok del Congresso americano al pacchetto di aiuti militari da 60 miliardi senza il quale Kiev sarebbe spacciata, per ammissione dello stesso presidente.

Ma il Pentagono per ora ha solo annunciato di aver consegnato agli ucraini armi e munizioni sequestrate all'Iran mentre venivano trasferite ai ribelli Houthi yemeniti: oltre 5.000 AK-47, mitragliatrici, fucili di precisione, RPG-7 e oltre 500.000 munizioni da 7,62 mm.

Attacchi sulle regioni russe di confine

Kiev comunque non molla e insiste con gli attacchi sulle regioni russe di confine: due droni ucraini hanno colpito nella notte un centro di addestramento dell'aeronautica russa nella regione di Voronezh.

E il governatore di Bryask ha denunciato che una donna e un bambino sono morti e altre tre persone sono rimaste ferite in un bombardamento ucraino a Klimovo.

Resta poi alta la tensione per il rischio di un incidente catastrofico sulla centrale nucleare di Zaporizhzhia: un altro drone di Kiev, hanno denunciato le autorità della struttura controllata dalle forze russe, ha attaccato il tetto dell'edificio che ospita l'unico centro di addestramento dell'impianto.

Ma l'intelligence ucraina continua a negare qualunque azione militare sulla centrale, denunciando invece operazioni 'false flag' russe per addossare a Kiev un eventuale disastro atomico.

La pace non sembra in vista

Nessuna pace in vista quindi. Anzi, i venti di guerra continuano a soffiare nell'Europa orientale, tanto che l'Alto rappresentante Ue Josep Borrell ha lanciato l'allarme su un conflitto che «è intorno a noi, all'orizzonte».

Secondo Borrell, è chiaro che «dobbiamo fare tutto il possibile per evitare» un'escalation «ma dobbiamo avere i mezzi per la deterrenza» perché «una guerra convenzionale ad alta intensità in Europa non è più una fantasia», ha avvertito.

Le tensioni tra la Nato e la Russia sono alle stelle, per il sostegno occidentale all'Ucraina e anche per il presunto coinvolgimento di Kiev e Stati Uniti – a dire del Cremlino – nella strage del Crocus City Hall.

Il Comitato investigativo russo ha infatti annunciato l'apertura di un'inchiesta su un presunto «finanziamento di attività terroristiche», sostenendo che «il denaro per compiere attacchi terroristici in Russia e all'estero» sia «arrivato attraverso organizzazioni commerciali, tra cui la compagnia ucraina di petrolio e gas Burisma Holdings», dove sedeva nel consiglio di amministrazione anche il figlio del presidente americano Joe Biden.

Mosca punta il dito anche contro non meglio specificati «alti funzionari degli Stati Uniti e dei Paesi dell'Alleanza», mentre tutto l'Occidente continua a negare qualunque collegamento con il massacro.

Il Cremlino si stringe alla Cina

Il Cremlino nel frattempo si stringe agli alleati, con il ministro degli Esteri Serghei Lavrov che è volato a Pechino in vista della visita di Putin in Cina, confermata per il 2024.

Oltre ad aver incontrato l'omologo cinese Wang Yi, il capo della diplomazia russa ha avuto un colloquio 'fuori protocollo' con Xi Jinping.

Cina e Russia «sono unite per forgiare un nuovo percorso di coesistenza armoniosa e di cooperazione vantaggiosa per tutti», ha sottolineato il presidente cinese. Parole che non fanno bene alle speranze occidentali di una Cina mediatrice di una pace giusta per l'Ucraina.

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