GazaIsraele pronto a liberare 3.000 detenuti per 33 ostaggi
SDA
12.1.2025 - 19:24
Le dichiarazioni che rimbalzano tra Washington, Gerusalemme e Doha sembrano mostrare che questa è la volta buona per raggiungere un accordo sul rilascio degli ostaggi da 15 mesi prigionieri di Hamas a Gaza e un cessate il fuoco nella Striscia.
Keystone-SDA
12.01.2025, 19:24
12.01.2025, 21:59
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Il consigliere Usa per la Sicurezza nazionale uscente, Jake Sullivan, ha commentato gli sviluppi dei negoziati e, pur riconoscendo che «non si possono fare previsioni», ha affermato che «si è molto vicini a un'intesa, anche se ci sono ancora cose che devono essere risolte».
Poi ha aggiunto che c'è «la volontà di raggiungere un accordo prima del 20 gennaio», data dell'insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca.
«Le condizioni per Gaza peggioreranno»
Mike Waltz, che prenderà il posto di Sullivan, parlando con l'Abc ha dichiarato che «Hamas non ha altra scelta se non quella di stipulare un qualche tipo di accordo».
«Facciamo un cessate il fuoco, lasciamo che i nostri ostaggi vengano liberati. Voglio vederli camminare su una pista prima dell'insediamento di Trump», ha affermato.
Ha poi chiarito che «le condizioni per Gaza peggioreranno se si aspetterà che il nuovo presidente prenda possesso dello studio ovale».
Telefonata tra Biden e Netanyahu
In serata, a otto giorni dall'uscita di scena dell'attuale presidente Usa, Joe Biden e Benyamin Netanyahu hanno parlato al telefono dei negoziati, con il primo ministro che ha riferito i dettagli del suo mandato al team negoziale inviato in Qatar e il capo della Casa Bianca che ha insistito per un cessate il fuoco immediato.
A far capire lo stato di avanzamento dei colloqui intanto è arrivata anche una rara dichiarazione di Kadora Fares, capo del Comitato per i detenuti palestinesi, responsabile della questione dei detenuti nelle carceri israeliane.
Scambio di 33 ostaggi per 3.000 detenuti?
Intervistato dall'agenzia di stampa palestinese Maan, Fares ha spiegato che Israele rilascerà più di 3.000 detenuti palestinesi, tra questi anche 200 condannati all'ergastolo, e altri mille di cui fanno parte minorenni, donne e prigionieri malati.
In cambio – ha riferito una fonte politica di alto livello a Ynet – Hamas deve rilasciare 33 ostaggi israeliani e stranieri vivi, compresi i soldati dell'Idf feriti che non rientrano nella categoria «umanitaria».
Fares ha riferito che tutti i palestinesi che verranno rilasciati, ad eccezione di quelli condannati all'ergastolo, dovrebbero tornare alle loro case – in territorio israeliano, a Gaza o in Cisgiordania – mentre quelli con le condanne più gravi verranno probabilmente esiliati in Qatar, Egitto o Turchia.
I colloqui a Doha a che punto sono?
Sabato sera, in una conference call, gli inviati di Biden e del presidente eletto Donald Trump hanno definito i colloqui in corso a Doha per raggiungere l'accordo «molto significativi».
Nel mentre la delegazione israeliana di alto livello inviata da Netanyahu ha raggiunto il Qatar: del team negoziale fanno parte i direttori del Mossad e dello Shin Bet David Barnea e Ronen Bar, il rappresentante per l'Idf Nitzan Alon e il consigliere politico del primo ministro Ophir Falk.
La decisione è stata presa dal premier dopo essere stato raggiunto a Gerusalemme nella mattinata di sabato da Steve Witkoff, l'inviato di Trump per il Medio Oriente, poche ore dopo aver incontrato a Doha il primo ministro Al Thani.
Temi maturi per un accordo?
Secondo i media israeliani, Witkoff ha sottolineato a Netanyahu che entrambe le parti devono dar prova di flessibilità per arrivare a un accordo entro il 20 gennaio.
Secondo Israel Hayom, al termine dell'incontro a due, Netanyahu e il rappresentante di Trump si sono collegati con l'attuale inviato della Casa Bianca per il Medio Oriente, Brett McGurk, che guida la delegazione statunitense in Qatar. Poi Witkoff ha ripreso l'aereo per tornare a Doha.
Ora, i 24 battaglioni di Hamas sono distrutti, l'Idf controlla i corridoi Filadelfia e Netzerim, il nord della Striscia è isolato dal resto dell'enclave, Hezbollah si sta leccando le ferite, in Siria non comanda più l'Iran, Teheran è più fragile, Yahya Sinwar è stato ucciso e Trump ha vinto le elezioni Usa: i tempi, agli occhi di Netanyahu, dovrebbero essere maturi per l'accordo.