Striscia di GazaKatz: «Senza la liberazione degli ostaggi combatteremo fino a realizzare il piano di Trump»
SDA
12.2.2025 - 22:07
Il ministro della difesa israeliano Israel Katz
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Le posizioni tra il mondo arabo e l'alleanza di ferro tra Israele e Stati Uniti restano molto distanti sul futuro di Gaza e su questo sfondo resta l'incertezza sulla tenuta del cessate il fuoco.
Keystone-SDA
12.02.2025, 22:07
SDA
Il presidente statunitense Donald «Trump ha perso la pazienza, è ora che tutti gli ostaggi tornino a casa», ha avvertito il segretario di Stato americano Marco Rubio, mentre il ministro della difesa israeliano Israel Katz si è spinto oltre: senza il ritorno a casa dei rapiti «combatteremo con più intensità» fino a realizzare il piano della Casa Bianca per la Striscia, con l'espulsione di tutti i palestinesi.
Un piano contro cui continuano a fare argine Giordania ed Egitto, con il plauso del movimento islamista Hamas, al potere a Gaza, che ha respinto «il linguaggio delle minacce», pur continuando a trattare con Israele per evitare il peggio.
Mediatori egiziani e qatarini attivi per risolvere la crisi
La scadenza di sabato si avvicina e i mediatori egiziani e qatarini si sono attivati per risolvere la crisi, tenendo contatti anche con gli americani. Fonti del Cairo in serata hanno espresso fiducia che la crisi si possa risolvere in tempo.
Israele, secondo quanto filtra, avrebbe accettato alcune delle condizioni poste da Hamas, come la consegna di altre tende e rifugi per i civili. Uno sviluppo salutato da una fonte del movimento palestinese presente in Egitto come un «segnale positivo», che potrebbe sbloccare il rilascio del sesto gruppo di ostaggi, tre, entro la scadenza.
Allo stesso tempo, lo Stato ebraico ha tenuto alti i toni nei confronti di Hamas, lanciando un nuovo ultimatum sugli ostaggi. Altrimenti «non ci sarà accordo e ci sarà la guerra», ha tuonato il ministro Katz durante una visita al centro di comando dell'esercito, mentre le truppe da alcuni giorni sono tornate in stato di massima allerta.
Ma stavolta Israele andrà fino in fondo, è l'avvertimento: l'offensiva sarà più «intensa rispetto a prima del cessate il fuoco» e si concluderà soltanto con la definitiva «sconfitta di Hamas e il rilascio di tutti gli ostaggi».
Il rispetto della tregua non è la priorità di Washington
Sul numero degli ostaggi che dovrebbero essere rilasciati sabato non c'è ancora chiarezza, ma lo Stato ebraico potrebbe sfruttare l'appoggio americano per alzare la posta al massimo e riavere tutti e subito i rapiti. Trump, durante l'incontro con il re di Giordania, ha chiesto ad Amman di far comprendere ad Hamas «la gravità della situazione».
Mentre Rubio ha poi spiegato che il presidente «è stufo di aspettare per una, due o al massimo tre persone alla volta». Il segretario di Stato, inoltre, ha fatto capire come il rispetto della tregua non sia la priorità di Washington. «Non possiamo permettere che Hamas si ricostruisca», è la posizione espressa dal capo della diplomazia degli Usa.
La sconfitta totale di Hamas, per Israele, porterebbe anche ad un altro risultato strategico. Sempre secondo Katz, «la realizzazione della visione del presidente degli Stati Uniti Trump per Gaza». Il problema è che proprio su questa visione si sta misurando una profonda spaccatura tra Israele e Usa da una parte ed il resto della regione dall'altra.
Giordania e Egitto rifiutano di accogliere i palestinesi della Striscia
Il fronte arabo è guidato da Giordania e Egitto, che rifiutano di accogliere tutti i palestinesi della Striscia e per questo rischiano di subire tagli agli aiuti militari da parte di Washington. Re Abdallah, subito dopo il faccia a faccia con Trump, ha ribadito la sua «ferma opposizione allo sfollamento dei palestinesi da Gaza e dalla Cisgiordania occupata». Una posizione rimarcata anche dalla Lega araba.
Riguardo a questo dossier i riflettori sono ora puntati sul Cairo, che alla fine del mese ospiterà un vertice straordinario. In quell'occasione il governo egiziano presenterà un suo piano per Gaza, con garanzie per i palestinesi di restare nella propria terra.
Il presidente Abdel Fattah al Sisi appare determinato su questa strada, e non a caso ha congelato la sua visita negli Stati Uniti, dopo l'invito di Trump. La linea fatta filtrare da funzionari del Cairo è che il faccia a faccia tra i due leader non ci sarà se l'agenda dei colloqui includerà il piano per sfollare i palestinesi.