Germania Il vento dell'ultradestra soffia anche sul Brandeburgo, riflettori puntati su Dietmar Woidke

SDA

20.9.2024 - 19:57

Il ministro-presidente del Brandeburgo, Dietmar Woidke, si è espresso oggi in occasione dell'ultima giornata di campagna elettorale del suo partito SPD, prima delle imminenti elezioni, in programma questa domenica.
Il ministro-presidente del Brandeburgo, Dietmar Woidke, si è espresso oggi in occasione dell'ultima giornata di campagna elettorale del suo partito SPD, prima delle imminenti elezioni, in programma questa domenica.
Keystone

Si chiama Dietmar Woidke l'uomo sotto i riflettori delle prossime amministrative in Germania, dove domenica si vota nel Brandeburgo. E stavolta è un socialdemocratico.

Dopo il trionfo dell'ultradestra in Turingia, quindici giorni fa, anche nel Land che circonda Berlino l'avanzata di AFD sembra difficile da contenere: il partito è in testa, e mostra da settimane un lieve vantaggio rispetto all'SPD, che qui governa ininterrottamente dalla Riunificazione.

E il presidente uscente ha osato una mossa ardita, chiedendo agli elettori di scegliere: o lui o loro. Tradotto: se il suo partito dovesse arrivare secondo, come prevedono i sondaggi, pur restando il politico più amato della regione, Woidke farà un passo indietro e cederà il testimone all'attuale assessora alle Finanze per le trattative di coalizione.

Un rischio non necessario, che potrebbe davvero costargli la prossima legislatura: pur essendo in vantaggio, infatti, Alternative für Deutschland resta, come ovunque a livello federale, un partito isolato e non potrà governare.

Ultimo test per Scholz

Le urne di domenica prossima sono anche il terzo ed ultimo test della stagione (e dell'anno) per il cancelliere Olaf Scholz, alle prese con un governo sempre più fragile e un drammatico calo di consensi anche personali.

Per alcuni analisti, il Kanzler perderà in ogni caso. Se infatti Woidke dovesse spuntarla, la vittoria sarà attribuita ai meriti personali di una figura politica che, al governo da 11 anni, ha chiaramente preso le distanze da Berlino e dal leader federale.

«Scholz è venuto alla festa estiva del partito qui da noi, ma non ha avuto il palco, e il saluto con il governatore è stato a dir poco fugace», ha raccontato ai giornalisti della stampa Benjamin Lassiwe.

I partiti alleati non stanno meglio

Ai partiti alleati del cancelliere le cose non vanno affatto meglio: i Verdi, dopo una campagna definita «miserevole», con manifesti «quasi incomprensibili», rischiano di uscire dal parlamentino, mentre i liberali naufragano nei sondaggi, che li danno a livelli di consensi neppure rilevabili.

Stando a uno degli ultimi rilevamenti dell'INSA, l'AFD raccoglierebbe il 28%, mentre l'SPD segue con il 25%. La CDU avrebbe un 16% dei consensi, il partito populista rossobruno di Sarah Wagenknecht BSW il 14%. Fuori dal parlamentino resterebbero gli ecologisti con il 4% e la sinistra della Linke con il 3%.

Tra le frange più estreme del partito

Ma quanto radicale è la destra guidata dal candidato di punta Hans Christoph Berndt? A riguardo non sembrano esserci dubbi: si tratta di una delle frange più estremiste della realtà politica guidata a livello federale da Alice Weidel e Tino Chrupalla.

E se in Turingia il controverso Björn Höcke, colui che ha sfondato il 30% 15 giorni fa, fondò la corrente più estremista dell'AFD chiamandola «Flügel» – che significa «l'ala», sciolta perché ritenuta addirittura illegale – in Brandeburgo l'assessore all'interno della CDU chiarì una volta: «Qui abbiamo il volatile intero».

Attentati, guerra e immigrazione

Anche nel Land di Potsdam l'ultradestra ha incassato molti consensi sul tema migrazione – evidente l'impennata dopo l'attentato di Solingen – e sulla paura della guerra. Il tema Ucraina ha avuto un ruolo centrale in una regione che fra l'altro, come buona parte dell'Est della Repubblica, contesta profondamente la svolta e la portata dei sacrifici economici imposti dal sostegno a Kiev.

«Negli anni '80 nel nostro territorio si aveva molta paura di una guerra nucleare, e quest'ansia è stata risvegliata dal conflitto in corso. È come se fosse riaffiorata in tante persone», ha commentato Vera Dost, giornalista di Radio Potsdam.

Ma anche il discorso politico generale e le reazioni alle elezioni in Turingia stanno avendo un peso: «Il fatto che si dica 'eccoli, sono tutti fascisti', come prima si diceva che fossero 'comunisti' porta gli elettori a sentirsi come qualcosa di estraneo. E questo stimola una specie di ribellione».

SDA