Dopo il terremoto In Marocco è corsa contro il tempo, si scava a mani nude per trovare vita sotto le macerie 

SDA

10.9.2023 - 21:59

Si scava, senza sosta e anche a mani nude. A due giorni dal sisma che ha fatto tremare il Marocco è corsa contro il tempo per trovare ancora vita sotto i cumuli di macerie: «Le prossime ore sono cruciali», ricorda la Croce Rossa e la Mezza Luna internazionale.

Soprattutto in quelle zone rurali e remote, epicentro del sisma, che ancora restano isolate, con i soccorsi che fanno fatica a raggiungere i villaggi dove, secondo i primi bilanci, il terremoto ha ucciso oltre 1300 persone, più della metà dei morti finora accertati: 2'122 secondo l'ultimo bilancio del governo di Rabat. Cifre drammatiche, destinate a crescere ancora.

Il collegamento tortuoso tra Marrakech e le montagne dell'Atlante è interrotto, danneggiato anche dopo che oggi la terra è tornata a tremare con una nuova scossa di magnitudo 3,9 nella stessa aerea del terremoto della notte tra venerdì e sabato.

Mentre in tutte le zone colpite si cominciano a seppellire i morti, arrivano notizie anche di stranieri rimasti uccisi (quattro francesi). In Marocco, paese musulmano, la cremazione non è consentita e in genere i fedeli della religione islamica vengono sepolti entro 24 ore dalla morte o comunque nel minor tempo possibile.

Nell'epicentro, segnalato nella provincia di Al-Haouz, sono state registrate quasi 1300 vittime, mentre nella seconda provincia più colpita, quella di Taroudant, i morti sono 450. Spaventa anche il numero dei feriti, arrivati a più di 2400, molti dei quali sono gravi.

Monta la polemica per gli aiuti

Mentre il re Mohammed VI ha chiesto alle autorità e ai cittadini di pregare in tutte le moschee del regno, monta la polemica per gli aiuti. Il Marocco avrebbe accettato squadre di soccorritori soltanto da quattro paesi – la Spagna, il Regno Unito, gli Emirati Arabi Uniti e il Qatar – mentre tutte le altre persone che stanno aiutando sono volontarie.

La denuncia arriva anche dal presidente dell'organizzazione non governativa francese Secouristes sans frontières, Arnaud Fraisse: «Normalmente avremmo preso un aereo che decollava da Orly (nei pressi di Parigi) un minuto dopo il sisma. Purtroppo non abbiamo ancora l'accordo del governo marocchino».

Da molti paesi è comunque partita la gara di solidarietà. L'Algeria ha proposto un piano urgente per fornire aiuti, qualora Rabat volesse accettarlo visto i rapporti con i vicini. Svizzera, Italia, Francia, Turchia e Stati Uniti si sono detti pronti a inviare aiuti e soccorritori. Anche papa Francesco ha voluto esprimere con dolore la solidarietà «a coloro che sono toccati nella carne e nel cuore da questa tragedia», augurandosi la pronta guarigione per i feriti.

In Marocco sono scattati i tre giorni di lutto decretati e in tutto il paese sventolano le bandiere a mezz'asta, enfatizzando il dolore lacerante di un intero popolo. C'è chi ha visto morire i propri cari, figli, genitori, fratelli.

La corsa alla ricerca dei sopravvissuti non si ferma

Ma la corsa alla ricerca dei sopravvissuti non si ferma. E ogni tanto regala un sorriso a chi da ore scava senza una pausa. Come successo per Saida Bodchich, rimasta intrappolata nella sua casa quando la scossa l'ha fatta crollare. Non è riuscita a scappare – racconta alla rete televisiva satellitare con sede in Qatar Al Jazeera -, ma i vicini sono intervenuti in suo soccorso e l'hanno tirata fuori. «Sono stata salvata, hanno rimosso i detriti a mani nude», ha raccontato. «Ora vivo nella loro casa, la mia è stata completamente distrutta».

Una condizione che accomuna molti. Solo a Marrakech, afferma l'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (Ocha), sono 300'000 ad aver bisogno di aiuto. Migliaia di famiglie hanno trascorso la notte all'aperto in accampamenti improvvisati, allineati sull'erba fuori dalle mura della medina, dormendo sotto le palme perché un tetto sulla testa non ce l'hanno più.

Ma anche chi una casa l'ha ancora non ci vuole tornare per paura che non sia più sicura. Noureddine Lahbabi, un pensionato di 68 anni con quattro figli, sabato sera si è preparato per la seconda notte consecutiva a dormire all'aperto, come riporta il quotidiano in linea marocchino Hespress. «È un'esperienza dolorosa. Quando succede a tuo fratello o a tua sorella, è davvero doloroso».

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