Medio Oriente Gaza-Israele: passi avanti al Cairo per una tregua di sei settimane

SDA

13.2.2024 - 22:18

Un cessate il fuoco di sei settimane con un scambio degli ostaggi in mano ad Hamas sembra più vicino al termine dei negoziati al Cairo che si sono conclusi nella serata di martedì.

Soldati israeliani operano all'interno della Striscia di Gaza, visti dal sud di Israele, martedì 13 febbraio 2024. L'esercito sta combattendo i militanti palestinesi in tutta Gaza nella guerra scatenata dall'attacco di Hamas del 7 ottobre contro Israele. 
Soldati israeliani operano all'interno della Striscia di Gaza, visti dal sud di Israele, martedì 13 febbraio 2024. L'esercito sta combattendo i militanti palestinesi in tutta Gaza nella guerra scatenata dall'attacco di Hamas del 7 ottobre contro Israele. 
KEYSTONE

L'obiettivo delle intense trattative nella capitale egiziana è raggiungere il risultato prima che scatti l'annunciata operazione militare di Israele a Rafah, dove si accalcano centinaia di migliaia di sfollati palestinesi.

Fonti egiziane al corrente dei colloqui hanno spiegato che la mediazione ha già ottenuto quello che è stato descritto come un progresso «relativamente significativo».

Il focus è ora quello della stesura di «una bozza finale» per un cessate il fuoco di sei settimane con la garanzia di ulteriori negoziati per una fine permanente dei combattimenti.

Delegazioni di spessore

Se la cautela – come ha ammonito una fonte occidentale – è d'obbligo, è tuttavia un fatto che le delegazioni dei servizi segreti al Cairo sono state tutte di alto livello.

Non solo il direttore dell'agenzia di spionaggio civile degli Usa (la CIA) William Burns, il premier del Qatar Mohammed bin Abdelrahman Al-Thani, e il capo dell'intelligence egiziana Abbas Kamal.

Ma anche i vertici del Mossad (i servizi segreti dello Stato ebraico focalizzati sulle operazioni all'estero), David Barnea, e dello Shin Bet (quelli per gli affari interni), Ronen Bar, con l'aggiunta – per la prima volta – di Ophir Falk, un consigliere molto ascoltato di politica estera nell'ufficio del premier Benyamin Netanyahu.

La delegazione di Hamas – per le trattative indirette tra le parti – è stata invece guidata da Khalil al-Hayya, vice del leader di Hamas a Gaza Yahya Sinwar.

Secondo il quotidiano israeliano Haaretz, la delegazione israeliana è rientrata in serata in patria con lo scopo di riferire ai vertici politici.

Se l'assioma di Israele è che solo una forte pressione militare possa riportare a casa gli ostaggi e sconfiggere Hamas, il governo di Netanyahu non può tuttavia non tener conto della crescente insofferenza degli Usa sulla salvaguardia della popolazione nella Striscia.

Crescenti pressioni dagli Stati Uniti

Senza un piano chiaro e realistico di evacuazione della popolazione – questa la linea della Casa Bianca – ogni iniziativa militare a Rafah sarebbe una catastrofe umanitaria annunciata.

«Troppi civili sono stati uccisi nel conflitto a Gaza. Siamo stati molto chiari su questo punto con Israele», ha ammonito anche oggi il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale degli Usa, John Kirby.

Secondo il quotidiano conservatore pubblicato a New York The Wall Street Journal (Wsj), che cita fonti egiziane, Israele ha preparato un piano che prevede l'evacuazione dei civili lungo la costa di Gaza e l'ha presentato al Cairo.

Il piano ha individuato 15 luoghi in ognuno dei quali ci dovrebbero essere 25'000 tende e strutture mediche, che vanno dalla punta sud di Gaza City fino a Moassi, a nord della città di Rafah. I relativi costi – sempre secondo il Wsj – per Israele dovrebbero essere coperti dagli Usa e dai Paesi arabi.

A testimoniare ulteriormente lo scontro in atto con Washington c'è poi una notizia dell'Huffington Post secondo cui gli Stati Uniti starebbero indagando su «possibili crimini di guerra» compiuti da Israele, nonostante pubblicamente sostengano il contrario.

Secondo la stessa fonte, da mesi l'amministrazione del presidente Joe Biden sta valutando «possibili violazioni delle leggi internazionali» e anche «abusi dei diritti umani che potrebbero violare la legge americana».

Intensi bombardamenti nel sud della Striscia

Sul terreno invece, al 130esimo giorno di guerra, l'asse Khan Yunis-Rafah, nel sud della Striscia, è quello più colpito dai raid dell'esercito israeliano e dai combattimenti ravvicinati con i miliziani di Hamas.

Il portavoce dell'esercito dello Stato ebraico ha riferito che «sono stati uccisi oltre 30 terroristi» ed è stato «rafforzato il controllo dell'area con raid sulle infrastrutture terroriste, i cecchini e le pattuglie» di Hamas.

L'esercito è entrato poi in possesso di un video, trovato dai soldati a Gaza, che mostra il leader di Hamas Yahya Sinwar con la moglie e due o tre dei suoi figli mentre si spostano da un tunnel all'altro proprio a Khan Yunis.

Mentre l'emittente araba Al Jazeera ha annunciato che due suoi giornalisti sono rimasti «gravemente feriti» a Gaza dai bombardamenti israeliani.

SDA