Francia Macron si arena di nuovo sul premier, è un'attesa senza fine

SDA

4.9.2024 - 21:30

Emmanuel Macron
Emmanuel Macron
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Stavolta sembrava quasi fatta, tutto era pronto per l'annuncio del premier, a 59 giorni dalla conclusione delle elezioni legislative. E invece l'attesa del nome di chi dovrà guidare il nuovo governo continuerà.

Niente moderati di sinistra (Bernard Cazeneuve) né di destra (Xavier Bertrand): entrambi sono stati scartati nel pomeriggio da Emmanuel Macron, così come ieri era stato eliminato il tecnico Thierry Beaudet, qualche ora prima dato da tutti sul punto di essere nominato.

Il feuilleton cominciato prima delle Olimpiadi rischia di finire dopo le Paralimpiadi. La mozione parlamentare che chiede la destituzione di Macron, su iniziativa de La France Insoumise, ha raccolto finora 81 firme.

È un'iniziativa simbolica, ma anche sintomatica dello stato d'animo di molti francesi, che cominciano ad averne abbastanza del vicolo cieco nel quale l'iniziativa del capo dello Stato di sciogliere le Camere dopo la sconfitta elettorale alle Europee ha cacciato il paese.

Neppure Cazeneuve e Bertrand hanno convinto

Neppure Cazeneuve e Bertrand hanno convinto il presidente. Probabilmente ha contato anche il veto di Marine Le Pen, che nella giornata di oggi ha comunicato al capo dello Stato che avrebbe votato la sfiducia ad entrambi.

La leader del Rassemblement National (RN) ha ricordato al telefono a Macron le condizioni indispensabili per un voto non negativo del suo partito: rispetto per il RN e i suoi elettori, riforma elettorale in senso proporzionale nel programma, insieme a immigrazione, sicurezza e potere d'acquisto.

Silurato Xavier Bertrand

Il grande silurato di questo pomeriggio è Xavier Bertrand, esponente dei Républicains. Il quale aveva già poche speranze di ottenere voti dall'estrema destra dal momento che è storicamente il grande avversario di Le Pen alle elezioni nel dipartimento Hauts-de-France.

Ma da quanto trapelato è stato decisivo una specie di «fronte anti-Bertrand» che si è creato fra i deputati macroniani, che non hanno trovato accordi su nessuno dei testi proposti.

Se a sinistra l'ago della bilancia – nel caso di Cazeneuve – è ormai il Partito socialista, che a differenza degli altri componenti del Nuovo Fronte Popolare è aperto alla trattativa con il capo dello Stato, a destra sembra essere diventato in questi giorni il partito di Marine Le Pen, in precedenza escluso dalle consultazioni.

Il nome nuovo è quello dell'ex commissario europeo Barnier

Il nome «nuovo» con il quali i francesi vanno a dormire stasera per la 59esima notte senza primo ministro è quello dell'ex commissario europeo Michel Barnier, anche lui uomo della destra moderata, che ha esperienza di governo. Meno credibile il profilo, emerso un po' a sorpresa nel pomeriggio, del sindaco di Cannes e presidente dell'Associazione dei sindaci di Francia, David Lisnard, un altro uomo della destra.

Macron sembra rivolto ormai decisamente verso la sua destra piuttosto che a sinistra, dove nessuno degli ipotetici candidati, Cazeneuve compreso, assicura che non rimetterà mano alla riforma delle pensioni, che Macron giudica intoccabile o quasi.

Ma si fa strada anche il timore che il presidente che soprannominavano «Iupiter», Giove, per la sua sensazione di sentirsi al centro del sistema e del potere, non sappia accettare di coabitare al governo con qualcuno con idee diverse dalle sue.

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