Epidemia Fauci smentisce Trump: «nessuna prova che il virus venga da un laboratorio»

ATS

5.5.2020 - 08:52

Il massimo esperto americano di malattie infettive e membro della task force della Casa Bianca Anthony Fauci
Il massimo esperto americano di malattie infettive e membro della task force della Casa Bianca Anthony Fauci
Source: KEYSTONE/AP/Evan Vucci

L'esperto virologo Anthony Fauci, come la maggior parte della comunità scientifica internazionale, non crede alla possibilità che il coronavirus provenga da un laboratorio cinese. Anche l'intelligence australiana mette in dubbio tali affermazioni.

In un'intervista a National Geographic, il massimo esperto americano di malattie infettive e membro della task force della Casa Bianca ha spiegato: «Se si guarda all'evoluzione del virus nei pipistrelli e a cosa c'è là fuori adesso, le prove scientifiche vanno fortemente nella direzione che il virus non avrebbe potuto essere manipolato artificialmente o deliberatamente».

Secondo Fauci, «guardando all'evoluzione nel tempo tutto indica fortemente che questo virus si è evoluto in natura e poi ha saltato specie».

Pechino nega con forza

Domenica il segretario di Stato statunitense Mike Pompeo ha ribadito la posizione della Casa Bianca, ossia che ci sono prove importanti che il virus venga da un laboratorio cinese.

Pechino ha sempre negato con forza, anche se diverse cancellerie hanno mostrato dubbi sulla trasparenza delle autorità cinesi nella gestione di questa crisi.

Dubbi dell'Intelligence australiana

Oltre a Fauci e numerosi esperti, anche alcune agenzie di intelligence australiane mettono in dubbio le asserzioni della Casa Bianca e di funzionari statunitensi, che collegano il coronavirus a un laboratorio di virologia di Wuhan.

Lo riferisce il Sydney Morning Herald, citando «alti esponenti dei servizi australiani» secondo cui un documento di ricerca condiviso in ambienti dell'alleanza di intelligence Five Eyes tra Stati Uniti, Regno Unito, Australia, Nuova Zelanda e Canada, era in massima parte basato su notizie di stampa e non conteneva alcun materiale da indagini di intelligence.

Un «dossier» di 15 pagine è stato ampiamente citato dai media locali e internazionali – tra cui il Daily Telegraph di Sydney del gruppo Murdoch – sul presunto insabbiamento delle origini del virus da parte di Pechino.

La fonte? Più probabile il mercato che il laboratorio

Tuttavia l'Herald, quotidiano rivale del Telegraph, riferisce che funzionari dell'intelligence australiana hanno da allora identificato un rapporto di ricerca, basato su materiale di «fonte aperta» (open source) cioè di dominio pubblico, il cui contenuto coincide con il documento citato da funzionari statunitensi.

Diverse fonti di intelligence di alto livello che hanno parlato all'Herald hanno confermato che l'Australia non ha ancora ricevuto alcuna evidenza che suggerisca fortemente che l'Istituto di Virologia di Wuhan sia stato la fonte dell'epidemia.

Le agenzie di intelligence non hanno potuto escludere un ruolo del laboratorio, ma ritengono che la causa più probabile del virus sia il mercato di Wuhan. Anche il primo ministro australiano Scott Morrison ha detto che il governo non ha forti evidenze che leghino il laboratorio cinese al virus.

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