Guerra Ecco dove Kiev e Mosca potrebbero aprire un terzo fronte

Di Philipp Dahm /  ATS

20.12.2022

I soldati ucraini sparano con un sistema di artiglieria Pion contro le postazioni russe vicino a Bakhmut, giovedì 15 dicembre.
I soldati ucraini sparano con un sistema di artiglieria Pion contro le postazioni russe vicino a Bakhmut, giovedì 15 dicembre.
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Non appena l'inverno gelerà il terreno umido, le parti in guerra potranno tornare all'offensiva in Ucraina. Oltre ai punti focali di Kreminna e Bakhmut, si ipotizza che presto potrebbero esserci dei fronti completamente nuovi. Senza dimenticare la minaccia, sempre più concreta, dalla Bielorussia dopo la visita di lunedì di Putin a Lukashenko.

Di Philipp Dahm /  ATS

Se il freddo gelido dovesse trasformare il fango in terreno solido sui campi di battaglia, la guerra in Ucraina - che al momento è ancora concentrata interamente sulle battaglie per Bakhmut e Kreminna - potrebbe riprendere a muoversi da questa settimana.

L'esercito russo ha ritirato le truppe dal fronte di Kherson per rafforzare le forze nel Donbass. Le forze di Kiev potrebbero ora avanzare in questa falla nell'Ucraina meridionale, come l'esperto di sicurezza Michael Clarke del King's College di Londra rende proprio un esperimento mentale, che è già stato tematizzato qui.

«Si ipotizza che gli ucraini potrebbero usare il loro 2° e 4° esercito di riserva, che hanno una forza di brigata, per spostarsi da Zaporizhia direttamente a Melitopol sulla costa», spiega il professore a «Sky News». «In altre parole, aprirebbero un terzo fronte in una serie di offensive invernali. È una possibilità».

L'Ucraina sta preparando l'offensiva?

La parte ucraina potrebbe tentare di procedere come all'inizio della battaglia per Kherson. Lì sono state prese di mira per la prima volta vie di rifornimento, ponti e caserme. Ora ci sono delle somiglianze nell'oblast' di Zaporizhia. Nel villaggio di Salisnyj Port è stato distrutto un hotel presumibilmente utilizzato come base dal servizio segreto interno russo FSB.

Un soldato ucraino l'8 dicembre davanti al ponte di Antonivka distrutto, che attraversa il fiume Dnepr a Kherson.
Un soldato ucraino l'8 dicembre davanti al ponte di Antonivka distrutto, che attraversa il fiume Dnepr a Kherson.
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Da Melitopol sono state segnalate diverse esplosioni. Il 10 dicembre, un attacco Himar ucraino ha distrutto degli edifici che pare fossero stati usati come basi militari. Inoltre, nella città è stato distrutto un ponte che attraversa il fiume Molochna e costituisce un importante collegamento con Berdyansk a est, sebbene il ponte possa ancora essere aggirato a sud.

Melitopol è un importante centro attraverso il quale i rifornimenti vanno da ovest a est e viceversa. Le truppe russe sulla linea di contatto più a nord vengono rifornite da qui e l'arteria di collegamento con la Crimea conduce vicino alla città: altrimenti, la penisola può essere rifornita solo attraverso il ponte di Crimea sullo stretto di Kerch.

Tagliare lungo l'autostrada

Il fronte è attualmente a nord di Wasylivka. Se l'esercito ucraino lo prendesse, il viaggio di 70 chilometri fino a Melitopol attraverso l'autostrada M-18 richiederebbe meno di un'ora, se non ci fosse la guerra. A est, il percorso è protetto dal Molochna, che scorre parallelo alla M-18, mentre dietro Melitopol il Mar d'Azov chiude presto l'area.

Evidenziato: il percorso autostradale da Vasilyvka a Melitopol.
Evidenziato: il percorso autostradale da Vasilyvka a Melitopol.
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Una tale mossa potrebbe consentire alle forze ucraine di accerchiare il nemico russo, come è avvenuto a Kherson dall'altra parte del Dnepr. Lì gli occupanti russi cercheranno di rafforzare le loro difese finché il gelo non renderà impossibile scavare trincee.

A nord di Melitopol, i villaggi di Orikhiv, Mala Tokmachka e Huliaipilske sono contrassegnati da un'icona rossa con un proiettile di artiglieria.
A nord di Melitopol, i villaggi di Orikhiv, Mala Tokmachka e Huliaipilske sono contrassegnati da un'icona rossa con un proiettile di artiglieria.
Mappa: LiveUAMap

L'artiglieria russa ha bombardato regolarmente i villaggi dietro la linea del fronte, come Orikhiv, la vicina città di Mala Tokmachka o Huliaipilske. Le prossime settimane mostreranno se le truppe ucraine stanno effettivamente arrivando o schierandosi qui. La prossima grande operazione di Kiev «è in arrivo», promette il capo dell'esercito Valeriy Zaluzhnyi.

La Bielorussia sta intervenendo, o no?

Naturalmente, quello che potrebbe fare l'Ucraina, potrebbe farlo anche la Russia: aprire un terzo fronte. O un quarto, se Kiev invade effettivamente da sud: un attacco a nord dalla Bielorussia è ancora in programma. Solo il 13 dicembre il presidente bielorusso ha annunciato ancora una volta ispezioni militari spontanee.

C'è da ricordare poi che ieri, lunedì, Vladimir Putin è volato a Minsk per un faccia a faccia proprio col dittatore bielorusso Aleksandr Lukashenko: una rara visita che ha riacceso i timori del governo di Kiev che il Cremlino possa premere sul regime bielorusso per trascinarlo con sé nell'invasione dell'Ucraina, oppure tentare un altro attacco dal territorio della Bielorussia.

Nei giorni scorsi, il generale ucraino Valery Zaluzhny aveva detto all'Economist che l'esercito russo potrebbe preparare una nuova offensiva contro Kiev nei primi mesi del prossimo anno.

Da Mosca però al momento smentiscono che Putin voglia far entrare in guerra la Bielorussia: sono «invenzioni assolutamente stupide» e «senza fondamento», ha tagliato corto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. Mentre nei giorni scorsi era stata la Casa Bianca a dire di non vedere segnali di un «imminente» nuovo attacco alla capitale ucraina.

Le basi militari bielorusse nella zona di confine con l'Ucraina.
Le basi militari bielorusse nella zona di confine con l'Ucraina.
ISW

Nemmeno l'Institute for the Study of War di Washington crede che la Bielorussia interverrà nella guerra. Nessun gruppo di combattimento russo si sta attualmente radunando nel Paese e le truppe che sono sul campo sono probabilmente lì solo per fingere un possibile attacco.

Difficile dire cosa bolla in pentola. E difficile dire se sia cambiato o meno qualcosa dopo le due ore e mezza di colloqui tra Lukashenko e Putin, che non metteva piede a Minsk da oltre tre anni.

Il presidente russo ha detto che Mosca e Minsk continueranno a tenere esercitazioni militari congiunte mentre Lukashenko ha affermato che la Bielorussia dispiegherà i sistemi missilistici S-400 e Iskander consegnati dalla Russia.

Putin e il suo principale alleato sembrano essere tornati a flettere i muscoli. Alcuni analisti dubitano però che l'esercito russo ora abbia la forza per una nuova offensiva contro Kiev, mentre altri ritengono le truppe bielorusse relativamente deboli per un attacco del genere.

La creazione – annunciata a ottobre da Lukashenko – di una nuova unità militare «di difesa» composta da soldati sia russi sia bielorussi ha fatto scattare un campanello d'allarme. E non allentano certo le tensioni le possibili esercitazioni dei soldati russi già presenti in Bielorussia di cui scrive l'agenzia Interfax citando il ministero della Difesa di Mosca.

Ma il despota bielorusso smentisce di voler attaccare l'Ucraina e, soprattutto, secondo diversi esperti l'invio di militari in Ucraina sarebbe politicamente pericoloso per Lukashenko, che due anni fa ha soffocato a colpi di manganello le proteste di massa contro la sua rielezione a presidente in un voto ritenuto completamente falsato dai brogli elettorali.

Per questo, molti analisti affermano che sia difficile un attacco congiunto russo-bielorusso contro l'Ucraina. Eppure non lo escludono del tutto, consapevoli di quanto il regime di Lukashenko dipenda sempre più dal Cremlino.

A febbraio 2022 l'attacco arrivò anche dalla Bielorussia

Tuttavia, l'esercito ucraino non vuole fare affidamento sulle speculazioni che indicano che probabilmente la Bielorussia non entrerà in guerra. Le linee di difesa sono state rafforzate, mostra una visita della CNN al confine. «Dobbiamo preoccuparci perché non abbiamo vicini amichevoli», ha sottolineato il ministro della Difesa Oleksiy Reznikov in un'intervista. «Dobbiamo essere pronti».

Di certo, l'offensiva russa contro l'Ucraina a febbraio partì anche dalla Bielorussia: da dove migliaia di soldati oltrepassarono il confine per tentare, senza successo, di occupare Kiev.

Il regime di Lukashenko è inoltre accusato di aver consentito alle truppe russe di lanciare missili e droni dal territorio bielorusso in questi mesi di atrocità: droni come quelli che lunedì prima dell'alba sono stati sparati nell'ennesimo bombardamento delle forze russe contro le infrastrutture energetiche ucraine.

Da ottobre spesso in Ucraina manca l'elettricità

Da ottobre, l'artiglieria russa ha lasciato al buio e al freddo milioni di ucraini in raid che Kiev e i suoi alleati occidentali non esitano a definire «crimini di guerra».

Le forze armate ucraine affermano di aver abbattuto 30 degli almeno 35 droni kamikaze lanciati ieri dalle truppe russe: la zona più presa di mira è apparentemente quella di Kiev, dove sarebbero stati abbattuti 18 droni su 23, alcuni dei quali di fabbricazione iraniana secondo le autorità ucraine.

Per ora si ha notizia di almeno tre civili feriti e nove edifici danneggiati dai bombardamenti, ma in generale le autorità ucraine riferiscono di almeno tre civili morti e 11 feriti nelle ultime 24 ore.

Gli attacchi hanno provocato altri pericolosi blackout a Kiev e in dieci regioni dell'Ucraina. Non solo: l'agenzia ucraina per l'energia atomica accusa la Russia di aver lanciato un drone sopra la centrale nucleare del sud, nella regione di Mikolayiv, commettendo quella che sarebbe «una violazione assolutamente inaccettabile della sicurezza nucleare».