Epidemia Cina: timori per una seconda ondata

ATS

14.6.2020 - 20:47

L'entrata del mercato all'ingrosso Xinfadi, nel distretto di Fengtai a Pechino, chiuso per un nuovo focolaio di contagi.
L'entrata del mercato all'ingrosso Xinfadi, nel distretto di Fengtai a Pechino, chiuso per un nuovo focolaio di contagi.
Source: KEYSTONE/EPA/ROMAN PILIPEY

Scatta l'allarme coronavirus in Cina nel timore di una seconda ondata della pandemia con 57 nuovi casi confermati in tutto il Paese, il numero giornaliero più alto da aprile.

Questa volta il focolaio è a Pechino con 36 contagi. Ed è di nuovo un mercato l'epicentro della malattia.

Tutti e 36 i casi nella capitale riguardano lavoratori del grande centro di vendita all'ingrosso di carne, frutta e verdura di Xinfadi, nel sud di Pechino, o persone che hanno avuto contatti diretti con esso, ha precisato Pang Xinghuo, vice direttrice del centro della capitale cinese per il controllo e la prevenzione delle malattie.

Le contromisure sono scattate già da ieri con la chiusura del mercato per sanificarlo, il dispiegamento di polizia paramilitare per i controlli e il lockdown per 11 quartieri dei dintorni. Tutti i lavoratori di Xinfadi, e tutti quelli che ci sono andati a partire dal 30 maggio saranno sottoposte al tampone, come pure gli abitanti delle zone circostanti.

Almeno 10 mila persone per ora asintomatiche sono state già testate. Ma a preoccupare c'è anche il fatto che il virus è stato rilevato in ben 40 campioni prelevati dalle aree alimentari e di trasformazione del mercato che si trova nel quartiere sudovest di Fengtai e copre un'area di 112 ettari.

L'allarme ha dato il via anche a una serie di ispezioni nei grandi supermercati e vari punti vendita di carne e prodotti ittici. Sono 5.424 i campioni raccolti tra carne, frutti di mare e ambiente esterno. «Non possiamo escludere altri casi in futuro», aveva ammesso ieri Pang, in considerazione del fatto che il virus è stato ritrovato sui taglieri usati per la lavorazione del salmone, mentre le grandi catene come Carrefour e Wumart hanno rimosso gli articoli incriminati dagli scaffali.

«La gente ha paura», ha raccontato all'Afp un venditore di frutta e legumi in un altro mercato della capitale cinese. In molti quartieri gli abitanti si sono chiusi in casa e negozi e ristoranti sono rimasti serrati.

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