Gruppi di estrema destraSul vertice del G20 di Rio de Janeiro incombe l'ombra degli attentati
SDA
14.11.2024 - 20:29
Sul vertice dei leader del G20 di Rio de Janeiro di lunedì prossimo si allunga sinistra l'ombra dell'attentato contro la Corte suprema. Non un attacco isolato di un lupo solitario, come ipotizzato in un primo momento. Ma il frutto del delirio dei gruppi di estrema destra attivi in Brasile.
14.11.2024, 20:29
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Un «piano a lungo meditato» che – secondo gli inquirenti – aveva come «principale obiettivo il giudice Alexandre de Moraes», considerato dai bolsonaristi il più acerrimo nemico dell'ex presidente di destra.
Una trama inquietante, figlia della polarizzazione nel paese – che con l'elezione di Donald Trump si rafforza – e «del tentativo golpista dell'8 gennaio 2023».
Teatro del nuovo colpo alla democrazia verdeoro è stata quella stessa piazza dei Tre poteri violata nel gennaio 2023 con la carica agli edifici delle truppe sovraniste.
Lupo solitario, vestito da Joker
Ma a differenza di allora, questa volta ad agire è stato un uomo solo. Uno stralunato vestito da Joker. Imbottito di ordigni fino ai denti, che con un estintore trasformato in un lanciafiamme ha cosparso di bombe la Spianata dei ministeri e la casa che aveva preso in affitto a una trentina di chilometri dal luogo dell'attacco.
Ancora imprecisato il numero degli artefatti artigianali ritrovati e neutralizzati durante le bonifiche. Ma gli scoppi si sono sentiti a più riprese, da mercoledì sera a giovedì mattina.
Le prime tre esplosioni le ha attivate lo stesso attentatore, Francisco Wanderley Luiz. Due bombe a tubo, tipo granate, preparate per fare male, e un'auto carica di petardi e fuochi artificiali, fatta saltare con un telecomando a distanza.
Nella casa affittata da Luiz a Ceilândia, poi – oltre a vari ordigni inesplosi – nello specchio del bagno gli inquirenti hanno trovato la scritta: «Per favore, non sprecate il rossetto! Quello serve a rendere belle le donne. Per le statue di merda si usa il tritolo».
Un messaggio in riferimento all'attacco golpista dell'8 gennaio, quando Debora Rodrigues vandalizzò col rossetto la statua della Giustizia davanti alla Corte Suprema. Un simbolo della iconica piazza, contro cui lo stesso Luiz si è scagliato prima di togliersi la vita.
«Il gioco termina il 16 novembre»
Poco prima dell'attacco l'attentatore aveva lanciato messaggi su Whatsapp, avvisando le forze dell'ordine che avrebbero avuto «72 ore per disinnescare la bomba nella casa dei comunisti». Nei post aveva indicato obiettivi come il vicepresidente Geraldo Alckmin e gli ex presidenti José Sarney e Fernando Henrique Cardoso. «Fate attenzione quando aprite cassetti, armadi, librerie, ripostigli. Il gioco – aveva messo in guardia – termina il 16 novembre 2024. Buona fortuna».
Tutti testi – quelli trovati dagli investigatori sui profili social di Luiz – che oltre ad una buona dose di follia indicano la sua appartenenza agli ambienti dell'estrema destra.
D'altra parte l'attentatore originario di Rio do Sul, città dello stato di Santa Catarina, nel 2020 si era candidato consigliere per il Partito liberale, la forza politica dell'ex presidente Bolsonaro.
Proprio l'ex capo di Stato di destra, che con questa vicenda vede allontanarsi la possibilità di qualsiasi amnistia e tramontare definitivamente il sogno di una riabilitazione per le presidenziali del 2026, ha cercato di minimizzare l'accaduto, definendolo «un caso isolato di un malato di mente».
Polizia federale: «Non su tratta di un evento isolato»
Ma il direttore generale della Polizia federale, Andrei Rodrigues, che mercoledì sera ha seguito gli sviluppi al fianco del presidente Luiz Inacio Lula da Silva al palazzo dell'Alvorada, chiarisce: è stato «un atto terroristico, un'azione gravissima, un tentativo di omicidio inaccettabile» e che «ci sono prove di una pianificazione a lungo termine».
Rodrigues ha anche affermato che il caso di ieri «non è un evento isolato» e che l'unità antiterrorismo sta lavorando sul caso.