Guerra in Medio Oriente Uccisa una bimba palestinese in Cisgiordania, Israele martella il sud di Gaza

SDA

7.1.2024 - 21:17

Il fumo si alza durante un'operazione militare israeliana nella parte orientale dei campi profughi di Al Maghazi, Al Bureije e Al Nusairat, nel sud della Striscia di Gaza.
Il fumo si alza durante un'operazione militare israeliana nella parte orientale dei campi profughi di Al Maghazi, Al Bureije e Al Nusairat, nel sud della Striscia di Gaza.
KEYSTONE

È l'ennesima piccola vittima innocente della guerra in Medio Oriente, tra le migliaia di bambini che hanno perso la vita: una palestinese di appena 4 anni è stata colpita a morte «accidentalmente» dagli agenti israeliani nel corso di un fallito attentato a un checkpoint vicino a Gerusalemme. Un uomo alla guida di un'auto ha tentato di travolgere i poliziotti che hanno aperto il fuoco uccidendo la bimba che sedeva in un altro veicolo.

Un ennesimo dramma, mentre Israele continua a martellare il sud della Striscia dopo aver centrato i suoi obiettivi al Nord: a tre mesi esatti dall'attacco di Hamas gli aerei sono sfrecciati la notte scorsa tra Khan Younis e Rafah, seminando morte.

Decine di civili le vittime, compresi neonati e bambini: almeno 113 palestinesi sono stati uccisi e altri 250 feriti nelle ultime 24 ore – ha fatto sapere il ministero della Sanità della Striscia – facendo salire il bilancio a 22.835 morti dal 7 ottobre.

Tra loro due reporter: Hamza Wael Al-Dahdouh di Al Jazeera e Mustafa Thuria che lavorava anche per l'Afp, dilaniati mentre viaggiavano in macchina da un missile nei pressi di Rafah.

A rendere ancora più drammatica la notizia, il fatto che il primo fosse il figlio di Wael Al-Dahdouh, giornalista di Al Jazeera la cui storia fece il giro del mondo: mentre era in un ospedale per girare un servizio sugli attacchi israeliani apprese che un raid aveva sterminato gran parte della sua famiglia. «Una tragedia inimmaginabile», l'ha definita da Doha il segretario di Stato americano Antony Blinken mentre a Gaza, dall'inizio del conflitto, sono 102 i reporter uccisi.

Israele continua a colpire

Sotto le bombe della notte scorsa è morto anche Ali Salem Abu Ajwa, nipote dello sceicco Ahmed Yassin, che fondò Hamas a Gaza nel 1987 e ne fu il leader spirituale finché non fu ucciso da Israele nel 2004. Anche lui, secondo alcune fonti, lavorava come giornalista a Gaza.

Israele continua a colpire mentre è in arrivo il segretario di Stato americano Antony Blinken, impegnato in un nuovo tour nella regione per cercare una soluzione per Gaza e scongiurare l'escalation con il Libano, da cui anche oggi sono arrivati nuovi razzi.

«La situazione per uomini, donne e bambini a Gaza rimane disastrosa. Troppi palestinesi sono stati uccisi, soprattutto bambini», ha scritto oggi Blinken su X (ex Twitter) durante la sua missione in Medio Oriente.

«Troppi affrontano sfide incredibilmente difficili in termini di accesso al cibo, all'acqua, alle medicine, agli elementi essenziali della vita». Come testimonia Save the Children annunciando che 10 bambini al giorno (mille in tre mesi) hanno perso le gambe, sottoposti spesso ad amputazioni senza anestesia.

Netanyahu non sembra retrocedere dalla sua linea dura

Il premier israeliano Benyamin Netanyahu, politicamente sempre più sotto assedio in patria e a livello internazionale, anche con il pressing degli Stati UNiti, non sembra però intenzionato a recedere dalla sua linea durissima. E lancia un avvertimento anche a Hezbollah: «Dovrebbero imparare quanto Hamas ha già appreso negli ultimi mesi. Nessun terrorista è immune», ha tuonato dopo le minacce degli ultimi giorni di Nasrallah.

Blinken da Doha ha anche detto che è «imperativo» che Israele faccia di più per proteggere i civili palestinesi a Gaza che «devono poter tornare a casa non appena le condizioni lo consentono». Un segnale ai falchi del governo Netanyahu che da giorni ipotizzano uno spostamento dei palestinesi fuori dalla Striscia.

Un'eventualità esclusa, comunque, anche dallo stesso presidente israeliano Isaac Herzog in un'intervista alla NBC: questa «non è assolutamente» la posizione di Israele ma «in una società in cui la libertà di parola è la base del nostro Dna, le persone possono dire ciò che vogliono». I ministri «parlavano dell'abbandono volontario della Striscia. Io dico apertamente, ufficialmente e inequivocabilmente che questa non è la posizione israeliana», ha ribadito.