Per «la fattoria degli orrori» Turgovia, chiesti 18 mesi sospesi per l'ex veterinario cantonale a processo

pl, ats

25.1.2024 - 17:23

Una condanna a 18 mesi con la condizionale è stata chiesta oggi, giovedì, dalla pubblica accusa per l'ex veterinario cantonale turgoviese a processo a Frauenfeld per una serie di presunte omissioni nella vicenda della fattoria di Hefenhofen sgomberata nel 2017.

Il legale dell'allevatore, che prende parte al processo come accusatore privato, ha chiesto che sia realizzata una perizia per quantificare il danno economico subito dal suo assistito.

Il processo riprende il 20 febbraio

Assieme all'ex capo dell'Ufficio di veterinaria del Canton Turgovia vengono giudicati anche tre sui ex collaboratori. Per il dibattimento sono stati messi in agenda dieci giorni. La prossima udienza si terrà il 20 febbraio con l'arringa del difensore del veterinario cantonale oggi in pensione. La sentenza è attesa il 19 marzo.

Al secondo giorno del processo davanti al Tribunale distrettuale del capoluogo cantonale, il Ministero pubblico ha inoltre richiesto richiesto per l'ex funzionario una pena pecuniaria, pure sospesa, di 180 aliquote giornaliere da 190 franchi e una multa di 6800 franchi.

Abuso di autorità, favoreggiamento, maltrattamento

L'ex veterinario cantonale deve rispondere di abuso di autorità, favoreggiamento e maltrattamento di animali per omissione, amministrazione infedele e diminuzione dell'attivo in danno dei creditori.

All'ex responsabile dell'Ufficio cantonale di veterinaria e ai suoi collaboratori viene in particolare rimproverato di avere effettuato vari controlli nella fattoria di Hefenhofen solo dopo aver preventivamente informato l'allevatore.

Sarebbero inoltre intervenuti troppo tardi, rendendosi complici dei maltrattamenti e avrebbero omesso di far rispettare un divieto parziale di tenere animali emanato già nel 2013 nei confronti dell'allevatore.

La cosiddetta «fattoria degli orrori»

Il caso legato a quella che la stampa aveva soprannominato la «fattoria degli orrori» era scoppiato il 3 agosto 2017, dopo che il «Blick» aveva pubblicato le foto di animali lasciati morire di fame o maltrattati, scattate da una ex dipendente dell'allevatore.

Quattro giorni più tardi, diversi attivisti per la protezione degli animali avevano assistito a debita distanza allo sgombero forzato della fattoria. Erano stati prelevati circa 250 animali tra cavalli, maiali, bovini, pecore, capre e lama. Novanta cavalli erano poi stati venduti all'asta.

Nel marzo di un anno fa, al processo di prima istanza, il proprietario dell'allevamento è stato assolto, per mancanza di prove «utilizzabili», da molti dei capi d'imputazione di cui era incriminato e condannato a otto mesi di detenzione con la condizionale.

L'allevatore vuole 2,6 milioni di risarcimento

Il Tribunale distrettuale di Arbon aveva accertato diverse negligenze da parte dell'allevatore, ma aveva dato in gran parte ragione alla difesa per quel che riguarda i vizi di forma, criticando l'operato sia del Ministero pubblico che dell'Ufficio cantonale di veterinaria. Il Ministero pubblico ha già presentato ricorso in appello per quella sentenza.

L'avvocato del commerciante di cavalli ha criticato la requisitoria della procuratrice definendola inadeguata e ha parlato di uno sgombero effettuato «senza una base legale» che ha causato al sua assistito un grande danno economico. In base all'atto d'accusa, l'allevatore chiede un risarcimento di 2,6 milioni di franchi.

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