Le testimonianzeSvizzeri nel mirino: siti pro-russi diffondono dati di presunti combattenti in Ucraina
fon
17.3.2025
Mercenari svizzeri combattono in Ucraina? (Immagine simbolica).
Keystone
Alcuni cittadini elvetici sono finiti nel mirino di siti e canali Telegram pro-russi che pubblicano foto e informazioni personali di presunti combattenti stranieri in Ucraina. Secondo un’inchiesta della «RTS», tra le persone esposte figurano almeno una decina di svizzeri.
Nicolò Forni
17.03.2025, 11:38
fon
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Diversi siti e canali Telegram pro-russi pubblicano foto e dati personali di presunti combattenti stranieri in Ucraina, tra cui figurano anche alcuni svizzeri.
Patrick Schärrer, istruttore militare zurighese, è stato esposto su una di queste piattaforme, ma nega qualsiasi coinvolgimento nei combattimenti, affermando di aver partecipato solo a missioni umanitarie.
Un altro svizzero, il cui nome appare in un registro online, ha ricevuto minacce di morte dopo che il suo numero di telefono è stato reso pubblico.
La diffusione di questi dati segue una strategia ispirata da una proposta di Dmitri Medvedev per esporre pubblicamente i cosiddetti «nemici della Russia», alimentando una campagna di intimidazione e propaganda.
Diversi siti web e canali Telegram di propaganda russa, identificati dal dipartimento investigativo della «RTS», pubblicano ogni giorno decine di foto di individui ritenuti attivi in Ucraina.
Questi post sono corredati da informazioni personali ottenute su internet o tramite attacchi informatici, e talvolta includono copie di documenti d’identità o numeri di telefono. Tra le persone esposte figurano numerosi sudamericani, colombiani, ma anche britannici, americani e svizzeri.
Patrick Schärrer, un istruttore militare di Zurigo, è uno degli elvetici coinvolti. Alla fine di gennaio 2025, un canale Telegram pro-russo ha pubblicato immagini di lui in divisa militare in luoghi non identificati, oltre a dettagli sulla sua residenza e sulla sua carriera professionale.
Il post faceva anche riferimento alla sua amicizia con Wladimir Klitschko, il fratello del sindaco di Kiev e celebre ex pugile ucraino. Schärrer siede nel Consiglio direttivo della sua fondazione e, secondo le sue dichiarazioni, è proprio questa connessione ad averlo portato vicino al fronte.
False informazioni
Schärrer respinge con forza qualsiasi accusa di coinvolgimento nei combattimenti. «Si tratta di informazioni false. Le foto pubblicate non sono state scattate in Ucraina o ritraggono altre persone, non me», ha dichiarato alla «RTS».
Lo zurighese spiega di essersi recato in Ucraina esclusivamente per una missione umanitaria organizzata dalla fondazione Klitschko, volta a formare i civili al primo soccorso nelle zone di guerra.
«Abbiamo già avuto almeno dieci casi in cui questa formazione ha salvato delle vite. Se qualcuno ha un problema con questo, può chiamarmi direttamente», ha aggiunto.
Il tema è particolarmente delicato: in Svizzera, il mercenariato è un reato che può essere punito con fino a tre anni di carcere. I siti pro-russi che identificano presunti mercenari forniscono anche moduli per facilitare la loro segnalazione alle autorità dei rispettivi Paesi d’origine.
La Svizzera ha già ricevuto segnalazioni di questo tipo? Contattata dalla RTS, la giustizia militare elvetica ha preferito non rispondere. Tuttavia, a dicembre 2024, le autorità avevano annunciato di aver aperto 13 procedimenti contro cittadini svizzeri sospettati di aver partecipato ai combattimenti in Ucraina.
Non è chiaro se questi individui siano tra quelli esposti nei siti pro Mosca, ma la giustizia militare ha rifiutato di fornire ulteriori dettagli.
Minacce di morte
Anche un altro cittadino svizzero, il cui nome appare in un registro online di presunti combattenti della legione internazionale ucraina, ha accettato di parlare con la «RTS». Il documento, pubblicato su un sito pro-russo, includeva anche i numeri di telefono di diverse persone indicate come mercenari.
L'uomo nega di aver mai combattuto in Ucraina e spiega di aver solo compilato una prima iscrizione sul sito web della legione, senza portare avanti ulteriori procedure. Tuttavia, la diffusione del suo numero di telefono ha avuto conseguenze pesanti: ha ricevuto numerosi messaggi di odio e minacce di morte, che ha mostrato alla televisione romanda come prova.
Patrick Schärrer, invece, non è stato vittima di questa forma di doxxing (una pratica di cercare e diffondere pubblicamente online informazioni personali e private o altri dati riguardanti una persona, di solito con intento malevolo ndr.), poiché il suo numero di telefono non è stato divulgato.
L'uomo ha deciso comunque di adottare misure di sicurezza: «Quando le informazioni sono state rese pubbliche, ho preso precauzioni per proteggere me e la mia famiglia. Ho informato la polizia locale e i servizi di sicurezza, ma non voglio barricarmi in casa. Penso che si tratti soprattutto di un tentativo di intimidazione», ha dichiarato in un servizio andato in onda al telegiornale della RTS.
La lista nera
Il sito pro-russo che ha diffuso queste informazioni giustifica la sua attività facendo riferimento a una proposta avanzata nel 2024 dall'ex presidente russo Dmitri Medvedev.
In un post pubblicato su Telegram a settembre di quell’anno, il politico suggeriva la creazione di una banca dati pubblica per esporre i «nemici della Russia», rendendo accessibili le loro informazioni personali.
Questa campagna di doxxing, alimentata da attacchi informatici e propaganda, sembra inserirsi in una più ampia strategia volta a dissuadere l'impegno di combattenti stranieri in Ucraina e a intimidire coloro che, direttamente o indirettamente, la sostengono.