«Uno scoop pazzesco» File top secret rubati su Messina Denaro offerti a Fabrizio Corona

SDA

20.7.2023 - 18:05

I carabinieri l'hanno atteso fuori dalla sua casa di Milano fino a notte fonda e quando è rientrato gli hanno notificato un decreto di perquisizione e un avviso di garanzia per tentata ricettazione nell'ambito di una inchiesta sul boss Messina Denaro.

Fabrizio Corona in una foto del 2021.
Fabrizio Corona in una foto del 2021.
imago images/Emmefoto

Hai fretta? blue News riassume per te:

  • Secondo gli inquirenti, un carabiniere e un politoco avrebbero cercato di vendere a Fabrizio Corona centinaia di file top secret sulla cattura di Messina Denaro.
  • L'inchiesta nasce dalle intercettazioni disposte a carico di Fabrizio Corona nei mesi scorsi.
  • Il tentativo di piazzare i file è stato sventato.

Protagonista dell'ultimo capitolo delle indagini sul capomafia è Fabrizio Corona, il fotografo dalle alterne vicende giudiziarie.

È andata decisamente peggio agli altri due personaggi coinvolti nell'indagine: il carabiniere Luigi Pirollo e il consigliere comunale di Mazara del Vallo Giorgio Randazzo a cui la Direzione distrettuale antimafia di Palermo contesta l'accesso abusivo al sistema informatico dell'Arma, la violazione di segreto d'ufficio e la ricettazione. Per entrambi sono stati disposti gli arresti domiciliari.

Ma che c'entra Corona con il padrino di Castelvetrano?

Secondo gli inquirenti, il carabiniere e il complice avrebbero cercato di vendergli centinaia di file top secret sulla cattura del capomafia trafugati da Pirollo.

Il fotografo, contattato dal consigliere comunale, gli avrebbe detto di rivolgersi a un amico: il giornalista e direttore del sito Mow, Moreno Pisto.

Intercettazioni a carico di Corona

L'inchiesta nasce dalle intercettazioni disposte a carico di Fabrizio Corona nei mesi scorsi.

Dopo la cattura dell'ex latitante, il fotografo venne in possesso di una serie di audio di chat tra il boss e alcune pazienti da lui conosciute in clinica durante la chemioterapia quando, ancora ricercato, usava l'identità del geometra Andrea Bonafede. La circostanza spinse i magistrati a mettergli sotto controllo il telefono.

Così gli inquirenti il 2 maggio scorso riuscirono a registrare una conversazione in cui il fotografo faceva riferimento a uno «scoop pazzesco» di cui era in possesso un consigliere comunale, poi identificato in Randazzo, grazie a non meglio specificati carabinieri che avevano perquisito i covi del capomafia e che volevano vendersi il materiale.

Nei giorni successivi Corona ha continuato a manifestare l'intenzione di rivendere il materiale che il politico gli avrebbe procurato. Accenni che non consentivano ancora ai pm di comprendere cosa stesse accadendo, ma che erano quanto meno sospetti.

Incontro tra i tre il 25 maggio

Intanto il 25 maggio Pisto, Randazzo e il fotografo si sono incontrati. In quella occasione il giornalista di Mow, con uno stratagemma, è riuscito in segreto a fare copia dei file a lui mostrati e offerti dal politico.

Visionatili e resosi conto della delicatezza del materiale si è rivolto a un collega che gli ha consigliato di parlare con gli investigatori.

Pisto, è andato a quel punto alla Mobile di Palermo e ha raccontato tutta la vicenda. Sulla base delle sue testimonianze i magistrati hanno cominciato a indagare e hanno scoperto, attraverso accertamenti informatici, che i documenti copiati dal giornalista ad insaputa del consigliere erano stati rubati e che l'autore del furto era Pirollo, che aveva lasciato tracce del suo «ingresso» nel sistema e che era uno dei soli due ufficiali che avevano avuto accesso al server della Stazione di Campobello (l'altro carabiniere è risultato estraneo ai fatti).

Sventato il tentativo di piazzare i file

Continuando a indagare gli inquirenti hanno inoltre scoperto che il carabiniere aveva rapporti di frequentazione con il consigliere. Il tentativo di piazzare i file è stato così sventato e sono state chiarite a quel punto le parole di Corona intercettate a maggio.

«Ho fatto il mio lavoro e mi sono comportato da cittadino onesto e corretto e nonostante tutto eccomi ancora qua in questa situazione», la difesa che il fotografo ha affidato al suo legale Ivano Chiesa.

«Ogni giorno qualcuno gli propone cose, che lui rifiuta, fa soltanto il suo lavoro, cerca gli scoop, e ciò che mi amareggia è che quando c'è di mezzo Corona il diritto e la realtà vengono storpiati», commenta l'avvocato.

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