Giove, Saturno e co. Hubble celebra 10 anni di studi sui 4 giganti del Sistema Solare

SDA

10.12.2024 - 13:53

Gli studi di Hubble procedono da dieci anni.
Gli studi di Hubble procedono da dieci anni.
Keystone

Dalla Grande Macchia Rossa di Giove, la più colossale tempesta del Sistema Solare, ai misteriosi raggi scuri sugli anelli di Saturno, dal polo Nord sempre più luminoso di Urano all'inaspettato collegamento tra le nuvole di Nettuno e il ciclo solare.

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Sono solo alcune delle caratteristiche dei 4 giganti gassosi del nostro sistema planetario che il telescopio spaziale Hubble, di Nasa e Agenzia Spaziale Europea, ha permesso di studiare con un livello di dettaglio mai raggiunto prima.

Lo strumento celebra ora 10 anni di queste ricerche, iniziate nel 2014 grazie al programma Opal: questa missione prevede che Hubble rivolga i suoi 'occhi' verso questi pianeti una volta all'anno quando sono più vicini alla Terra, in modo da permettere un monitoraggio regolare e da aiutare a capire come funzionano i loro sistemi meteorologici e climatici. La grande quantità di dati generata finora, inoltre, sarà preziosa anche per comprendere tempo e clima su pianeti simili in orbita attorno ad altre stelle.

Le nitide immagini catturate da Hubble tracciano venti, tempeste e vortici nella tumultuosa atmosfera gioviana, profonda migliaia di chilometri. Oltre a monitorare dimensioni, forma e comportamento della Grande Macchia Rossa, lo strumento ha recentemente analizzato i tornado magnetici delle dimensioni della Terra che oscurano a intervalli i poli, visibili esclusivamente agli ultravioletti.

Su Saturno, invece, il programma Opal ha permesso di seguire i cambiamenti nei colori della sua atmosfera che avvengono di anno in anno, probabilmente dovuti all'altezza delle nuvole e ai venti. Hubble, inoltre, ha mostrato che i transitori raggi scuri che compaiono sui suoi anelli, che ruotano insieme ad essi per 2-3 volte prima di scomparire, seguono il ritmo delle stagioni, che sul pianeta durano circa 7 anni.

Per quanto riguarda Urano, il telescopio ha consentito di seguire il polo Nord che ora si trova tutto rivolto verso il Sole, a causa dell'estrema inclinazione del pianeta sul suo asse. Opal ha raccolto molti dati sulle tempeste causate da nubi contenenti cristalli di ghiaccio di metano, che sono apparse mentre la lunghissima estate di circa 42 anni si avvicinava all'emisfero settentrionale. La luminosità di quest'ultimo è aumentata sempre più con l'approssimarsi del solstizio d'estate, previsto per il 2028.

Hubble ha risolto anche il mistero della grande macchia scura, delle dimensioni dell'Oceano Atlantico, che incombeva sull'atmosfera di Nettuno quando la Voyager 2 della Nasa vi passò vicino, nel 1989: si tratta di tempeste transitorie che si manifestano regolarmente e che possono durare da 2 a 6 anni. Le osservazioni hanno poi scoperto un legame tra la quantità di nubi sul pianeta e il ciclo di attività solare della durata di 11 anni: una caratteristica che ha sorpreso i ricercatori, dal momento che questo gigante gassoso è il pianeta più esterno del Sistema Solare e riceve solo lo 0,1% della radiazione solare che arriva sulla Terra.